Archivio mensile:Agosto 2022

Leggere al liceo

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Per avere successo al liceo è importante imparare a leggere in modo efficace

Il primo passo: la comprensione

Comprensione: le parole
Per prima cosa bisogna comprendere le parole utilizzate nel testo che stiamo leggendo. Quando incontriamo una parola  che non conosciamo, possiamo cercare il suo significato sul vocabolario oppure possiamo cercare di comprendere il suo significato da quello che dice il testo.

Comprensione: contenuto
Mentre leggiamo costruiamo un’immagine mentale di quello che le singole parole da sole e insieme significano, in questo modo la mente comprende quello che sta leggendo: il racconto di un evento, la descrizione di un paesaggio o di un personaggio, un dialogo, etc..

Il secondo passo: l’analisi

Dobbiamo imparare ad analizzare i modi utilizzati dagli scrittori per scrivere il testo, ovvero la forma del testo: che tipo di testo stiamo leggendo?  chi racconta la storia? come sono descritti i personaggi? quale stile utilizza l’autore? etc..

Il terzo passo: l’interpretazione

Infine quello che leggiamo entra in relazione con noi e provoca delle reazioni,  ovvero  pensiamo e proviamo qualcosa su quello che stiamo leggendo. Ovviamente ogni lettore proverà e penserà qualcosa di personale e diverso da un altro lettore, è proprio questa propria  personale interpretazione il dono più prezioso e utile della lettura.

Spesso al liceo l’insegnante propone agli studenti esercizi di comprensione, analisi e interpretazione del testo letto.

Esercizio n.1 : leggi il brano e rispondi alle domande

da I promessi sposi: la fine del capitolo II

Dominato da questi pensieri, passò davanti a casa sua, ch’era nel mezzo del villaggio, e, attraversatolo, s’avviò a quella di Lucia, ch’era in fondo, anzi un po’ fuori. Aveva quella casetta un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino. Renzo entrò nel cortile, e sentì un misto e continuo ronzio che veniva da una stanza di sopra. S’immaginò che sarebbero amiche e comari, venute a far corteggio a Lucia; e non si volle mostrare a quel mercato, con quella nuova in corpo e sul volto. Una fanciulletta che si trovava nel cortile, gli corse incontro gridando: – lo sposo! lo sposo!
Zitta, Bettina, zitta! – disse Renzo. – Vien qua; va’ su da Lucia, tirala in disparte, e dille all’orecchio… ma che nessun senta, né sospetti di nulla, ve’… dille che ho da parlarle, che l’aspetto nella stanza terrena, e che venga subito -. La fanciulletta salì in fretta le scale, lieta e superba d’avere una commission segreta da eseguire.
Lucia usciva in quel momento tutta attillata dalle mani della madre. Le amiche si rubavano la sposa, e le facevan forza perché si lasciasse vedere; e lei s’andava schermendo, con quella modestia un po’ guerriera delle contadine, facendosi scudo alla faccia col gomito, chinandola sul busto, e aggrottando i lunghi e neri sopraccigli, mentre però la bocca s’apriva al sorriso. I neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltiplici di trecce, trapassate da lunghi spilli d’argento, che si dividevano all’intorno, quasi a guisa de’ raggi d’un’aureola, come ancora usano le contadine nel Milanese. Intorno al collo aveva un vezzo di granati alternati con bottoni d’oro a filigrana: portava un bel busto di broccato a fiori, con le maniche separate e allacciate da bei nastri: una corta gonnella di filaticcio di seta, a pieghe fitte e minute, due calze vermiglie, due pianelle, di seta anch’esse, a ricami. Oltre a questo, ch’era l’ornamento particolare del giorno delle nozze, Lucia aveva quello quotidiano d’una modesta bellezza, rilevata allora e accresciuta dalle varie affezioni che le si dipingevan sul viso: una gioia temperata da un turba- mento leggiero, quel placido accoramento che si mostra di quand’in quando sul volto delle spose, e, senza scompor la bellezza, le dà un carattere particolare. La piccola Bettina si cacciò nel crocchio, s’accostò a Lucia, le fece intendere accortamente che aveva qualcosa da comunicarle, e le disse la sua parolina all’orecchio.
Vo un momento, e torno, – disse Lucia alle donne; e scese in fretta. Al veder la faccia mutata, e il portamento inquieto di Renzo, – cosa c’è? – disse, non senza un presentimento di terrore.
Lucia! – rispose Renzo, – per oggi, tutto è a monte; e Dio sa quando potremo esser marito e moglie.
Che? – disse Lucia tutta smarrita. Renzo le raccontò brevemente la storia di quella mattina: ella ascoltava con angoscia: e quando udì il nome di don Rodrigo, – ah! – esclamò, arrossendo e tremando, – fino a questo segno!
Dunque voi sapevate…? – disse Renzo.
Pur troppo! – rispose Lucia; – ma a questo segno!
Che cosa sapevate?
Non mi fate ora parlare, non mi fate piangere. Corro a chiamar mia madre, e a licenziar le donne: bisogna che siam soli.
Mentre ella partiva, Renzo sussurrò: – non m’avete mai detto niente.
Ah, Renzo! – rispose Lucia, rivolgendosi un mo- mento, senza fermarsi. Renzo intese benissimo che il suo nome pronunziato in quel momento, con quel tono, da Lucia, voleva dire: potete voi dubitare ch’io abbia taciuto se non per motivi giusti e puri?
Intanto la buona Agnese (così si chiamava la madre di Lucia), messa in sospetto e in curiosità dalla parolina all’orecchio, e dallo sparir della figlia, era discesa a veder cosa c’era di nuovo. La figlia la lasciò con Renzo, tornò alle donne radunate, e, accomodando l’aspetto e la voce, come poté meglio, disse: – il signor curato è ammalato; e oggi non si fa nulla -. Ciò detto, le salutò tutte in fretta, e scese di nuovo.
Le donne sfilarono, e si sparsero a raccontar l’accaduto. Due o tre andaron fin all’uscio del curato, per verificar se era ammalato davvero.
Un febbrone, – rispose Perpetua dalla finestra; e la trista parola, riportata all’altre, troncò le congetture che già cominciavano a brulicar ne’ loro cervelli, e ad annunziarsi tronche e misteriose ne’ loro discorsi.

