Archivio mensile:Novembre 2013

Il Settecento in Europa

Acquistare Viagra all’Estero: kamagra oral jelly 100mg pagamento alla consegna Precauzioni per i Viaggiatori

Il Settecento è il secolo della rivoluzione industriale, delle rivoluzioni americana e francese e dell’Illuminismo.
La rivoluzione industriale modifica in modo radicale la capacità umana di sfruttamento delle risorse naturali e trasforma l’assetto economico e sociale dei paesi in cui si diffonde .
La rivoluzione americana e francese aprono la strada alla trasformazione delle istituzioni politiche occidentali e danno avvio al lungo faticoso cammino di affermazione dei diritti umani e del sistema democratico moderno.
L’Illuminismo  propone un ripensamento globale della storia del pensiero occidentale e pone le basi di una nuova concezione dell’uomo e del mondo.
I paesi in cui questi eventi hanno luogo sono quelli dell’area nord occidentale del mondo : Inghilterra, Francia, Germania, America del Nord.
L’Italia è fortemente coinvolta nel moto di trasformazione intellettuale, sociale ed economica che investe l’Europa. Nel Settecento l’Italia è divisa in numerosi stati, in gran parte sotto il dominio diretto o l’influenza straniera. Gli Asburgo in Lombardia e Toscana, i Borboni di Spagna nel Regno di Napoli. Tra gli stati indipendenti un ruolo importante assume lo Stato sabaudo, mentre Venezia e lo Stato della Chiesa sono in declino.
Nel Regno di Napoli e nello Stato di Milano, sotto gli Asburgo e i Borboni, si realizza il dispotismo illuminato. I monarchi assoluti europei comprendono che per stabilire lo stato assoluto è necessario sbarazzarsi degli antichi privilegi, che i nobili e la Chiesa ancora possiedono, e realizzare nei loro regni le riforme amministrative, fiscali e giuridiche , che gli illuministi proponevano.
Il panorama culturale italiano del Settecento è ricco e vario.
A Milano e a Napoli vivono e lavorano alcuni tra i più importanti studiosi e letterati del tempo.
A Milano i fratelli Verri fondano l’Accademia dei Pugni e danno vita a “Il caffé”, sul modello delllo “Spectator” di Joseph Addison e Richard Steele, Cesare Beccaria scrive “Dei delitti e delle pene” , il poeta Giuseppe Parini, pubblica poesie impegnate, famose quelle sull’inquinamento dell’aria di Milano e sul bisogno che costringe i più poveri a rubare (La salubrità dell’aria, Il bisogno), e  un poemetto satirico in cui mette in ridicolo le abitudini di vita di un giovane nobile debosciato (Il Giorno).
A Napoli sono attivi alcuni dei maggiori studiosi di diritto ed economia di Europa, Pietro Giannone , Antonio Genovesi , Giovanni Vincenzo Gravina, Gaetano Filangieri.
Giuseppe Baretti, intellettuale e scrittore di Torino, vissuto a lungo a Londra e girovagando per l’Europa, pubblica, con lo pseudonimo di Aristarco Scannabue, la rivista “La frusta letteraria” , i cui articoli erano tanto irriverenti e polemici che la libera Repubblica di Venezia ne ordinò la chiusura. Criticissimo degli scrittori italiani, compreso Dante e Petrarca, è il gesuita mantovano Saverio Bettinelli, nelle sue Lettere virgiliane e Lettere inglesi.
Venezia è famosa per il teatro, è veneziano uno dei più grandi drammaturghi italiani ed europei dell’età moderna Carlo Goldoni  che riforma la commedia dell’arte italiana e le dà nuova vita; alcune delle sue più famose commedie vengono ancora messe in scena nei teatri italiani e del mondo ( L’Arlecchino servitore di due padroni di Giorgio Strehler ,La locandiera, La bottega del caffé, Sior Todero brontolon, Le baruffe chiozzotte, Le smanie della villeggiatura).
Nata dal circolo di letterati e musicisti che si riunivano sotto la protezione della regina svedese Cristina di Svezia, convertitasi al cattolicesimo ed espatriata a Roma, l’Accademia dell’Arcadia viene istituita nel 1690 a Roma ed è tuttora esistente. L’Accademia prende il nome dalla regione greca dell’Arcadia, terra dei pastori poeti di cui i fondatori dell’Accademia volevano far rivivere la poesia. L’ideale formale dell’Arcadia è quello dell’armonia e dell’equilibrio dei classici, in opposizione al gusto stravagante e innovativo della lirica barocca. La maggior parte dei poeti arcadi sono disimpegnati e leggeri, cantano di amore, di donne, di giochi e svaghi, la loro poesia è lieve, breve, musicale. Tra loro merita di essere ricordato Pietro Metastasio, celebre autore di libretti per melodramma.
Da Asti in Piemonte arriva uno dei poeti più originali e solitari della letteratura italiana Vittorio Alfieri, autore di tragedie in cui inneggia alla libertà e al tirannicidio.

