I promessi sposi di Alessandro Manzoni

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Dal Fermo e Lucia a I promessi sposi
Alla fine dell’aprile del 1821 Manzoni  inizia un romanzo dal titolo Fermo e Lucia che termina nel settembre del 1823 .
La vicenda narrata è quella degli impedimenti al matrimonio di due giovani, Renzo e Lucia, della loro separazione e del loro finale ricongiungimento. Il romanzo è ambientato in Lombardia, in un paese sulle rive del lago di Como vicino Lecco, dove Manzoni da bambino e ragazzo aveva vissuto. Alcuni episodi si svolgono a Monza, altri a Milano e nel bergamasco; il periodo storico è quello della dominazione spagnola. La storia di Renzo e Lucia si svolge nell’arco di due anni, dal 6 novembre 1628 al novembre del 1630.
Manzoni utilizza un modello di romanzo d’amore che era molto di moda al suo tempo; per esempio il romanzo di Walter Scott The bride of Lammermoor pubblicato nel 1819 racconta  l’infelice storia d’amore di Lucie Ashton e Edgar Ravenswood ambientata nel Seicento in Scozia, questo romanzo ispirerà il libretto di Salvadore Cammarano  Lucia di Lammermoor musicato da Gaetano Donizetti nel 1837. Il romanzo di Manzoni è però un romanzo d’amore in cui non si parla d’amore. Secondo Manzoni è bene non scrivere d’amore; egli infatti non ne parla a proposito dei due principali protagonisti del romanzo, due giovani e ingenui contadinotti del lecchese, ma ne rappresenta il potere nei capitoli dedicati alla storia di Gertrude, la giovane nobile dalla psiche contorta e perversa, famosa come la monaca di Monza.
Il Fermo e Lucia è in quattro volumi e contiene due lunghe digressioni narrative, su Gertrude e sul conte del Sagrato, e numerose digressioni storiche, la più importante delle quali è quella sulla colonna infame.
La lingua di questo primo romanzo è un “composto di frasi un po’ lombarde, un po’ toscane, un po’ francesi, un po’ anche latine” che Manzoni intuisce non essere adatta a un romanzo che aspiri ad avere un pubblico ampio.
Nel marzo del 1824 l’autore riprende in mano il romanzo e ne modifica la struttura e la lingua, il nuovo romanzo con il titolo I promessi sposi viene pubblicato in tre tomi tra il 1825 e il 1827, è l’edizione chiamata “ventisettana”.
In questa edizione Manzoni elimina o riduce le digressioni narrative e storiche e riscrive il romanzo in una lingua più vicina al toscano vivo, utilizzando vocabolari e autori toscani.
I promessi sposi hanno grande successo, la prima edizione viene venduta in poco tempo, in Francia il romanzo viene pubblicato con il titolo Les fiancés. Giulia, la figlia maggiore di Manzoni, nel luglio del ‘27 scrive al Fauriel “Devo dirvi che abbiamo provato un gran piacere al vedere il successo dell’opera del Papà, in verità ha superato non soltanto la nostra attesa ma ogni speranza, in meno di venti giorni ne sono state vendute seicento copie, è un vero furore, non si parla d’altro ; (…) vi sono stati anche articoli tutti favorevoli e altri ne sono annunciati” e ad agosto sempre al Fauriel ” In un mese e mezzo il Papà ha venduto l’intiera edizione… Questa opera ha un successo veramente inaspettato.” (N.Ginzburg, La famiglia Manzoni, Einaudi, p.93 e p.98)
L’edizione del 1840 e la Storia della Colonna Infame.
Manzoni pensa subito a una nuova edizione e nella stessa estate del 1827 parte con tutta la famiglia per Firenze e la famosa risciacquatura in Arno; riscriverà tutto il romanzo in fiorentino vivo. La nuova edizione fu stampata nel 1840. Manzoni aveva pensato a  un’edizione illustrata, le illustrazioni gli sembravano un’arma contro le edizioni abusive. Dal 1827 di edizioni abusive ne erano state fatte moltissime e Manzoni con il suo romanzo aveva guadagnato pochissimo, non esistevano allora i diritti d’autore. Dell’edizione illustrata Manzoni volle essere lui stesso l’editore. L’operazione si rivelò fallimentare, le copie illustrate dal pittore Gonin non vennero vendute e lo stampatore tirava copie che vendeva a prezzo più basso.  Nell’estate del 1842 viene pubblicata l’appendice del romanzo Storia della Colonna Infame, anch’essa illustrata a vignette.
Il romanzo polifonico.
