Gerusalemme liberata di Torquato Tasso: Erminia, Tancredi e Clorinda canto III ottave 18-31 (testo e parafrasi)

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I personaggi protagonisti di questo canto sono Erminia, Clorinda e Tancredi.
Erminia è un personaggio inventato da Tasso. Principessa di Antiochia, Erminia è stata data come prigioniera di guerra a Tancredi, che l’ha però liberata. Lei se ne è innamorata e da quando a Gerusalemme è giunto l’esercito cristiano scruta dall’alto della torre della città il campo nemico per vedere il suo amato.
Clorinda è una guerriera persiana, quando indossa la corazza, come Bradamante nel Furioso, è irriconoscibile e sembra un guerriero. Fin da bambina ha disprezzato le attività femminili e si è dedicata alle arti marziali, è orgogliosa e poco incline al sentimento. Anche Clorinda è un’invenzione di Tasso.

Tancredi è invece un personaggio storico, cavaliere di origine normanna ma italiano di nascita, guidò alla Crociata un esercito di ventimila uomini dalla Puglia, Calabria e Sicilia, secondo la storia fu valoroso e impetuoso, morì giovane a trentacinque annni.
Tasso ne fa un innamorato triste con un destino tragico.
Nel primo canto Tancredi in un momento di riposo dalla battaglia vicino a una fonte vede Clorinda, armata, ma con il volto scoperto e se ne innamora senza speranza. Nel terzo canto Tancredi e Clorinda si incontrano di nuovo, questa volta si affrontano da nemici con le armi in pugno, ma Tancredi vuole rivelare alla donna il suo amore.

Canto III riassunto : All’alba l’esercito cristiano si mette in cammino e, col sole alto, giunge in vista di Gerusalemme.
Gioia e commozione si diffondono tra i soldati, nella città gli uomini si preparano alla battaglia.
Il re Aladino osserva dall’alto di una torre l’azione militare, gli è accanto Erminia, principessa di Antiochia.
Il primo guerriero a uscire dalla città incontro al nemico è Clorinda, va incontro a un drappello di soldati cristiani, che stanno tornando al campo con gli animali che hanno catturato. Clorinda e i suoi guerrieri assalgono i soldati cristiani, in loro aiuto va Tancredi.
Dall’alto della torre il re chiede a Erminia di riconoscere il guerriero, ed Erminia, che era stata prigioniera dei cristiani dopo la presa di Antiochia, riconosce subito Tancredi di cui si è innamorata. (ottave 18 -20)
Clorinda intanto va all’assalto di Tancredi. Questi le scalza l’elmo dalla testa. Tancredi alla vista della donna rimane immobile come un sasso, incapace di continuare il duello. Clorinda lo incalza e lo sfida. Deciso a lasciarsi uccidere il giovane decide di rivelare alla donna il suo amore e la invita ad affrontarlo lontano dalla mischia. (ottave 21-25)
Clorinda è pronta al duello « recata s’era in atto di battaglia già la guerriera, e già l’avea ferito », ma Tancre di le rivolge parole inaspettate e le offre il petto privo di difesa perché lo uccida, lui non vuole più vivere dal momento che lei lo vuole morto. (ottave 26-28)
I due vengono raggiunti dai soldati pagani in fuga, uno degli inseguitori, vedendo la chioma della donna, passandole a fianco sferra un colpo per colpirla al collo, Tancredi grida e con la spada la difende, ma il colpo non va del tutto a vuoto e sul bianco collo si apre una piccola ferita, tra i biondi capelli rosseggiano piccole gocce di sangue, come rubini su un gioiello d’oro.
Tancredi insegue il soldato, Clorinda si allontana con i suoi. (ottave 28-31)

testo parafrasi
18 Chi è dunque costui, che cosí bene
s’adatta in giostra, e fero in vista è tanto?»
A quella, in vece di risposta, viene
su le labra un sospir, su gli occhi il pianto.
Pur gli spirti e le lagrime ritiene,
ma non cosí che lor non mostri alquanto:
ché gli occhi pregni un bel purpureo giro
tinse, e roco spuntò mezzo il sospiro.19 Poi gli dice infingevole, e nasconde
sotto il manto de l’odio altro desio:
«Oimè! bene il conosco, ed ho ben donde
fra mille riconoscerlo deggia io,
ché spesso il vidi i campi e le profonde
fosse del sangue empir del popol mio.
Ahi quanto è crudo nel ferire! a piaga
ch’ei faccia, erba non giova od arte maga.20 Egli è il prence Tancredi: oh prigioniero
mio fosse un giorno! e no ’l vorrei già morto;
vivo il vorrei, perch’in me desse al fero
desio dolce vendetta alcun conforto.»
Cosí parlava, e de’ suoi detti il vero
da chi l’udiva in altro senso è torto;
e fuor n’uscí con le sue voci estreme
misto un sospir che ’ndarno ella già preme.

