Meravigliosamente di Giacomo da Lentini

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Meravigliosamente è una canzonetta di Giacomo da Lentini, poeta siciliano di cui possediamo un canzoniere di circa quaranta testi. Di questo poeta abbiamo poche notizie biografiche, conosciamo il nome e la provenienza dalla città di Lentini, vicino Siracusa, e sappiamo che era un funzionario della corte imperiale di Federico II negli anni tra il 1233 e il 1240; Dante nel Purgatorio lo chiama “notaro” ovvero notaio e lo ricorda tra i più antichi poeti italiani.
Giacomo da Lentini è considerato il caposcuola della scuola poetica siciliana e l’inventore del sonetto.
Per  scuola poetica siciliana  si intende un gruppo di poeti della corte di Federico II, ricordiamo oltre a Giacomo da Lentini, Guido delle Colonne, Giacomino Pugliese, Stefano Protonotaro e Pier della Vigna, attivi tra il 1230 e il 1266, tutti funzionari, notai, magistrati, giudici, alla corte federiciana. In questo periodo la Sicilia e l’Italia meridionale conoscono una stagione di grande vitalità culturale: alla corte di Federico II si parlano  molte lingue e si studiano testi francesi e arabi.
I poeti siciliani hanno come modello le poesie d’amore dei poeti delle corti provenzali e scrivono poesie d’amore. L’amore cantato dai poeti siciliani si ispira all’amore cortese in francese fine amour, cantato dai poeti provenzali.
La lingua utilizzata dai poeti della scuola siciliana è il volgare siciliano. E’ importante sapere che al tempo della scuola siciliana non esiste un solo volgare italiano, ma tanti volgari italiani, Dante ne conta quattordici. Il volgare siciliano utilizzato dai poeti è una lingua letteraria, diversa dalla lingua parlata, molti termini utilizzati dai poeti sono ripresi dal latino e dal provenzale. Delle poesie siciliane non possediamo la versione originaria in volgare siciliano; le poesie vennero riscritte in toscano, per esempio troviamo amore al posto di amuri, questo ha creato la cosiddetta “rima siciliana” una rima imperfetta dovuta alla toscanizzazione delle parole siciliane usate dai poeti.

Meravigliosamente
un amor mi distringe
e mi tene ad ogn’ora.
Com’om che pone mente
5in altro exemplo pinge
la simile pintura,
così, bella, facc’eo,
che ’nfra lo core meo
porto la tua figura.
10 In cor par ch’eo vi porti,
pinta come parete,
e non pare difore.
O Deo, co’ mi par forte
non so se lo sapete,
15con’ v’amo di bon core;
ch’eo son sì vergognoso
ca pur vi guardo ascoso
e non vi mostro amore.
Avendo gran disio
20dipinsi una pintura,
bella, voi simigliante,
e quando voi non vio
guardo ’n quella figura,
par ch’eo v’aggia davante:
25come quello che crede
salvarsi per sua fede,
ancor non veggia inante.
Al cor m’ard’una doglia,
com’ om che ten lo foco
30a lo suo seno ascoso,
e quando più lo ’nvoglia,
allora arde più loco
e non pò star incluso:
similemente eo ardo
35quando pass’e non guardo
a voi, vis’amoroso.
S’eo guardo, quando passo,
inver’ voi no mi giro,
bella, per risguardare;
40andando, ad ogni passo
getto uno gran sospiro
ca facemi ancosciare;
e certo bene ancoscio,
c’a pena mi conoscio,
45tanto bella mi pare.Assai v’aggio laudato,
madonna, in tutte parti,
di bellezze c’avete.
Non so se v’è contato
50ch’eo lo faccia per arti,
che voi pur v’ascondete:
sacciatelo per singa
zo ch’eo no dico a linga,
quando voi mi vedite55 Canzonetta novella,
va’ canta nova cosa;
lèvati da maitino
davanti a la più bella,
fiore d’ogn’amorosa,
60bionda più c’auro fino:
«Lo vostro amor, ch’è caro,
donatelo al Notaro
ch’è nato da Lentino».
Meravigliosamente
un amore mi stringe
e mi tiene sempre.
Come uno che guarda attentamente
un modello dipinge
una pittura simile,
così, bella, faccio io,
che dentro il mio cuore
ho la tua immagine.
Pare che io vi porti nel cuore,
dipinta come apparite,
e non appare di fuori.
Oddio, come mi sembra difficile
non so se lo sapete
quanto vi amo
che io sono così vergognoso
che vi guardo sempre di nascosto
e non vi mostro amore.
Avendo grande desiderio
dipinsi una pittura,
bella, a voi somigliante,
e quando non vi vedo
guardo quella immagine
e mi sembra di avervi davanti a me
come colui che crede
di salvarsi grazie alla sua fede
anche se non vede il futuro.
Nel cuore mi arde un dolore,
come uno che tiene un fuoco
nascosto nel petto
quanto più lo copre,
allora lì arde di più
e non può stare rinchiuso:
nello stesso modo io ardo
quando passo e non vi guardo
viso pieno di amore.
Se vi guardo, quando passo
non mi volto verso di voi
bella, per guardarvi di nuovo
andando, ad ogni passo
emetto un gran sospiro
che mi fa angosciare
e tanto mi angoscio
che a fatica mi riconosco
tanto bella mi appari. Molto vi ho lodato,
o donna mia, in tutte
le vostre bellezze.
Non so se vi hanno raccontato
che io lo faccio con astuzia
che voi sempre vi nascondete
sappiate attraverso i segni
ciò che non dico con la lingua
quando mi vedete. Canzonetta nuova,
vai canta questa nuova cosa;
alzati al mattino
davanti alla più bella
fiore di ogni amorosa
bionda più che l’oro fino
“Il vostro amore, che è prezioso,
donatelo al Notaio
che è nato da Lentino”.

Testo di riferimento : “I poeti della Scuola Siciliana” vol.I Giacomo da Lentini, pp.39-65, edizione critica con commento a cura di Roberto Antonelli, I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2008.