Ginevra e Lancillotto

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Lancillotto e Ginevra fotogramma dal film di Robert Bresson

Nel canto V dell’Inferno quando Francesca racconta l’inizio del suo amore per Paolo (V vv.133-138) Dante fa riferimento a questo brano.
Galeotto è un cavaliere, signore delle Isole Lontane, giunto in Bretagna per conquistare il regno di Artù, ma un cavaliere vestito di nero lo convince a fare la pace con il re. Ginevra la regina che conosce il cavaliere nero chiede a Galeotto di farglielo incontrare. Galeotto ubbidisce e fa sì che che la regina e il misterioso cavaliere si incontrino.

Galeotto era un cavaliere molto grande e forte, signore delle Isole Lontane. Volle conquistare il regno di re Artù, ma un cavaliere vestito di nero lo convinse a far la pace con il re. Vestito dell’abito migliore, Galeotto si recò a cavallo, seguito dai suoi duchi e conti, verso la tenda di Artù. E non appena vide il re, smontò, pose il ginocchio a terra e giunse le mani: ” Sire, vengo a rendervi diritto. Mi pento d’aver agito male nei vostri confronti e mi rimetto alla vostra mercé.” Sentendo ciò, il re levò le braccia al cielo per la gioia, e s’affrettò a far alzare Galeotto e ad abbracciarlo. Dopo di che non v’è segno di amicizia che i due non si scambiarono. La mattina dopo Ginevra, moglie di re Artù, chiese a Galeotto chi avesse fatto far la pace tra lui e il re. “È un cavaliere che sta presso il mio campo”. “Galeotto, farei per voi più di quanto pensate. Può darsi che io già conosca quel cavaliere. Se provate per me un po’ di amicizia, fate in modo che io lo veda!”. Galeotto promise e tornò al suo campo. La regina Ginevra, era la donna più bella che sia mai esistita. E tanto era bella, altrettanto era saggia, sciolta nella parola, cortese, indulgente e valente, di modo che non si poteva vederla senza amarla. Passarono quattro giorni, durante i quali ella non cessò di pregare Galeotto di affrettare l’incontro. Al quinto giorno Galeotto si presentò alla regina. “Belle notizie, mia signora: il migliore dei cavalieri è qui”. “Ah! Come fare per vederlo in segreto?… Non voglio che altri lo vedano prima di me.” “In nome di Dio, è quello che anch’egli non vuole! Ma ecco quel che faremo”, disse Galeotto: le mostrò un angolo della pianura tutto coperto d’arboscelli, e le raccomandò di trovarsi là al crepuscolo, con meno compagnia possibile. Quando il cavaliere vestito di nero, appena tramontato il sole, arrivò davanti alla regina insieme col compagno, tremava così forte che riuscì a fatica a mettere il ginocchio a terra; aveva perso tutto il suo colore e abbassava gli occhi come colui che ha vergogna. La regina prese per mano il cavaliere, lo fece alzare e sedere accanto a sé. “Signore – gli disse sorridendo – vi abbiamo molto desiderato; infine, per grazia di Dio e di Galeotto, vi possiamo vedere! Non sono ancora del tutto sicura che siate colui di cui ho chiesto. Galeotto me l’ha detto, ma se così fosse la vostra volontà, vorrei sentirlo dalla vostra bocca. Chi dunque v’ha fatto cavaliere?” “Signora – disse il cavaliere vestito di nero: – foste voi.” E le raccontò della Dama del Lago e degli avvenimenti di tanto tempo prima. Finché Ginevra esclamò: “Ah!… so bene chi siete:siete Lancillotto del Lago, cavaliere della Tavola Rotonda!” Egli tacque e chinò il capo. “Ma ditemi: per chi avete fatto tutto questo? Non lo ripeterò ad alcuno. È certamente per una dama. Per la fede che mi dovete, chi è?” “Ah, signora! – fece Lancillotto – vedo che devo confessarlo: siete voi.” “Mi amate dunque tanto?” “Signora – disse chinando il capo Lancillotto, – non amo me stesso né altri quanto amo voi.” Turbata, la regina prese in disparte Galeotto e gli disse: “Egli pretende d’aver fatto per me tante gesta d’armi: è vero? “Potete ben crederlo – rispose Galeotto: – come ha il cuore più prode, ha anche il cuore più schietto del mondo. Per l’amor di Dio, abbiate pietà di lui, che vi ama più che se stesso!” “Ma che posso fare? Non mi chiede nulla.” “Signora, non osa: si trema quando si ama. Vi prego dunque in nome suo di concedergli il vostro amore, di prenderlo per vostro cavaliere e di diventar per sempre la sua dama; così lo renderete più ricco che se gli donaste il mondo. E davanti a me sigillate la vostra promessa, in segno di vero amore, con un bacio.” “Glielo darei tanto volentieri quant’egli lo riceverebbe; ma non è né l’ora né il luogo – disse Ginevra.- Le mie damigelle devono essere stupite di quanto già è accaduto, e certo ci vedrebbero.” Ma Galeotto soggiunse: “Passeggiamo tutti e tre come se chiacchierassimo.” “Non me ne farò pregare”, disse la regina. Allora s’allontanarono insieme, fingendo di conversare. E la regina, vedendo che Lancillotto non osava fare alcunché, lo prese per il mento, e davanti a Galeotto lo baciò alquanto a lungo.

(Anonimo del XII secolo Lancelot en prose in I romanzi della Tavola Rotonda, a cura di J.Boulenger, Oscar Mondadori )