Archivio mensile:Novembre 2014

Isotta Nogarola

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Isotta Nogarola fu una delle più importanti figure umaniste del Rinascimento italiano. Nacque nella famiglia nobile veronese dei Nogarola nel 1418. Rimase orfana di padre, ancora in giovane età. La sua educazione e quella della sorella Ginevra furono affidate dalla madre Bianca Borromeo a illustri maestri privati. Isotta e Ginevra ricevettero la medesima educazione che un ragazzo appartenente ad una famiglia nobile avrebbe ricevuto in quell’epoca. Però non potettero studiare retorica in quanto era considerata irrilevante per le donne. Isotta studiò il latino ed entrò in contatto epistolare con letterati e politici, tra cui Guarino Veronese, Ermolao Barbaro il Vecchio e Lodovico Foscarini. Fin da giovane Isotta condusse una vita monacale e forse proprio questa condizione virginale costituì il prerequisito perché potesse essere accettata come intellettuale dal mondo maschile. All’epoca per dare inizio alla carriera umanistica, era comune mandare una lettera ad un accademico e pubblicare in seguito la sua risposta. Isotta fece questo nel 1437, scegliendo come accademico Guarino da Verona. La sua decisione si diffuse in tutta Verona e fu oggetto di derisione da parte delle donne. Passò un anno ma Guarino da Verona non le rispose, per questo Isotta gli mandò una seconda lettera in cui si lamentò del suo silenzio, utilizzando un tono di smarrimento, manifestando il timore di essere coperta di ridicolo

“Perché … sono nata donna, per essere disprezzata dagli uomini in parole e azioni? Mi pongo questa domanda in solitudine … La vostra ingiustizia nel non scrivermi mi ha causato molta sofferenza, la quale non poteva essere maggiore… Lei stesso ha detto che non potevo raggiungere alcun obbiettivo. Ma ora che nulla è risultato come avrebbe dovuto, la mia gioia ha lasciato il posto al dolore …per questo gli uomini mi prendono in giro ovunque in città e le donne mi deridono.”
Questa volta, Guarino le rispose: “Credevo e mi fidavo che la tua anima fosse maschile.. ma adesso tu sembri così modesta, così miserabile, e una donna per davvero, non dimostri nessuna delle stimate qualità che pensavo che possedessi.” Guarino, nella sua lettera, incitava le due sorelle a proseguire gli studi e a leggere in particolare le opere di Virgilio, Lattanzio e Cicerone.
La maggior parte delle lettere di Isotta che ci sono giunte risalgono al periodo tra il1434 e il 1440; il tema prevalente è la difesa del sesso femminile, come si può vedere specialmente nella lettera a Damiano Del Borgo del 18 aprile 1539 o 1540, nella quale propone come modelli alcune grandi donne del passato, quali Cornelia e Saffo.
In seguito al matrimonio tra la sorella e Brunoro Gambara e il suo trasferimento a Brescia, Isotta si trasferì per due anni a Venezia, dove visse dal 1439 al 1441 per paura delle peste e delle guerre. Ritornò poi a Verona per vivere insieme alla famiglia e al fratello. Visse in solitudine, diventò molto devota alla religione cristiana, e decise di emergere nel campo biblico e della fede piuttosto che in quello umanista. Infatti approfondì i testi filosofici e teologici del credo cattolico.
Nel 1450, insieme con altri personaggi illustri, Isotta si recò a Roma per il giubileo e nell’occasione scrisse probabilmente un’orazione da presentare a papa Nicolò V, di cui si è persa traccia.
La maggior parte delle lettere più significative è ascrivibile agli anni compresi tra il 1451 e il 1461: in esse Isotta mise a frutto l’intenso studio condotto nel decennio precedente. Del 1451 è un dialogo sul peccato originale; del 1453 l’elogio a Ermolao Barbaro e una lezione pubblica sulla vita di San Girolamo; al 1459 risale il discorso contro i turchi, mentre del 1461 è la consolatoria scritta per il volume di elogi messo insieme da Antonio Marcello.
Con il podestà di Verona, Lodovico Foscarini, affrontò il tema della responsabilità di Adamo ed Eva nel peccato originale. L’argomento fu oggetto di uno scambio epistolare, poi fu pubblicato in forma dialogata con il titolo “De pari aut impari Evae atque Adam peccato”. Isotta Nogarola giustificò Eva per il suo comportamento davanti alle tentazioni del serpente, dicendo che Eva era una creatura debole e ignorante. Aggiunse che il suo errore non avrebbe avuto conseguenze, se Adamo, sul quale cade la più severa condanna divina, non avesse mangiato la mela. Isotta cerca di trasformare la fragilità di Eva in un punto di forza: «Se la posizione di fondo da lei difesa in questo scritto pertiene ad una inveterata tradizione, nuovo sembra essere l’impegno a penetrare nelle sue autentiche motivazioni e quindi a difendere in ogni modo il comportamento della prima madre in un momento decisivo per le sorti dell’umanità». Invece Lodovico Foscarini sostiene che il peccato di Eva è più grave rispetto a quello di Adamo. Una revisione dell’opera venne pubblicata nel 1563 ad opera di Francesco Nogarola. Successivamente il testo fu ripubblicato più volte.
Nel 1453 Isotta ricevette una proposta di matrimonio, ma rifiutò su consiglio di Foscarini. Rimase fedele al celibato e continuò a perfezionare le sue conoscenze.
Morì nel 1466, all’età di 48 anni
e fu sepolta nella chiesa di Santa Cecilia a Verona.

