Archivio mensile:Ottobre 2013

Il Palazzo enciclopedico Biennale Arte Venezia 2013

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palazzo enciclopedico

“La Biennale arte una mostra per i cosiddetti “open minded” e per i curiosi, per le persone che hanno fame di novità e stupore. Insomma per le persone vogliose di intraprendere un viaggio mettendosi in gioco, spogliandosi di ogni pregiudizio o concetto morale, intrinseci in ognuno di noi, per scoprire o riscoprire il modo più bello che l’uomo utilizza da sempre per esprimersi: l’Arte.”(Virginia V. 3AL)

La 55. esposizione internazionale  d’Arte ( 1 giugno- 24 novembre 2013) si intitola “Il palazzo enciclopedico” titolo scelto da Massimiliano Gioni, curatore della mostra.
Il Palazzo Enciclopedico forma un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale dei Giardini all’Arsenale con opere che spaziano dall’inizio del secolo scorso a oggi e con molte nuove produzioni, includendo più di 150 artisti provenienti da 37 nazioni. La Mostra viene affiancata da 88 Partecipazioni nazionali, con 10 paesi presenti per la prima volta, e da 47 Eventi collaterali, promossi da enti e istituzioni, e organizzati in numerose sedi della città.
Il palazzo enciclopedico.
“La Mostra è ispirata all’utopistica idea creativa di Marino Auriti che nel 1955 depositò all’ufficio brevetti statunitense il progetto di un Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità. Auriti progettò un edificio di 136 piani che avrebbe dovuto raggiungere i 700 metri di altezza e occupare più di 16 isolati della città di Washington. L’impresa di Auriti rimase naturalmente incompiuta, ma il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità e accomuna personaggi eccentrici come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati e profeti che hanno cercato – spesso invano – di costruire un’immagine del mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza. (…) Il Palazzo Enciclopedico è una mostra in cui si rende manifesta una condizione che condividiamo tutti, e cioè quella di essere noi stessi media, di essere conduttori di immagini, di essere persino posseduti dalle immagini.””(Massimiliano Gioni)
I luoghi.
La mostra si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung.
All’Arsenale il percorso ha inizio con il modellino di Auriti del Palazzo Enciclopedico.
I Giardini sede tradizionale delle Esposizioni d’arte della Biennale fin dalla prima edizione nel 1895,si trovano al margine orientale di Venezia. I Giardini ospitano il Padiglione Centrale (dopo la prima sala dove è presentato il Red book di C.G.Jung si trova la grande sala dove è messa in scena la performance di Tino Sehgal, artista inglese vincitore del Leone d’oro della 55 edizione) e 29 padiglioni di paesi stranieri (si consiglia la visita ai padiglioni: Belgio, Russia, Francia, Stati Uniti, Austria, etc). Alcuni padiglioni dei Giardini sono stati ideati e realizzati da celebri architetti.
L’Arsenale era il grande cantiere navale di Venezia. La Biennale ha utilizzato per la prima volta l’Arsenale, nella parte delle Corderie, nel 1980, in occasione della 1. Mostra Internazionale di Architettura curata da Paolo Portoghesi. Dal 1999 al 2007 l’area sud-est dell’Arsenale è stata restaurata e adattata come spazio espositivo della Biennale Arte.(si consiglia visita a padiglione Cina, Italo-latino americano, Lettonia, Thailandia, Emirati Arabi Uniti, etc.)
www.labiennale.org

Video: Bellas Mariposas di Sergio Atzeni

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Bellas mariposas
Un fotogramma da Bellas Mariposas di Salvatore Mereu

Di Sergio Atzeni nato a  Cagliari il 14 ottobre del 1952 e morto nel 1995, annegato davanti all’isola di San Pietro, suggeriamo di leggere il breve romanzo “Bellas mariposas” in sardo “Belle farfalle” . La protagonista del romanzo è Caterina, una ragazzina di dodici anni, che vive a Cagliari, vuole fare la rockstar e rimanere vergine finché non ci è riuscita. È lei la voce narrante del romanzo che racconta  il 4 agosto quello che  è accaduto il 3 agosto, “il giorno dell’ammazzamento di Gigi del quinto piano l’innamorato mio”.
Cate racconta la sua giornata dalla mattina alla sera, in giro per Cagliari con Luna, la sua migliore amica. Due “lazarille” impegnate ad attraversare un mondo violento e sconvolto cercando di mantenersi il più possibile intatte.
Scritto in una prosa ritmata, priva di punteggiatura, che mima i pensieri della protagonista, in una lingua che mescola dialetto sardo e slang urbano,  il romanzo alterna tecniche narrative di ascendenza verghiana ( discorso indiretto libero, artificio della regressione, straniamento, narratore camaleontico) e un allucinato  monologo interiore.
Ultimo libro di Atzeni, pubblicato postumo nel 1996 da Sellerio; nel 2012 il regista Salvatore Mereu ne ha tratto un film dallo stesso titolo interpretato da Sara Podda (Cate) e Maya Mulas (Luna), entrambe attrici non professioniste, per la loro interpretazione hanno vinto il premio Anna Magnani al Bari International Film Festival del  2013.