Il Saggiatore di Galileo: la favola dei suoni

Pillole di Vitamine e Minerali: cialis acquisto Una Guida all’Acquisto

link: Ascolta il testo letto su you tube da Alberto Garbarino

Il Saggiatore è un’opera del 1623, in essa Galileo risponde al gesuita Orazio Grassi, astronomo del Collegio romano, la scuola romana dei Gesuiti. Il titolo del libro rimanda a una bilancia di precisione da esperimenti, chiamata saggiatore. L’argomento di discussione è l’apparizione delle tre comete nel 1618. L’opera è importante perché in essa Galileo contrappone al vecchio modo di giungere alla conoscenza, basato sulle “testimonianze antiche”, l’ “ipse dixit” degli scienziati aristotelici, il nuovo metodo scientifico, basato sulla lingua matematica in cui è scritto il libro della natura. La filosofia, ovvero la conoscenza, non è scritta nei libri degli antichi filosofi, ma “è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto”. Il metodo scientifico che utilizza il linguaggio matematico permette all’uomo di conoscere i segreti della natura.
Nel brano che segue Galileo racconta una breve favola. Parla di un uomo intelligente e curioso che vuole conoscere come si generino i suoni. Scopre che sono molti e diversissimi i modi con cui si producono i suoni. Dunque la natura produce i suoi effetti in modi che l’uomo non immagina, il processo della conoscenza è lento e inesauribile, il suo possesso è instabile e mutevole, il vero uomo di scienza è dubbioso e incerto.

