Guido Cavalcanti è un poeta fiorentino. Nasce a Firenze intorno al 1259 muore nel 1300. Appartenente a una delle famiglie più ricche e potenti di Firenze fu guelfo di parte bianca, ricoprì cariche pubbliche e partecipò ai violenti scontri che ci furono in quegli anni a Firenze tra Bianchi e Neri. Fu amico di Dante Alighieri, nel 1300 fu esiliato a Sarzana dove si ammalò, morì poco dopo il suo ritorno a Firenze.
Le fonti storiche contemporanee lo ricordano come uomo di studio e filosofo averroista e ateo.
Il suo canzoniere si compone di cinquantadue testi tra canzoni, ballate e sonetti.
Testi: Avete ’n vo’ li fior’ e la verdura; Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira; Biltà di donna e di saccente core; Tu m’hai sì piena di dolor la mente; Perché non fuoro a me gli occhi dispenti; Voi che per li occhi mi passaste ’l core; Noi siàn le triste penne isbigotite; O donna mia, non vedestù colui; Perch’i’ no spero di tornar giammai; In un boschetto trova’ pasturella.
testo | parafrasi |
Avete ’n vo’ li fior’ e la verdura e ciò che luce od è bello a vedere; risplende più che sol vostra figura: chi vo’ non vede, ma’ non pò valere. 5 In questo mondo non ha creatura sì piena di bieltà né di piacere; e chi d’amor si teme, lu’ assicura vostro bel vis’ a tanto ’n sé volere. Le donne che vi fanno compagnia 10 assa’ mi piaccion per lo vostro amore; ed i’ le prego per lor cortesia che qual più può più vi faccia onore ed aggia cara vostra segnoria, perché di tutte siete la migliore. |
Siete bella come i fiori e la natura e come ciò che splende ed è bello a vedersi; il vostro volto risplende più che il sole : chi non vi vede non può avere valore. In questo mondo non vi è creatura così piena di bellezza e piacere ; e chi ha paura di amore, il vostro bel viso lo rassicura a volerlo in sé. Le donne che sono in vostra compagnia per amore vostro mi piacciono molto ; e io le prego che per la loro cortesia quella che più può più vi renda onore e abbia cara la vostra signoria, perché di tutte siete la migliore. |
Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, che fa tremar di chiaritate l’âre e mena seco Amor, sì che parlare null’omo pote, ma ciascun sospira? 5 O Deo, che sembra quando li occhi gira, dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare: contanto d’umiltà donna mi pare, ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ ira. Non si poria contar la sua piagenza, 10 ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute, e la beltate per sua dea la mostra. Non fu s’ alta già la mente nostra e non si pose ’n noi tanta salute, che propiamente n’aviàn canoscenza |
Chi è costei che viene, tutti la ammirano, ella fa tremare l’aria di chiarezza e conduce con sé Amore, così che nessuno può parlare, ma ciascuno sospira ? O Dio, che sembra quando volge gli occhi, lo dica Amore che io non lo saprei dire : mi pare donna così umile che ogni altra paragonata a lei io la chiamo ira. Non si può dire la sua bellezza, perché a lei si inchina ogni nobile virtù, e la bellezza la mostra come sua dea. La nostra mente non fu così profonda e non avemmo tanta salute da poterne avere vera conoscenza. |
Biltà di donna e di saccente core e cavalieri armati che sien genti; cantar d’augelli e ragionar d’amore; adorni legni ’n mar forte correnti; 5 aria serena quand’ apar l’albore e bianca neve scender senza venti; rivera d’acqua e prato d’ogni fiore; oro, argento, azzuro ’n ornamenti: ciò passa la beltate e la valenza 10 de la mia donna e ’l su’ gentil coraggio, sì che rasembra vile a chi ciò guarda; e tanto più d’ogn’ altr’ ha canoscenza, quanto lo ciel de la terra è maggio. A simil di natura ben non tarda |
