Boccaccio riletto da Pasolini, il Decameron e la sua sconcertante umanità

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La versione cinematografica del Decameron diretta da Pier Paolo Pasolini uscì nel 1971 e fu fin da subito accompagnata da numerose critiche e persino denunce e sequestri in varie parti d’Italia, ma anche da importanti riconoscimenti come l’Orso d’Argento al Festival di Berlino.

Il film offre un’originale interpretazione dell’opera di Boccaccio, non perché si discosti particolarmente dalla visione dell’autore, forse perché più di tutti ha saputo coglierne la reale essenza, molto spesso incompresa. Il Decameron è infatti, come scrisse Alberto Moravia, un libro “non solo privo di tabù, ma anche privo del compiacimento di non averne”, ed è proprio la visione che Pasolini fece sua. A tal proposito si liberò di tutti gli elementi artificiosi del libro, gettandone via la cornice illustre e umanistica; sostituì, in particolare, la ricercata “favella” toscana con il dialetto napoletano e la finzione della villa, luogo edenico fortemente contrapposto al mondo reale, con gli sporchi vicoli di Napoli. Con questa precisa scelta stilistica Pasolini intende quindi esprimere la più sincera gioia di vivere di Boccaccio e la sua volontà di rappresentare la realtà per come è, in tutti i suoi aspetti.

I personaggi del Decameron sono profondamente umani, con tutti i loro vizi e le loro virtù, le più forti passioni e le più basse debolezze. Sono uomini prima che personaggi, in tutta la loro sconcertante umanità. Pasolini riesce a tratteggiare ancor meglio questo aspetto con le immagini, come nella novella di Andreuccio, non a caso scelta come apertura del film. Andreuccio appare goffo e ingenuo nei suoi movimenti, disincantato nelle sue espressioni, più volte riprese da Pasolini nel corso della novella, a sottolinearne la progressiva crescita e maturazione. E’ molto interessante anche l’interpretazione che riesce a dare della silenziosa Lisabetta, protagonista di una delle novelle centrali, che si rivolge al suo amato con languore, chiedendogli di restare ancora un po’ a letto con lei. Questa vicenda non compare nella novella originale e ci offre chiaramente una chiave di lettura in più della visione di Pasolini.

Un elemento fondamentale del Decameron è sicuramente l’erotismo, che il regista risolse nella più realistica maniera possibile: l’erotismo boccaccesco è un fatto puramente di corpi, la sessualità è, come l’amore, un naturale impulso irresistibile, e così viene rappresentata. Fu questo a suscitare le critiche più forti e ostinate, proprio la “naturale delicatezza con cui questa gente rozza vive la dimensione corporale”, commentò Serafino Murri.

Il Decameron di Pasolini suscitò accesi dibattiti alla sua uscita, ma ancora oggi non smette di stupire e scandalizzare per la sua candida naturalezza. Forse ci vergogniamo così tanto della nostra natura umana da aver imparato ad allontanarla, negarla, nasconderla. In tutto ciò, Pasolini resta un visionario, un uomo capace di vedere in maniera nuova e originale, spogliandosi di tutti i pregiudizi e i tabù della nostra società, ma ancor più geniale per essere stato capace di raccogliere questa sua visione ed averla resa accessibile a tutti, anche se veramente comprensibile solo a chi, come lui, saprà spogliarsi dei proprio tabù per poter vedere con occhi nuovi.

(tema di Virginia Pignata classe 3AL a.s.2013-2014)