IL GIUBILEO

Tratto dal libro “I percorsi della fede e l’esperienza, della carità nel veneto medievale” di Antonio Rigon.

Da una lettera di Ludovico Foscarini ad Isotta Nogarola, scritta nel 1453, veniamo a conoscenza del pellegrinaggio a Roma della nobildonna veronese. L’episodio è citato spesso, ma perlopiù di sfuggita da coloro che si sono interessati alla vita di Isotta. Probabilmente l’episodio si riferisce al Giubileo del 1450; in quell’occasione l’umanista avrebbe pronunciato un discorso davanti al papa Nicolo V a Roma, suscitando la sua ammirazione e quella dei cardinali, facendogli apprezzare la sua saggezza, eloquenza e autorevolezza. Purtroppo il testo non ci è giunto. Né ora né in passato era cosa comune che una donna, anche se di nobile famiglia, potesse intrattenere un papa e dei cardinali, ma grazie alla sua preparazione intellettuale ci riuscì perfettamente.

 

FONTI

http://www.provincia.padova.it/comuni/monselice/libri/percorsi%20della%20fede/desandre.pdf

http://www.treccani.it/enciclopedia/isotta-nogarola_(Dizionario-Biografico)/

http://it.wikipedia.org/wiki/Isotta_Nogaro

Veronica Franco

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VeronicFranco, celebratissima per bellezza e per ingegno e cultura, nacque a Venezia nel 1546, da Francesco, appartenente a una famiglia della classe dei cosiddetti cittadini originari, e da Paola Fracassa, cortigiana, che presto avviò la figlia alla sua stessa professione.

Veronica Franco era una famosa poetessa e cortigiana veneziana. Le cortigiane risiedevano alla corte di un signore ed erano divise in due categorie: cortigiane oneste e di lume. La Franco apparteneva alle cortigiane oneste, ovvero donne ben educate e indipendenti, esperte di danza e canto; esse erano in grado di avere conversazioni di ogni genere, dall’arte alla politica, con gli uomini di corte, e in alcuni casi potevano anche avere relazioni sessuali con essi. In alcuni casi, come per la Franco, le cortigiane erano sposate con uomini che appartenevano a classi sociali inferiori rispetto a quelle dei loro clienti. Proprio per questo i mariti accettavano la professione delle mogli. Secondo quanto lei stessa dichiara, la Franco ebbe due figli, Achilletto e Enea, anche se durante il processo che nel 1580 la vide protagonista disse di aver partorito sei volte.