Comprensione: le parole

1. Riscrivi con parole tue l’espressione “e non si volle mostrare a quel mercato, con quella nuova in corpo e sul volto”, cambia le parole “mostrare a quel mercato” e  “con quella nuova”.
2. Che cosa significa “fino a questo segno”?

Comprensione: i contenuti

1. Spiega l’espressione “Dominato da questi pensieri”
2. Perché Renzo vuole vedere Lucia da solo?

Analisi: la forma

1. Chi è il narratore?
2. In che modo sono espressi pensieri e sentimenti dei personaggi?

Interpretazione

In questo brano Renzo e Lucia vivono sentimenti molto intensi, descrivi lo stato d’animo di Lucia o di Renzo, la tua descrizione deve tenere in considerazione i passaggi del testo dai quali si possono desumere sentimenti e stati d’animo e citare questi passaggi.

 

Esercizio n.2 : leggi il racconto e rispondi alle domande

BINARIO 17

Prendo il treno alle 7:55 per Roma è un Eurostar. Ho tutto pronto e devo solo seguire il flusso degli eventi.
Sono stanco stasera e non ho voglia di leggere. Spengo la luce e poi il cellulare. Dormo sì dormo, scivolo in un sonno calmo e intero.
Rivedo per un istante i frammenti di un volto, il suo volto.
Mi appare diverso da quello che ho conosciuto anni fa, due tre, quanto basta per metamorfizzarci insieme.
Io e lei.
Lei, perché è chiaro che lì in fondo al treno, ferma per me c’è lei.
Che mi aspetta, mi chiama, mi ricorda, mi insegue, mi vuole.
Dormo, sì dormo nel buio sento il mio corpo freddo e immobile sul letto duro.
Sono lontano da casa dai miei da tutto.

