Solcata ho fronte

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Questo sonetto ha in epigrafe un verso di Petrarca tratto dal sonetto Quel rosignuol che sì soave piagne e il suo modello più vicino è il sonetto autoritratto di Vittorio Alfieri Sublime specchio di veraci detti. Petrarca e Alfieri sono due poeti  importanti per Foscolo, nella loro opera egli vedeva il modello di una poesia che parlava del poeta stesso, dei suoi moti e affetti più profondi.
Nel sonetto il poeta dà il ritratto di sé, descrive prima il suo aspetto: il volto, gli occhi i capelli, la bocca, perfino i denti, la corporatura e gli atti, poi il carattere, i modi, gli atteggiamenti. È il ritratto di un uomo giovane, forte e coraggioso, solitario e malinconico, in lotta con il mondo, ricco di vizi ma anche di virtù, che ascolta la ragione, ma segue il richiamo irresistibile del cuore. Solo la morte gli renderà giustizia.

Ch’altri non ho che me di cui mi lagne
Petr.

Solcata ho fronte, occhi incavati intenti,
Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;
Labbro tumido acceso, e tersi denti;
Capo chino, bel collo, e largo petto;

Giuste membra, vestir semplice eletto;
Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
Avverso al mondo, avversi a me gli eventi:

Talor di lingua, e spesso di man prode;
Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso,
Pronto, iracondo, inquieto, tenace:

Di vizi ricco e di virtù, do lode
Alla ragion, ma corro ove al cor piace:
Morte sol mi darà fama e riposo.

 

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