La bellezza di una donna e il cuore di un uomo saggio cavalieri armati che siano nobili ; il canto degli uccelli e i discorsi d’amore ; le belle navi che corrono veloci nel mare ; l’aria serena al sorgere del giorno e la neve bianca che scende senza vento la riva del fiume e un prato pieno di fiori ; l’oro, l’argento, l’azzurro dei gioielli : queste cose sono da meno della bellezza, del valore della mia donna e del suo nobile cuore sicché sembrano niente a chi le esamina ella ha tanto più valore di ogni altra donna quanto più il cielo è grande della terra A simile natura il bene non tarda a giungere. |
Tu m’hai sì piena di dolor la mente, che l’anima si briga di partire, e li sospir’ che manda ’l cor dolente mostrano agli occhi che non può soffrire. 5Amor, che lo tuo grande valor sente, dice: – E’ mi duol che ti convien morire per questa fiera donna, che nïente par che piatate di te voglia udire – . I’ vo come colui ch’è fuor di vita, 10che pare, a chi lo sguarda, ch’omo sia fatto di rame o di pietra o di legno, che si conduca sol per maestria e porti ne lo core una ferita che sia, com’ egli è morto, aperto segno. |
Tu mi hai così riempita di dolore la mente, che l’anima tenta di allontanarsi, e i sospiri che il cuore dolente emette mostrano alla vista che non può sopportare. Amore che sente la tua grande forza, dice “Provo dolore che devi morire a causa di questa crudele donna, che non sembra affatto che voglia avere pietà di te”. Io avanzo come uno privo di vita, che sembra, a chi lo osserva, che sia uomo fatto di rame o di pietra o di legno, che si regga solo per artificio meccanico e porti nel cuore una ferita che è segno evidente del fatto che egli è morto. |
Perché non fuoro a me gli occhi dispenti o tolti, sì che de la lor veduta non fosse nella mente mia venuta a dir: “Ascolta se nel cor mi senti” ? 5 Ch’una paura di novi tormenti m’aparve allor, s’ crudel e aguta, che l’anima chiamò: “Donna, or ci aiuta, che gli occhi ed i’ non rimagnàn dolenti!” Tu gli ha’ lasciati sì, che venne Amore 10 a pianger sovra lor pietosamente, tanto che s’ode una profonda voce la quale dice: “Chi gran pena sente guardi costui, e vedrà ’l su’ core che Morte ’l porta ’n man tagliato in croce”. |
Perché non mi si sono spenti o strappati gli occhi, cosicché attraverso la vista non fosse venuta a dirmi nella mente “Ascolta se nel cuore mi senti” ? che una paura di nuove sofferenze mi apparve allora così crudele e acuta, che l’anima chiamò “Donna, aiutaci ora, che gli occhi e io siamo dolenti !” Tu li hai lasciati così, che venne Amore a piangere sopra di loro con pietà tanto che si ode una voce che dal profondo dice “Chi ha grande pena guardi costui e vedrà il suo cuore che la Morte lo porta in mano tagliato in croce”. |
Voi che per li occhi mi passaste ’l core e destaste la mente che dormia, guardate a l’angosciosa vita mia, che sospirando la distrugge Amore. 5 E vèn tagliando di sì gran valore, che’ deboletti spiriti van via: riman figura sol en segnoria e voce alquanta, che parla dolore. Questa vertù d’amor che m’ha disfatto 10 da’ vostr’ occhi gentil’ presta si mosse: un dardo mi gittò dentro dal fianco. Si giunse ritto ’l colpo al primo tratto, che l’anima tremando si riscosse veggendo morto ’l cor nel lato manco. |