Nel 1574 la sua fama di cortigiana di alto rango raggiunse il suo apice quando Enrico III di Valois, facendo una tappa a Venezia dal 18 al 28 luglio durante il viaggio che lo riportava dalla Polonia in Francia, la scelse per trascorrere con lei una notte nella casa di S. Giovanni Grisostomo. E’ certo che l’episodio la elevò agli occhi dei suoi concittadini e le diede grande notorietà.

La Franco fu legata all’aristocrazia intellettuale veneziana: sembra avere stretto amicizia con celebri artisti e letterati e frequentato assiduamente la nobile famiglia bresciana dei Martinengo, quella degli Zacco, ma soprattutto il famoso circolo letterario di “Ca’ Venier”. Fu amica del Tintoretto, che ne fece il ritratto. Verso il 1580 si diede a opere di carità, fondando tra l’altro un ricovero per le “donne perdute”. Come risulta dai Necrologi del magistrato alla Sanità, nel 1591 la Franco morì di febbre all’età di 45 anni.

La vita della Franco fu celebrata in un libro, “The Honest Courtesan”, di Margareth Rosenthal. Da questo libro è stato poi tratto un film, “Dangerous Beauty” (1998), in cui Catherine McCormack interpreta Veronica Franco.

OPERE

Veronica Franco era una poetessa, le sue opere principali sono: le petrarcheggianti Terze rime, la cui prima edizione è dedicata al duca di Mantova e di Monferrato, hanno accenti personali, quasi sempre dettati da una contemplazione della natura nella quale la Franco ama proiettare la sua malinconia. Le lettere famigliari, che rispecchiano felicemente quel mondo di letterati e di nobili in cui la Franco viveva, hanno singolari doti di stile e anticipano un barocco assai suggestivo.

CITAZIONE DI VERONICA FRANCO

Per avere un’idea del pensiero di Veronica Franco riportiamo alcuni suoi versi:

Non so se voi stimiate lieve risco
entrar con una donna in campo armato;
ma io, benché ingannata, v’avvertisco
che ‘l mettersi con donne è da l’un lato
biasmo ad uom forte, ma da l’altro è poi
caso d’alta importanza riputato.
Quando armate ed esperte ancor siam noi,
render buon conto a ciascun uom potemo,
ché mani e piedi e core avem qual voi;
e se ben molli e delicate semo,
ancor tal uom, ch’è delicato, è forte;
e tal, ruvido ed aspro, è d’ardir scemo.
Di ciò non se ne son le donne accorte;
che se si risolvessero di farlo,
con voi pugnar porían fino a la morte.
E per farvi veder che ‘l vero parlo,
tra tante donne incominciar voglio io,
porgendo essempio a lor di seguitarlo.
(Terze Rime, XVI, vv. 58-75).

Non so se voi considerate un piccolo rischio entrare in guerra con una donna; ma io, benchè indotta in errore, vi avverto che mettersi contro le donne è da un lato un biasimo ad un uomo forte, ma dall’altro è poi ritenuto un caso di grande importanza. Quando siamo ancora armate ed esperte, possiamo fornire giustificazioni ad ogni uomo, poiché abbiamo mani, piedi e cuore uguali ai vostri; e sebbene siamo tenere e delicate, invece alcuni uomini delicati sono forti, altri, ruvidi e aspri, sono poco coraggiosi. Di ciò se ne sono accorte le donne, e se solo si decidessero di farlo, potrebbero scontrarsi con voi fino alla morte. E, per farvi vedere che dico la verità, tra tante donne voglio io cominciare, e dare un esempio da seguire.

FONTI

http://it.wikiquote.org/wiki/Veronica_Franco
http://it.wikipedia.org/wiki/Veronica_Franco
http://www.treccani.it/enciclopedia/veronica-franco_(Dizionario-Biografico)/

Greta Garbo

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Greta Garbo

Greta Garbo , nome originale Greta Lovisa Gustafsson , nata il 18 Settembre del 1905 a Stoccolma, è una delle star del cinema più famose, meglio conosciuta per i suoi personaggi enigmatici come Garbo stessa. Greta Gustafsson è cresciuta in povertà nei bassifondi di Stoccolma e ha cominciato la sua carriera da attrice grazie a un incontro con il regista Erik Petschler nel supermercato in cui lavorava. Dal 1922 al 1924 studiò presso il Royal Dramatic Theatre di Stoccolma e nel 1924 ebbe un ruolo importante nella Gösta Berlings Saga (“La storia di Gösta Berling”): a partire da quel momento l’ attrice sarà chiamata con il nome d’ arte “Garbo”, nome scelto dal regista Mauritz Stiller. Nel corso della sua carriera recitò in 24 film sotto contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer (MGM).