Parmi d’aver per lunghe esperienze osservato, tale esser la condizione umana intorno alle cose intellettuali, che quanto altri meno ne intende e ne sa, tanto più risolutamente voglia discorrerne; e che, all’incontro, la moltitudine delle cose conosciute ed intese renda più lento ed irresoluto al sentenziare circa qualche novità. Nacque già in un luogo assai solitario un uomo dotato da natura d’uno ingegno perspicacissimo e d’una curiosità straordinaria; e per suo trastullo allevandosi diversi uccelli, gustava molto del lor canto, e con grandissima meraviglia andava osservando con che bell’artificio, colla stess’aria con la quale respiravano, ad arbitrio loro formavano canti diversi, e tutti soavissimi. Accadde che una notte vicino a casa sua sentì un delicato suono, nè potendosi immaginar che fusse altro che qualche uccelletto, si mosse per prenderlo; e venuto nella strada, trovò un pastorello, che soffiando in certo legno forato e movendo le dita sopra il legno, ora serrando ed ora aprendo certi fori che vi erano, ne traeva quelle diverse voci, simili a quelle d’un uccello, ma con maniera diversissima. Stupefatto e mosso dalla sua natural curiosità, donò al pastore un vitello per aver quel zufolo; e ritiratosi in sè stesso, e conoscendo che se non s’abbatteva a passar colui, egli non avrebbe mai imparato che ci erano in natura due modi da formar voci e canti soavi, volle allontanarsi da casa, stimando di potere incontrar qualche altra avventura. Ed occorse il giorno seguente, che passando presso a un piccol tugurio, sentì risonarvi dentro una simil voce; e per certificarsi se era un zufolo o pure un merlo, entrò dentro, e trovò un fanciullo che andava con un archetto, ch’ei teneva nella man destra, segando alcuni nervi tesi sopra certo legno concavo, e con la sinistra sosteneva lo strumento e vi andava sopra movendo le dita, e senz’altro fiato ne traeva voci diverse e molto soavi. Or qual fusse il suo stupore, giudichilo chi participa dell’ingegno e della curiosità che aveva colui; il qual, vedendosi sopraggiunto da due nuovi modi di formar la voce ed il canto tanto inopinati, cominciò a creder ch’altri ancora ve ne potessero essere in natura. Ma qual fu la sua meraviglia, quando entrando in certo tempio si mise a guardar dietro alla porta per veder chi aveva sonato, e s’accorse che il suono era uscito dagli arpioni e dalle bandelle nell’aprir la porta? Un’altra volta, spinto dalla curiosità, entrò in un’osteria, e credendo d’aver a veder uno che coll’archetto toccasse leggiermente le corde d’un violino, vide uno che fregando il polpastrello d’un dito sopra l’orlo d’un bicchiero, ne cavava soavissimo suono. Ma quando poi gli venne osservato che le vespe, le zanzare e i mosconi, non, come i suoi primi uccelli, col respirare formavano voci interrotte, ma col velocissimo batter dell’ali rendevano un suono perpetuo, quanto crebbe in esso lo stupore, tanto si scemò l’opinione ch’egli aveva circa il sapere come si generi il suono; nè tutte l’esperienze già vedute sarebbono state bastanti a fargli comprendere o credere che i grilli, già che non volavano, potessero, non col fiato, ma collo scuoter l’ali, cacciar sibili così dolci e sonori. Ma quando ei si credeva non potere esser quasi possibile che vi fussero altre maniere di formar voci, dopo l’avere, oltre a i modi narrati, osservato ancora tanti organi, trombe, pifferi, strumenti da corde, di tante e tante sorte, e sino a quella linguetta di ferro che, sospesa fra i denti, si serve con modo strano della cavità della bocca per corpo della risonanza e del fiato per veicolo del suono; quando, dico, ei credeva d’aver veduto il tutto, trovossi più che mai rinvolto nell’ignoranza e nello stupore nel capitargli in mano una cicala, e che nè per serrarle la bocca nè per fermarle l’ali poteva nè pur diminuire il suo altissimo stridore, nè le vedeva muovere squamme nè altra parte, e che finalmente, alzandole il casso del petto e vedendovi sotto alcune cartilagini dure ma sottili, e credendo che lo strepito derivasse dallo scuoter di quelle, si ridusse a romperle per farla chetare, e che tutto fu in vano, sin che, spingendo l’ago più a dentro, non le tolse, trafiggendola, colla voce la vita, sì che nè anco potè accertarsi se il canto derivava da quelle: onde si ridusse a tanta diffidenza del suo sapere, che domandato come si generavano i suoni, generosamente rispondeva di sapere alcuni modi, ma che teneva per fermo potervene essere cento altri incogniti ed inopinabili.

Io potrei con altri molti essempi spiegar la ricchezza della natura nel produr suoi effetti con maniere inescogitabili da noi, quando il senso e l’esperienza non lo ci mostrasse, la quale anco talvolta non basta a supplire alla nostra incapacità; onde se io non saperò precisamente determinar la maniera della produzzion della cometa, non mi dovrà esser negata la scusa, e tanto più quant’io non mi son mai arrogato di poter ciò fare, conoscendo potere essere ch’ella si faccia in alcun modo lontano da ogni nostra immaginazione; e la difficoltà dell’intendere come si formi il canto della cicala, mentr’ella ci canta in mano, scusa di soverchio il non sapere come in tanta lontananza si generi la cometa.

La relatività di Galileo Galilei

Pillole per la Salute Mentale: Tendenze e Ricerche kamagra si trova in farmacia

In questa famosa pagina del Dialogo dei massimi sistemi Galileo per confutare le obiezioni negative al moto della Terra immagina di trovarsi insieme ad alcuni amici nella stiva di una nave, insieme a mosche, farfalle e altri insetti volanti, un vaso pieno di pesciolini e appeso al soffitto un secchio che goccioli in un vaso posto di sotto. A nave ferma ciascuno può osservare il moto degli insetti, dei pesci e le gocce che dal secchio cadono nel vaso. A questo punto Galileo immagina che la nave si metta in moto, di un moto uniforme e non fluttuante, e nota che non si osserva nessuna differenza nel movimento degli insetti, dei pesci, delle gocce, che continuano a muoversi nello stesso modo di quando la nave era ferma. E’ impossibile stando sotto coperta rendersi conto del movimento uniforme e non accelerato della nave perché il moto della nave è comune a tutto ciò che sta nella sua stiva. In questa pagina Galileo affermava la relatività del moto prima della sua formulazione da parte di Einstein.

