Approfondimento: Umanesimo Rinascimento: i concetti principali

Print Friendly, PDF & Email

UMANESIMO E RINASCIMENTO DUE EVENTI SOLO CULTURALI

I due termini umanesimo e rinascimento hanno assunto nel tempo, e lo avevano anche per gli umanisti, un significato positivo, tuttavia “ la positività del Rinascimento intrinseca alla sua stessa denominazione, i suoi valori, i suoi significati nel corso della civiltà moderna, vengono indicati sempre nell’ambito delle arti, delle lettere, del pensiero, dell’educazione ossia in fatti di cultura. (…) In altri termini se di rinascita, di risveglio, di vita nuova può parlarsi, e proprio in Italia dove il fenomeno si avviò e sviluppò nei modi più vistosi, il discorso sembra valere solo sul piano della cultura. (…) E di fatto il mondo che si riflette nelle grandi opere e nelle grandi figure del primo Rinascimento italiano è un mondo più spesso tragico che lieto, più spesso duro e crudele che pacificato, più spesso enigmatico ed inquieto che limpido e armonioso. Leonardo da Vinci è ossessionato da visioni catastrofiche, Alberti insiste nelle sue pagine sulla fortuna cieca che insidia e spezza la virtù. Machiavelli è il teorico di una umanità radicalmente cattiva, impegnata in una lotta senza pietà e posta sempre di fronte a scelte crudeli. (…) Di fatto la vita e la storia erano nel ‘400 veramente tragiche in un’Italia corsa da guerre, insanguinata da congiure (…). Il Rinascimento è un fatto culturale di vastissima portata, i cui effetti opereranno sempre più in profondità, con ripercussioni sempre più vaste, ma gradualmente, col passare del tempo Gli ideali di vita che l’umanesimo italiano del XV secolo afferma con tanta passione, contro un mondo che li ignora o li respinge, solo dopo lunghissime lotte riusciranno a determinare risultati concreti nella società.” (Eugenio Garin, La cultura del Rinascimento in Guglielmino Grosser, Quattrocento e Cinquecento, vol.2 pp.289-290, Principato, 1993)

RITORNO AL PRINCIPIO : RINASCITA RENOVATIO

Per noi, donne e uomini del XXI secolo, progredire significa cambiare innovare, abbandonare il passato per muoverci verso il futuro; la nostra idea di progresso è legata a ciò che è nuovo e quindi positivo, migliore.
Non era così per gli uomini del passato, questa nostra idea del progresso si è andata formando nel tempo, è un prodotto della storia del pensiero dell’uomo.
Per gli umanisti progredire, ovvero rendersi nuovi e migliori rispetto ai propri contemporanei, significa ritornare al principio, questo concetto già filosofico (neoplatonismo) e religioso (cristianesimo) viene ripreso dagli umanisti.
Ritorno al principio significa ritorno all’antico, ai classici, alle comunità antiche, per esempio l’antica res publica romana, ritorno alla natura, forza che produce e vivifica.

MEDIA AETAS

“mi trovo sul confine di due popoli e posso guardare
contemporaneamente innanzi e dietro” (Petrarca Rerum memorandarum libri I.19)

“Queste persone che un avverso destino mi ha dato compagne di vita, le dimentico con grande piacere e pongo ogni attenzione per fuggire i contemporanei e per seguire gli antichi (…) molti certo si stupirebbero perché io tanto mi compiaccia di stare con i morti piuttosto che con i vivi. Ai quali risponderebbe la verità che vivono coloro che morirono con gloria e virtù; costoro che vivono tra mollezze e falsi piaceri rammolliti nel sonno e nella lussuria (..) anche se sembrano vivere, sono soltanto cadaveri putrefatti e deformi” ( Petrarca, Epistole familiari VI 4, al cardinale Giovanni Colonna)

“ Se dunque c’è un’età dell’oro essa è senza dubbio quella che produce ingegni d’oro. e che tale sia questo nostro secolo nessuno che vorrà prendere in considerazione le sue mirabili conquiste lo metterà in dubbio. Questo secolo ha riportato alla luce le arti liberali già quasi scomparse la grammatica, la poesia, l’oratoria, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica e perciò può dirsi aureo. E questo è accaduto a Firenze” (Marsilio Ficino Epistole)

CONSAPEVOLEZZA DEL DIVENIRE STORICO

“Proprio l’atteggiamento assunto di fronte alla cultura del passato, definisce chiaramente l’essenza dell’umanesimo. E la peculiarità di tale atteggiamento non va collocata in un singolare moto di ammirazione , né in una conoscenza più larga, ma in una ben definita coscienza storica. I “barbari”non furono tali per avere ignorato i classici, ma per non averli compresi nella verità della loro situazione storica. Gli umanisti scoprono i classici perché li distaccano da sè. Perciò l’umanesimo ha veramente scoperto gli antichi, siano essi Virgilio o Aristotele pur notissimi nel Medioevo: perché ha restituito Virgilio al suo tempo e al suo mondo, e ha cercato di spiegare Aristotele nell’ambito dell’Atene del quarto secolo avanti Cristo. Per cui non può né deve distinguersi nell’umanesimo la scoperta del mondo antico e la scoperta dell’uomo, perché furono tutt’uno; perché scoprire l’antico come tale fu commisurare sé ad esso e staccarsene e porsi in rapporto con esso. Significò tempo e memoria (scoperta dell’antico) e senso della creazione umana e dell’opera terrestre e della responsabilità (scoperta dell’uomo).” (Eugenio Garin, L’umanesimo italiano, Economica Laterza, pp.21-22) Il punto in cui si realizzò questa presa di coscienza fu la filologia umanistica, che mise a punto un metodo di indagine critica dei testi antichi.