21 Clorinda intanto ad incontrar l’assalto
va di Tancredi, e pon la lancia in resta.
Ferírsi a le visiere, e i tronchi in alto
volaro e parte nuda ella ne resta;
ché, rotti i lacci a l’elmo suo, d’un salto
(mirabil colpo!) ei le balzò di testa;
e le chiome dorate al vento sparse,
giovane donna in mezzo ’l campo apparse.

22 Lampeggiàr gli occhi, e folgoràr gli sguardi,
dolci ne l’ira; or che sarian nel riso?
Tancredi, a che pur pensi? a che pur guardi?
non riconosci tu l’altero viso?
Quest’è pur quel bel volto onde tutt’ardi;
tuo core il dica, ov’è il suo essempio inciso.
Questa è colei che rinfrescar la fronte
vedesti già nel solitario fonte.

23 Ei ch’al cimiero ed al dipinto scudo
non badò prima, or lei veggendo impètra;
ella quanto può meglio il capo ignudo
si ricopre, e l’assale; ed ei s’arretra.
Va contra gli altri, e rota il ferro crudo;
ma però da lei pace non impetra,
che minacciosa il segue, e: «Volgi» grida;
e di due morti in un punto lo sfida.

24 Percosso, il cavalier non ripercote,
né sí dal ferro a riguardarsi attende,
come a guardar i begli occhi e le gote
ond’Amor l’arco inevitabil tende.
Fra sé dicea: «Van le percosse vote
talor, che la sua destra armata stende;
ma colpo mai del bello ignudo volto
non cade in fallo, e sempre il cor m’è colto.»

25 Risolve al fin, benché pietà non spere,
di non morir tacendo occulto amante.
Vuol ch’ella sappia ch’un prigion suo fère
già inerme, e supplichevole e tremante;
onde le dice: «O tu, che mostri avere
per nemico me sol fra turbe tante,
usciam di questa mischia, ed in disparte
i’ potrò teco, e tu meco provarte.

26 Cosí me’ si vedrà s’al tuo s’agguaglia
il mio valore.» Ella accettò l’invito:
e come esser senz’elmo a lei non caglia,
gía baldanzosa, ed ei seguia smarrito.
Recata s’era in atto di battaglia
già la guerriera, e già l’avea ferito,
quand’egli: «Or ferma,» disse «e siano fatti
anzi la pugna de la pugna i patti.»

27 Fermossi, e lui di pauroso audace
rendé in quel punto il disperato amore.
«I patti sian,» dicea «poi che tu pace
meco non vuoi, che tu mi tragga il core.
Il mio cor, non piú mio, s’a te dispiace
ch’egli piú viva, volontario more:
è tuo gran tempo, e tempo è ben che trarlo
omai tu debbia, e non debb’io vietarlo.

28 Ecco io chino le braccia, e t’appresento
senza difesa il petto: or ché no ’l fiedi?
vuoi ch’agevoli l’opra? i’ son contento
trarmi l’usbergo or or, se nudo il chiedi.»
Distinguea forse in piú duro lamento
i suoi dolori il misero Tancredi,
ma calca l’impedisce intempestiva
de’ pagani e de’ suoi che soprarriva.

29 Cedean cacciati da lo stuol cristiano
i Palestini, o sia temenza od arte.
Un de’ persecutori, uomo inumano,
videle sventolar le chiome sparte,
e da tergo in passando alzò la mano
per ferir lei ne la sua ignuda parte;
ma Tancredi gridò, che se n’accorse,
e con la spada a quel gran colpo occorse.

30 Pur non gí tutto in vano, e ne’ confini
del bianco collo il bel capo ferille.
Fu levissima piaga, e i biondi crini
rosseggiaron cosí d’alquante stille,
come rosseggia l’or che di rubini
per man d’illustre artefice sfaville.
Ma il prence infuriato allor si strinse
adosso a quel villano, e ’l ferro spinse.

31 Quel si dilegua, e questi acceso d’ira
il segue, e van come per l’aria strale.
Ella riman sospesa, ed ambo mira
lontani molto, né seguir le cale,
ma co’ suoi fuggitivi si ritira:
talor mostra la fronte e i Franchi assale
or si volge or rivolge, or fugge or fuga,
né si può dir la sua caccia né fuga.