Marco Paolini mette in scena “l’esperimento della stiva”  dal Discorso sopra i due massimi sistemi di Galileo Galilei ( full video su youtube).

Salviati  Riserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d’aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti; siavi anco un gran vaso d’acqua, e dentrovi de’ pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vadia versando dell’acqua in un altro vaso di angusta bocca, che sia posto a basso: e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza; i pesci si vedranno andar notando indifferentemente per tutti i versi; le stille cadenti entreranno tutte nel vaso sottoposto; e voi, gettando all’amico alcuna cosa, non piú gagliardamente la dovrete gettare verso quella parte che verso questa, quando le lontananze sieno eguali; e saltando voi, come si dice, a piè giunti, eguali spazii passerete verso tutte le parti. Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose, benché niun dubbio ci sia che mentre il vassello sta fermo non debbano succeder cosí, fate muover la nave con quanta si voglia velocità; ché (pur che il moto sia uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti, né da alcuno di quelli potrete comprender se la nave cammina o pure sta ferma: voi saltando passerete nel tavolato i medesimi spazii che prima, né, perché la nave si muova velocissimamente, farete maggior salti verso la poppa che verso la prua, benché, nel tempo che voi state in aria, il tavolato sottopostovi scorra verso la parte contraria al vostro salto; e gettando alcuna cosa al compagno, non con piú forza bisognerà tirarla, per arrivarlo, se egli sarà verso la prua e voi verso poppa, che se voi fuste situati per l’opposito; le gocciole cadranno come prima nel vaso inferiore, senza caderne pur una verso poppa, benché, mentre la gocciola è per aria, la nave scorra molti palmi; i pesci nella lor acqua non con piú fatica noteranno verso la precedente che verso la sussequente parte del vaso, ma con pari agevolezza verranno al cibo posto su qualsivoglia luogo dell’orlo del vaso; e finalmente le farfalle e le mosche continueranno i lor voli indifferentemente verso tutte le parti, né mai accaderà che si riduchino verso la parete che riguarda la poppa, quasi che fussero stracche in tener dietro al veloce corso della nave, dalla quale per lungo tempo, trattenendosi per aria, saranno state separate; e se abbruciando alcuna lagrima d’incenso si farà un poco di fumo, vedrassi ascender in alto ed a guisa di nugoletta trattenervisi, e indifferentemente muoversi non piú verso questa che quella parte. E di tutta questa corrispondenza d’effetti ne è cagione l’esser il moto della nave comune a tutte le cose contenute in essa ed all’aria ancora, che per ciò dissi io che si stesse sotto coverta; ché quando si stesse di sopra e nell’aria aperta e non seguace del corso della nave, differenze piú e men notabili si vedrebbero in alcuni de gli effetti nominati: e non è dubbio che il fumo resterebbe in dietro, quanto l’aria stessa; le mosche parimente e le farfalle, impedite dall’aria, non potrebber seguir il moto della nave, quando da essa per spazio assai notabile si separassero; ma trattenendovisi vicine, perché la nave stessa, come di fabbrica anfrattuosa, porta seco parte dell’aria sua prossima, senza intoppo o fatica seguirebbon la nave, e per simil cagione veggiamo tal volta, nel correr la posta, le mosche importune e i tafani seguir i cavalli, volandogli ora in questa ed ora in quella parte del corpo; ma nelle gocciole cadenti pochissima sarebbe la differenza, e ne i salti e ne i proietti gravi, del tutto impercettibile.

Sagredo
Queste osservazioni, ancorché navigando non mi sia caduto in mente di farle a posta, tuttavia son piú che sicuro che succederanno nella maniera raccontata: in confermazione di che mi ricordo essermi cento volte trovato, essendo nella mia camera, a domandar se la nave camminava o stava ferma, e tal volta, essendo sopra fantasia, ho creduto che ella andasse per un verso, mentre il moto era al contrario. Per tanto io sin qui resto sodisfatto e capacissimo della nullità del valore di tutte l’esperienze prodotte in provar piú la parte negativa che l’affirmativa della conversion della Terra.

link di approfondimento: Cern  Matter antimatter asymmetry problem
Laboratori Nazionali Gran Sasso