La sveglia suona alle sette, mi alzo, mi vesto, faccio colazione e scendo piano le scale.
La porta d’ingresso scatta metallica e spezza il silenzio del palazzo.
Cammino veloce verso la stazione, evito una merda di cane sul marciapiede sporco e sconnesso lungo la strada, non c’è praticamente nessuno in giro. Il flusso degli eventi è lì che mi aspetta, lo sento lo so lo voglio.
Il viaggio in treno è silenzioso. Poca gente insonnolita è lunedì, l’ultimo di agosto.
Arrivo puntuale.
Stazione Termini è squallida sporca come tutte le stazioni. Alla fine del binario di arrivo vicino allo stand dell’edicolante c’è lei.
Non mi piace, mi era sembrata diversa sulla foto di Facebook. Ha i capelli raccolti, tirati sulla fronte grande e leggermente bombata. Gli occhi, gli occhi sono rimasti uguali, scuri, freddi ma intensi, chiusi nelle ciglia lunghe e truccate.
Le guardo la bocca è piccola ma carnosa e scura come la pelle abbronzata.
“Ti sei fatto crescere la barba. Stai bene”
“Anche tu” le rispondo.

Ci stiamo allontanando dal binario, attraversiamo l’atrio. Alle macchinette prendo una Fanta e lei intanto i biglietti della metro.
“Raggiungiamo gli altri ad Ostiense e poi si vede che fare”.
“Va bene” le rispondo.
La metro è affollata, ci mettiamo in fondo al vagone e parliamo di scuola vacanze fratelli sorelle.
Ha dei begli orecchini pendenti e una maglietta stretta e corta, arancio senza scritte né marchi. La guardo e anche lei mi guarda.
Siamo arrivati, usciamo e saliamo fuori. Gli altri non ci sono ancora, dobbiamo aspettarli per poco.

Il cielo di Roma è giallo, offuscato, fa caldo e lo zaino sulle spalle mi fa sudare. Ci appoggiamo alla ringhiera ad aspettare, passa gente frettolosa, uomini e donne, adulti che già riprendono il loro lavoro.
Lei mi racconta del mare e di una festa a cui è stata poche sere fa, tornando presto a mezzanotte, con le amiche.

Arrivano gli altri, mi presenta, saluto, mi sento imbarazzato non so cosa dire, ma lei gli altri sembra che non se ne accorgono.
Ci allontaniamo e qualcuno decide di andare a mangiare. Poi nel parco di una villa di cui non ricordo più il nome.
Il pomeriggio trascorre lento, giochiamo a pallone, noi ragazzi sudiamo e gridiamo. Lei sta seduta sulla panchina con le altre sue amiche, da lontano sembra che parlano e ridono, ascoltando la musica.
La dimentico per un po’ nelle urla del pallone.

Alla fine quando smettiamo di giocare le raggiungiamo sulla panchina. Lei fa qualche apprezzamento sul gioco e poi mi chiede a che ora parto.

Ho il treno alle 19:55 e sono quasi trascorse dodici ore, cinque con lei, di flusso degli eventi. Saluto gli altri e solo lei mi accompagna in stazione. Facciamo a piedi la strada per la metro, il marciapiede è pieno delle foglie degli alberi enormi che costeggiano il lungofiume, lei strascina i piedi e una le si infila nel sandalo. Ha le dita dei piedi lunghe, affusolate, le unghie smaltate di verde chiaro, luccicano tra le foglie per terra. E’ quasi sera e avverto la dolcezza dell’aria.
Treni in partenza: 19:55 Eurostar per Milano binario 17. Salgo sul treno e la saluto dietro il finestrino chiuso nel flusso degli eventi.

Comprensione: le parole

1. Riscrivi con parole tue l’espressione “scivolo in un sonno calmo e intero”, cambia tutte le parole tranne “sonno”.
2. Cosa significa “metamorfizzarci”?

Comprensione: i contenuti

1.Il racconto si svolge in un tempo preciso. Quale?
2.Quali sono gli altri riferimenti temporali presenti nel racconto, quali informazioni danno  sui due personaggi ?

Analisi: la forma

1. Chi è il narratore?
2. Il racconto è scritto in uno stile colloquiale. Trova due espressioni che dimostrino questa affermazione.

Interpretazione

1. Quali sentimenti prova il protagonista del racconto? In quali frasi e o parole li trovi?
2. Racconta l’esperienza di un tuo incontro  utilizzando il racconto come modello di scrittura.