Voi che attraverso gli occhi siete arrivata al mio cuore e avete destato la mente che dormiva, guardate alla mia vita angosciosa, che Amore sospirando distrugge . Egli viene colpendo con tanta forza che i deboletti spiriti fuggono via rimane solo il corpo in potere (di Amore) e un po’ di voce che parla del dolore. Questa virtù d’amore che mi ha ucciso dai vostri begl’occhi si mosse veloce : mi scagliò una freccia nel fianco. Il colpo giunse a segno al primo lancio, cosicché l’anima tremando si svegliò vedendo morto il cuore nel fianco sinistro. |
Noi siàn le triste penne isbigotite, le cesoiuzze e ’l coltellin dolente, ch’avemo scritte dolorosamente quelle parole che vo’ avete udite. 5 Or vi diciàn perché noi siàn partite e siàn venute a voi qui di presente: la man che ci movea dice che sente cose dubbiose nel core apparite; le quali hanno destrutto sì costui 10 ed hannol posto sì presso a la morte, ch’altro non n’è rimaso che sospiri. Or vi preghiàn quanto possiàn più forte che non sdegn[i]ate di tenerci noi, tanto ch’un poco di pietà vi miri |
Noi siamo le tristi penne sbigottite, le cesoiette e il coltellino sofferenti che abbiamo scritto dolorosamente quelle parole che avete udito. Ora vi diciamo perché ce ne siamo andate e siamo venute da voi qui adesso : la mano che ci muoveva dice che sente cose paurose che sono comparse nel cuore ; cose che hanno così distrutto costui e a tal punto avvicinato alla morte, che non ne è rimasto altro che sospiri. Ora vi preghiamo con quanta più forza possiamo che vogliate tenerci con voi finché vi guardi un poco di pietà. |
O donna mia, non vedestù colui che ’n su lo core mi tenea la mano quando ti respondea fiochetto e piano per la temenza de li colpi sui? 5 E’ fu Amore, che, trovando noi, meco ristette, che venia lontano, in guisa d’arcier presto sorïano acconcio sol per uccider altrui. E’ trasse poi de li occhi tuo’ sospiri, 10 i qua’ me saettò nel cor sì forte, ch’i’ mi partì’ sbigotito fuggendo. Allor m’aparve di sicur la Morte, acompagnata di quelli martiri che soglion consumare altru’ piangendo. |
O donna mia, non vedesti quello che mi teneva sul cuore la mano quando ti rispondevo debole piano per il timore dei suoi colpi ? Quello era Amore, che, trovandoci, rimase con me, veniva da lontano, come un veloce arciere della Siria pronto solo a uccidere. Egli trasse dagli occhi i tuoi sospiri e li scagliò nel mio cuore con tale violenza, che io sbigottito mi allontanai fuggendo. Allora mi apparve proprio la Morte, accompagnata dalle sofferenze che consumano gli uomini nel pianto. |
Perch’i’ no spero di tornar giammai, ballatetta, in Toscana, va’ tu, leggera e piana, dritt’a la donna mia, che per sua cortesia ti farà molto onore. Tu porterai novelle di sospiri piene di doglie e di molta paura; ma guarda che persona non ti miri 10 che sia nemica di gentil natura: ché certo per la mia disaventura tu saresti contesa, tanto dal lei ripresa che mi sarebbe angoscia; dopo la morte, poscia, pianto e novel dolore Tu senti, ballatetta, che la morte mi stringe sì, che vita m’abbandona; e senti come ’l cor si sbatte forte 20 per quel che ciascun spirito ragiona. Tanto è distrutta già la mia persona, ch’i’ non posso soffrire: se tu mi vuoi servire, mena l’anima teco (molto di ciò ti preco) quando uscirà del core. Deh, ballatetta mia, a la tu’ amistate quest’anima che trema raccomando: menala teco, nella sua pietate, 30 a quella bella donna a cu’ ti mando. Deh, ballatetta, dille sospirando, quando le se’ presente: “Questa vostra servente vien per istar con voi, partita da colui che fu servo d’Amore “. Tu, voce sbigottita e deboletta ch’esci piangendo de lo cor dolente coll’anima e con questa ballatetta 40 va’ ragionando della strutta mente. Voi troverete una donna piacente, di sì dolce intelletto che vi sarà diletto starle davanti ognora. Anim’, e tu l’adora sempre, nel su’ valore |