La morale della storia, “il sugo di tutto la storia” , trovata da Renzo e Lucia al termine della loro avventura è che quando i guai “vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore“. Il narratore trova ” giusta” questa conclusione e decide di metterla alla fine della storia. La fiducia in Dio che addolcisce i mali della vita e li rende utili per una vita migliore è la morale, trovata da “povera gente” che il narratore propone ai lettori del suo romanzo. Non sappiamo se anche l’autore, ovvero Manzoni, la pensasse così, non dobbiamo infatti confondere la voce del narratore con quella dell’autore.
I promessi sposi sono un romanzo polifonico, ovvero un romanzo a più voci. L’adozione del narratore onnisciente consente di raccontare le vicende dal punto di vista dei singoli personaggi. Nel racconto noi leggiamo le parole di Lucia, di Renzo, di don Abbondio e degli altri personaggi del romanzo e, accanto a queste, quelle del narratore. Così ad esempio nel capitolo XVII Renzo giunto sull’Adda al termine della sua fuga da Milano, passato il fiume, si domanda se ce la farà a sistemarsi dal cugino Bortolo e dice a sé stesso “… E poi, la Provvidenza m’ha aiutato finora ; m’aiuterà anche per l’avvenire.”. Alla fine del capitolo quando Renzo si sistema dal cugino e inizia a lavorare il narratore commenta “E fu veramente provvidenza ; perché la roba e i quattrini che Renzo aveva lasciati in casa, …”. La voce di Renzo dice “Provvidenza“, quella del narratore “provvidenza” ; il passaggio dalla maiuscola alla minuscola fa assumere al termine significati diversi; Renzo usa il termine attribuendogli un significato, il narratore attribuendogliene un altro.
I lettori del romanzo
Bisogna inoltre prendere in considerazione chi sia il destinatario il romanzo, chi siano i suoi lettori. Possiamo individuare almeno due destinatari. Il primo sono i ” venticinque lettori” a cui il narratore si rivolge direttamente in alcune parti del romanzo, un gruppo ristretto e colto di lettori, gli intellettuali amici di Manzoni. Il secondo è invece un pubblico più ampio, al quale egli pensa di poter destinare il romanzo e il suo messaggio.
Successo e critiche.
All’inizio il romanzo ebbe grande successo di pubblico mentre tra scrittori e letterati ci fu chi lo criticò aspramente.
La figlia Giulia scrive al Fauriel dopo la prima edizione del 1827 :
” in meno di venti giorni ne sono state vendute seicento copie, è un vero furore, non si parla d’altro”.
Niccolò Tommaseo a un collega scrittore ” Una famiglia inglese che lo voleva comprare, se ne tenne ; perché lo trovava un libro non da viaggio, ma da chiesa, non romanzo, ma Bibbia”.
Leopardi a un amico “Qui si aspetta Manzoni a momenti. Hai tu veduto il suo romanzo che fa tanto rumore e vale tanto poco ?”
Sempre Tommaseo profetizza che il libro “sarà, da qui a non molto insoffribile a leggersi”.
Luigi Settembrini lo definì “il libro della Reazione” affermando che “Scrivere e pubblicare un libro che loda i preti e i frati, e consiglia pazienza, sottomissione, perdono (…) quando i preti spadroneggiavano, l’Austria incrudeliva nel Lombardo-Veneto, e i nostri tirannelli infuriavano a straziarci significava (…) consigliare la sottomissione nella servitù, la negazione della patria e di ogni sentimento civile. (…)” A questa dura critica Manzoni rispose “Vun che l’è sta ai pè de la forca, el gha diritto del dì tutt quel ch’el voeur” (Luigi Settembrini (Napoli 1813-1876) patriota e mazziniano fu arrestato e condannato a morte nel 1849, pena poi commutata in ergastolo, dopo dieci anni di carcere riucì a fuggire e riparare a Londra, dopo l’unificazione fu professore universitario).
Francesco De Sanctis espresse un importante giudizio positivo sostenendo che ne I promessi sposi vi è ” un contenuto religioso e patriottico penetrato visibilmente da un soffio democratico”.
Nel Novecento Antonio Gramsci, intellettuale e politico comunista, individua nel romanzo un atteggiamento “di condiscente benevolenza, non di medesimezza umana : egli trova “magnanimità” , “alti pensieri” “grandi sentimenti” solo in alcuni della classe alta, in nessuno del popolo, che nella sua totalità è bassamente animalesco.”
Dopo l’unità d’Italia I promessi sposi vennero adottati come libro di lettura nelle scuole  per la diffusione della lingua italiana e per la formazione morale e civile dei cittadini italiani.
A distanza di tempo il romanzo di Manzoni non sembra riscuotere il successo di quando venne pubblicato. “Tutti gli italiani, meno pochi, lo odiano, perché sono stati obbligati a leggerlo a scuola” ha scritto Umberto Eco.
Radio 3 Ad Alta Voce I promessi sposi

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