Umanesimo civile fiorentino

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Si designa con questo termine una fase dell’Umanesimo fiorentino che comprende gli anni tra la fine del XIV secolo e la prima metà del XV secolo. Nel 1375  Coluccio Salutati è cancelliere di Firenze, che  è una repubblica dominata da una oligarchia di ricche famiglie fiere della “florentina libertas “  fino al 1434, quando Cosimo il Vecchio rientra a Firenze dopo l’esilio e  dà inizio alla signoria dei Medici.
In questo periodo sono cancellieri della repubblica fiorentina alcuni tra i principali umanisti fiorentini: Coluccio Salutati , Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini. Altri importanti umanisti fiorentini del periodo sono Giannozzo Manetti, Matteo Palmieri, Leon Battista Alberti.
Questi umanisti nei loro testi sostengono l’importanza degli studia humanitatis per la formazione del cittadino e del bene comune, il riconoscimento del valore positivo dei piaceri terreni, il primato della libera volontà dell’uomo, il valore della vita attiva e della ricchezza, della virtù e della dignità dell’uomo.
E’ opportuno considerare che queste idee che appaiono molto simili a quelle che sono divenute dominanti nelle moderne società occidentali devono compiere ancora un lungo cammino prima di poter essere immaginate come idee destinate a tutti gli uomini. “(…) L’umanesimo è stato a lungo ospite delle corti di principi e signori, dove ha perduto molto della sua carica rinnovatrice, e dai cenacoli eruditi è passato alle accademie dei notabili e ai collegi dei gesuiti. (…) Mantenendosi alla dovuta distanza dal “volgo” – (…) – la cultura degli umanisti del primo periodo forma una sovrastruttura aristocratica, che è concorrente e insieme complice dell’aristocrazia sociale. (…) Del resto, le discussioni sulla ricchezza e povertà materiali (…) sono assai significative. E’ la povertà ascetica, volontaria, unita con il ritiro eremitico, quella che attira il biasimo di Poggio Bracciolini nel suo De avaritia (1428-29), non lo “scandalo” dell’immeritata indigenza.” (P.Renucci, L’Italia all’avanguardia (secolo XV) pp.1222-1223 in Storia d’Italia, vol. 2** , Einaudi, 1987)

Coluccio Salutati L’elogio della vita attiva

« Io so che molti sono giunti a Dio per vie diverse ; gli uni scelgono una vita segregata e solitaria, come leggiamo degli eremiti, degli anacoreti e dei cenobiti ; ma ben so che molti giunsero alla gloria di Dio anche seguendo una vita attiva e socievole. (…) Infatti sebbene la vita solitaria sia ritenuta più sicura, non lo è tuttavia ; occuparsi onestamente di attività oneste, se non è santo, è più santo che oziare in solitudine. (…) E’ un detto di Platone, anzi della stessa filosofia, che i sapienti devono occuparsi dello stato perché i malvagi e i disonesti non s’impadroniscano del timone abbandonato con danno e rovina dei buoni » (Coluccio Salutati, Epistolario in E. Garin Il Rinascimento italiano, Bologna, 1980)

Leonardo Bruni Gli studia humanitatis formano “l’uomo buono del quale niente può pensarsi di più utile”

« Duplice sia il tuo studio : volto in primo luogo a conseguire nelle lettere, non codesta conoscenza comune e volgare, ma un sapere diligente e intimo, nel quale voglio che tu eccella ; in secondo luogo ad ottenere la scienza di quelle cose che riguardano la vita e i costumi ; studi questi che si chiamano di umanità , perché perfezionano e adornano l’uomo » (Leonardo Bruni, Epistolario in E. Garin Il Rinascimento italiano, Bologna, 1980)