Greta impressionò i produttori per il suo grande talento nel recitare nei film muti. Per tutto il resto del decennio (1920-1930), Garbo è apparsa in famosi drammi romantici e ha spesso recitato con John Gilbert , con il quale era sentimentalmente coinvolta. Il successo della Garbo in questa fase della sua carriera si è basato non solo sulla sua immagine misteriosa, ma anche sull’ interesse pubblico riguardo alla vicenda Garbo-Gilbert.
La sua fama aumentò quando iniziò a recitare nei film sonori: il primo fu Anna Christie (1930)nel quale rivelò un tono di voce profondo e risonante che caratterizzò ancor più la sua immagine di donna dal fisico androgino. Grazie al secondo film sonoro in cui la Garbo recitò (Romance 1930), ottenne una nomination all’ Academy Award. Ebbe i ruoli principali in Mata Hari(1932) e La regina Cristina (1933) considerati scandalosi per il loro riferimento all’ erotismo e alla bisessualità. Garbo interpreta protagonisti contemporanei in Come tu mi vuoi (1932) e Il velo dipinto(1934), e quest’ultimo ricorda molto da vicino i triangoli amorosi dei film muti in cui recitava la Garbo nei primi periodi della sua carriera. I suoi tre film più noti del 1930 sono Anna Karenina (1935), Camille (1936), in cui, pur essendo malata durante la gran parte della produzione, la Garbo offre una delle sue performance più raggianti e interessanti. Infine ha recitato come protagonista nel film Ninotchka (1939) in cui si è dimostrata un artista-comica capace e con il quale ottenne un’altra nomination all’Oscar. Ninotchka è una delle commedie romantiche più celebri di Lubitsch. Il film è ambientato a Parigi: il governo sovietico, dopo la Rivoluzione russa, invia nella capitale francese tre agenti per rivendere i gioielli e i beni confiscati a tutti i nobili russi; tra questi vi sono anche i gioielli della nobildonna Swana, la quale dopo essersi trasferita a Parigi, incarica il proprio amante, il conte Leon, di riappropriarsene. Leon si avvicina ai tre uomini e fa sperimentare loro i piaceri della vita occidentale; il comportamento scandaloso dei tre arriva alle orecchie del governo russo, che invia loro la sua migliore ispettrice: Ninotchka. La donna però, una volta giunta a Parigi, si innamora di Leon e delle agiatezze della città. Swana, invidiosa di Ninotchka, riesce a rubare i suoi gioielli e ricatta la rivale: è disposta a consegnarle i gioielli in cambio del ritorno dell’ ispettrice e dei tre agenti a Mosca. Ninotchka accetta la proposta a malincuore per il bene della patria e una volta tornati,i quattro rimpiangono il periodo trascorso a Parigi; ma grazie a una missione a Costantinopoli, incontrano Leon che persuade i tre uomini ad aprire un ristorante russo: Ninotchka viene nuovamente inviata a controllarli, ma dopo averli raggiunti, ritrova Leon che la convince a restare con lui.
La struggente bellezza di Greta e il suo bisogno di privacy (“Voglio essere lasciata in pace”) l’ ha resa una leggenda. Inoltre viene ricordata per aver ridefinito l’ immagine della donna, come donna emancipata, in 28 film in cui recitò. Nel 1941 si allontanò dal mondo del cinema ritirandosi a vita privata. Morì il 15 aprile 1990 a New York.
http://www.gretagarbo.com/Offical_Website_of_Greta_Garbo/BIOGRAPHY.html
http://www.britannica.com/EBchecked/topic/225607/Greta-Garbo
http://it.wikipedia.org/wiki/Ninotchka