FILOLOGIA
“Vuoi dunque sapere la mia malattia? Non so saziarmi di libri” Petrarca Epistole

Gli umanisti sono in primo luogo dei ricercatori di testi antichi, sono dei filologi ovvero lettori critici dei testi antichi, che controllano parola per parola, per scoprire e correggere gli errori che la tradizione manoscritta vi ha accumulato.
“I filologi affrontano ogni documento, ogni carta, ogni libro,considerando che così come si presenta, esso è un fatto umano, una traccia e una risonanza umana, e come tale soggetta a esame e discussione critica” (E. Garin , op.cit. , p. 14)
Il filologo umanista di fronte al testo ha una serie di quesiti che deve porsi e risolvere: chi ha scritto quel testo, quando lo ha scritto, dove lo ha scritto, che cosa esattamente è scritto in quel testo.
Questo modo di porsi di fronte ai testi antichi era nuovo e rivoluzionario significava:
1) considerare il libro non più un’auctoritas , ovvero depositario di idee e verità valide in assoluto e per sempre, ma un prodotto storico. I libri sono opere umane, di uomini di un preciso luogo, tempo, situazione storica.
2) sviluppare un atteggiamento critico nei confronti della tradizione, la filologia umanistica mette a punto un metodo di indagine scientifica dei testi, che permette di verificarne l’autenticità.

STUDIA HUMANITATIS
“studi questi che si chiamano di umanità perchè perfezionano e adornano l’uomo” Leonardo Bruni Epistole

Il termine Umanesimo deriva dall’espressione studia humanitatis con cui si indicavano l’insieme di studi letterari e filosofici che avevano come oggetto l’uomo, distinguendoli da quelli che avevano come oggetto la natura e il divino.
La parola humanitas, già nell’antica Roma, viene usata per indicare l’insieme delle qualità morali e culturali che distingue l’uomo dagli altri animali terrestri, in particolare: la generosità, la razionalità, la sensibilità, la cultura, la moderazione, la filantropia, la comprensione profonda per la condizione umana.
Il termine studia humanitatis viene ripreso in Italia in particolare a Firenze verso la fine del Trecento per denominare l’insieme degli studi letterari e filologici dei testi classici antichi greci e latini.
Come scrive Leonardo Bruni, umanista fiorentino della fine del XIV secolo, questi studi dovevano “formare l’uomo buono, del quale niente può pensarsi di più utile” .

“FABER FORTUNAE SUAE”

L’ideale di uomo che viene elaborato nel primo umanesimo fiorentino, detto umanesimo civile, è quello di un uomo fatto di corpo e anima.
Questo ideale non è anti-religioso, anzi il più delle volte gli umanisti hanno una visione cristiana della vita, ma essi rifiutano le componenti ascetiche, il disprezzo della vita terrena, il dominio del giudizio divino sull’uomo del cristianesimo medievale.
L’uomo “artefice della propria fortuna” è un uomo impegnato a soddisfare i suoi bisogni materiali senza sensi di colpa, a ricercare la felicità terrena, a conoscere il mondo in modo razionale, libero da pregiudizi, impegnato nella vita pubblica del suo tempo, utile agli altri uomini.

“TI POSI NEL MEZZO DEL MONDO PERCHÈ DI LÀ MEGLIO TU SCORGESSI TUTTO CIÒ
CHE È NEL MONDO” (Oratio De hominis dignitate Pico della Mirandola)

“Se il primo umanesimo fiorentino fu
un’esaltazione della vita civile, della libera costruzione
umana di una città terrena, la fine del ‘400 è
caratterizzata da un orientamento verso un’evasione dal
mondo, verso la contemplazione. Il platonismo, come
filosofia contemplativa, che indicava la via del ritorno
dell’umano al divino (la Venere di Botticelli simboleggia
l’amore che, secondo la filosofia neoplatonica di Marsilio
Ficino, trae l’uomo a Dio) , si sostituisce alla serena
esaltazione della vita che era stata dei primi umanisti
(Salutati, Bruni, Valla, Bracciolini).
A questo orientamento mutato non fu estraneo il complesso
delle vicende politiche italiane” (E.Garin, op.cit., p.94 )

CLASSICISMO
“E’ classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona” (Italo Calvino, Perché leggere i classici, p.12, Oscar Mondadori, 1995)

La riscoperta degli antichi, l’adesione al loro mondo portava come conseguenza il principio di imitazione, vale a dire: i classici avevano realizzato nelle loro opere una perfezione oltre la quale non è possibile andare e quindi non resta che rifarsi a quei modelli, imitarli. Ma ci possono essere due modi di imitare: o un’imitazione passiva che si ritiene soddisfatta se riesce a riprodurre le forme, la perizia tecnica del modello oppure un’imitazione che con una antica frase greca potremmo dire “ rimodella di nuovo la moneta divina”, ovvero un’imitazione che utilizza lo studio del modello antico per dare espressione a ciò che è personale, contemporaneo, moderno.

link: power point Umanesimo Rinascimento