Poggio Bracciolini  I liberi villeggianti di Baden

« Ma merita fra l’altro far menzione del fatto che una smisurata moltitudine di persone d’ogni condizione viene qui (si sta parlando della località termale di Baden in Germania, attuale Baden Baden, che Poggio visitò durante un suo viaggio) da distanze di duecento miglia, non tanto per la salute quanto per il piacere ; tutti gli amanti, tutti coloro che ripongono nei piaceri lo scopo della vita si danno convegno qui per godere degli agognati beni ; fingono molte malattie del corpo mentre soffrono per le passioni dell’animo. (…) Tutti hanno in mente una cosa sola : di sfuggire la tristezza , di cercar l’allegria, di non preoccuparsi di niente se non di viver lieti e di godersi i piaceri. Qui non si tratta di dividere i beni comuni, ma di mettere in comune le cose divise. » (Poggio Bracciolini, Epistole in Prosatori latini del Quattrocento, a cura di E.Garin, 1952)

Giannozzo Manetti  Nella vita sono più i piaceri che i dolori

« Orbene, (…) , se non fossimo troppo queruli e troppo ingrati e ostinati e delicati, dovremmo riconoscere e dichiarare che in questa nostra vita quotidiana possediamo molto più piaceri che non molestie . Non c’è infatti atto umano, ed è mirabil cosa, sol che ne consideriamo con cura e attenzione la natura, dal quale l’uomo non tragga almeno un piacere non trascurabile : così attraverso i vari sensi esterni, come il vedere, l’udire, l’odorare, il gustare, il toccare, l’uomo gode sempre piaceri così grandi e forti, che taluni paiono a volte superflui ed eccessivi e soverchi.(…)E che diremo degli altri sensi interni ?
Non possiamo dichiarare a sufficienza con parole quale diletto rechi (…) la varia immaginazione delle diverse sostanze e accidenti, o il giudicare, il ricordare e infine l’intendere, quando prendiamo a immaginare, comporre, giudicare, ricordare ed intendere le cose già apprese mediante qualche senso particolare. Perciò se gli uomini nella vita gustassero quei piaceri e quei diletti, piuttosto che tormentarsi per le molestie e gli affanni, dovrebbero rallegrarsi e consolarsi invece di piangere e di lamentarsi . »
(Gannozzo Manetti Della dignità ed eccellenza dell’uomo, in Prosatori latini del Quattrocento, a cura di E.Garin, 1965)

Matteo Palmieri  Chi accresce il proprio patrimonio senza nuocere ad altri merita lode

“Da ciò consegue che alle persone virtuose è lecito ricercare ciò che è loro utile al fine di vivere bene; se a uno capita di ottenerlo , lo usi in opere virtuose ; se non lo ottiene lo disprezzi in quanto bene soggetto al capriccio della fortuna ; e non si discosti da una vita ordinata e virtuosa, per quanto possa aver guadagnato.
Biasimevole sarebbe colui che per aumentare le proprie sostanze, nuocesse ad altri. Chi, non nuocendo ad alcuno, con attività legittime e onorevoli accresce il proprio patrimonio, merita lode.
(…) Grazie all’industriosità dell’uomo la nostra vita è adornata e raffinata, si sono edificate le città abitate e frequentate da molti uomini, e poi in quelle si sono scritte le leggi, si sono approvate le consuetudini, si sono migliorati i costumi e si sono ordinate le discipline del vivere civile, da cui sono conseguiti la mansuetudine, l’amore, la solidarietà di quanti vivono in una comunità. “
(Matteo Palmieri, Vita civile, in Prosatori volgari del Quattrocento, a cura di C. Varese, 1965)

Leon Battista Alberti  E’ privo di virtù solo chi non la desidera e cerca

« Così adunque si può statuire la fortuna essere invalida e debolissima a rapirci qualunque nostra minima virtù, e dobbiamo giudicare la virtù sufficiente a conscendere e occupare ogni sublime ed eccelsa cosa, amplissimi principati, suppreme laude, eterna fama e immortal gloria : E conviensi non dubitare che cosa qual si sia, ove tu la cerchi e la ami, non t’è più facile ad averla e ottenerla che la virtù. Solo è senza virtù chi nolla vuole. » (Leon Battista Alberti, dal prologo de I libri della famiglia, Torino, 1980)

 

 

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