Poiché io non spero più di tornare, ballatetta, in Toscana, va’ tu, leggera e semplice, dritta dalla mia donna che per la sua cortesia ti renderà molto onore. Tu porterai notizie di sospiri piene di dolore e di molta paura ma stai attenta che non ti veda chi sia nemico dell’animo nobile : perché certamente per mia sventura tu saresti osteggiata, e tanto biasimata che proverei angoscia ; poi, dopo la morte, ancora pianto e dolore. Tu ti accorgi, ballatetta, che la morte mi è così vicina che la vita mi abbandona ; e senti come il cuore si dibatte con violenza, per ciò che ciascuno spirito dice. La mia persona è distrutta a tal punto che io non posso sopportarlo: se mi vuoi servire, porta con te l’anima (di questo ti prego molto) quando uscirà dal cuore. Deh, ballatetta, alla tua amicizia raccomando quest’anima che trema: portala con te nel suo angoscioso stato, da quella bella donna a cui ti mando. Deh, ballatetta, dille sospirando, quando sarai da lei: “Questa vostra servitrice viene per stare con voi, partita da colui che fu servo di Amore” Tu voce sbigottita e debole che esci piangendo dal cuore dolente, con l’anima e con questa ballatetta va’ mentre parli della distrutta mente. E voi troverete una donna bella e dall’intelligenza così dolce che vi farà piacere starle sempre davanti. E tu, anima, adorala sempre nel suo valore. |
In un boschetto trova’ pasturella più che la stella – bella, al mi’ parere. Cavelli avea biondetti e ricciutelli, e gli occhi pien’ d’amor, cera rosata; con sua verghetta pasturav’ agnelli; [di]scalza, di rugiada era bagnata; cantava come fosse ’namorata: er’ adornata – di tutto piacere. D’amor la saluta’ imantenente 10 e domandai s’avesse compagnia; ed ella mi rispose dolzemente che sola sola per lo bosco gia, e disse: – Sacci, quando l’augel pia, allor disïa – ’l me’ cor drudo avere – . Po’ che mi disse di sua condizione e per lo bosco augelli audìo cantare, fra me stesso diss’ i’: – Or è stagione di questa pasturella gio’ pigliare – . Merzé le chiesi sol che di basciare 20 ed abracciar, – se le fosse ’n volere. Per man mi prese, d’amorosa voglia, e disse che donato m’avea ’l core; menòmmi sott’ una freschetta foglia, là dov’i’ vidi fior’ d’ogni colore; e tanto vi sent’o gioia e dolzore, che ’l die d’amore – mi parea vedere. |
In un boschetto trovai una pastorella bella, secondo me, più di una stella. Aveva capelli biondi e ricci, gli occhi pieni di amore e la pelle di rosa; con un rametto pascolava gli agnelli; era scalza e bagnata di rugiada; cantava come se fosse innamorata: adorna di ogni sorta di bellezza. Subito la salutai con amore e le chiesi se avesse compagnia; ed ella mi rispose dolcemente che da sola andava per il bosco, e disse “Sappi, che quando l’uccello cinguetta, allora il mio cuore desidera avere un amico”. Dopo che mi aveva detto la sua condizione e sentivo gli uccelli cantare nel bosco, fra me stesso dissi “Ora è tempo di avere piacere con questa pastorella”. Le chiesi la grazia di baciarla e abbracciarla, se lo volesse. Mi prese per mano, con amorosa voglia, e disse che mi aveva donato il cuore; mi condusse sotto un fresco albero, là vidi fiori di ogni colore; e provai tanto piacere e dolcezza, che mi pareva di vedere il dio dell’amore. |
Testi in Poeti del Duecento, volume 2 tomo 2 Dolce Stil Novo, a cura di Gianfranco Contini, Classici Ricciardi Mondadori, 1995.
Eccezionale!
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Grazie