Chi è dunque costui che così bene
si prepara all’attacco e appare tanto feroce ?
A quella invece della risposta sulla bocca
viene un sospiro e sugli occhi il pianto.
Trattiene le lacrime e i sospiri,
ma non tanto da non mostrarli in parte :
perché gli occhi le si arrossarono intorno
ed emise un roco sospiro.Poi gli dice fingendo e nascondendo
sotto l’odio un altro desiderio :
Oimé ! Lo conosco bene, e ho ben motivo
di riconoscerlo tra mille, perché spesso l’ho visto riempire
i campi e le fosse del sangue del mio popolo.
Ahi quanto è crudele nel ferire ! Nessuna ferita
che egli faccia può essere curata con erba o arte magica.

Egli è il principe Tancredi: oh come vorrei
che fosse mio prigioniero un giorno!
E non lo vorrei morto; lo vorrei vivo, per poter placare
il feroce desiderio con una dolce vendetta.
Così parlava, e il vero significato delle sue
parole è frainteso da chi la ascoltava ;
e mescolato con le sue ultime parole
uscì un sospiro inutilmente represso.

Clorinda intanto va all’assalto
di Tancredi, e mette la lancia in resta.
Si colpiscono sulle visiere e i pezzi
volano via e in parte rimane scoperta ;
perché, rotte le cinghie, egli le fece volare via
dalla testa con un mirabile colpo l’elmo ;
e con i biondi capelli sparsi al vento
apparve in mezzo al campo la giovane donna.

Lampeggiarono gli occhi , gli sguardi folgorarono,
erano dolci nell’ira, come sarebbero nel riso ?
Tancredi che pensi ?, che guardi ?
Non riconosci l’orgoglioso viso ?
Questo è proprio quel bel volto per cui tutto ardi ;
risponda il tuo cuore, dove la sua immagine è incisa.
Questa è quella che hai incontrato
mentre si rinfrescava presso la solitaria fonte.

Egli che prima non aveva fatto caso all’elmo
e allo scudo dipinto ora vedendola si fa di pietra ;
ella meglio che può si ricopre il capo nudo
e l’assale ; ed egli arretra.
Va incontro agli altri e rotea l’arma crudele,
ma non chiede pace a lei,
che lo insegue minacciosa e gli grida  “Voltati”;
e lo sfida a morire nello stesso momento due volte .

Colpito il cavaliere non colpisce,
né si preoccupa di difendersi dall’arma,
ma guarda i begli occhi e il volto
da cui Amore tende il suo arco inevitabile.
Fra sé diceva “I suoi colpi a volte vanno a vuoto,
quando colpisce con la mano destra,
mai nessun colpo del bel volto scoperto
fallisce il segno e sempre mi colpisce il cuore.

Infine decide, sebbene non speri pietà,
di non morire tacendo il suo amore.
Vuole che ella sappia che ferisce un suo prigioniero
già inerme, supplichevole e tremante ;
perciò le dice ” O tu, che sembri avere solo me
come nemico tra tanti cavalieri,
usciamo dalla mischia e in disparte
potremo affrontarci in duello.

Così si vedrà meglio se il tuo valore
è pari al mio. Ella accettò l’invito:
e come se non le importi di essere senza elmo
andava avanti coraggiosa, ed egli la seguiva smarrito.
La guerriera si era già disposta alla battaglia
e già l’aveva ferito
quando lui disse “Fermati,
e prima dello scontro stabiliamo i patti”.

Si fermò e il disperato amore
lo trasformò da pauroso in audace.
” I patti siano che poiché tu non vuoi
pace con me, che tu mi strappi il cuore:
Il mio cuore non più mio, se a te non piace
che viva, vuole morire:
da tanto tempo è tuo, ed è tempo ormai
che tu lo prenda e che io non lo impedisca.

Ecco io abbasso le braccia e ti presento
il petto senza difesa: perché non colpisci?
Vuoi che ti aiuti? Sono contento di
togliermi adesso la corazza, se lo vuoi nudo.
Forse avrebbe parlato ancora
del suo dolore, il povero Tancredi,
ma una folla improvvisa
di soldati pagani e cristiani glielo impedisce.

Arretravano cacciati dal drappello cristiano
gli Arabi, o per paura o per inganno.
Uno degli inseguitori, uomo senza umanità,
vide sventolare i capelli sparsi della donna,
e da dietro nel passare alzò la mano
per ferirla nella parte nuda,
ma Tancredi gridò, lei se ne accorse
e con la spada si difese dal colpo.

Tuttavia non andò del tutto a vuoto il colpo
e vicino al bianco collo le ferì il bel capo.
Fu una ferita lievissima, e i capelli biondi
rosseggiarono di tante gocce,
come l’oro che brilla per i rubini
del bravo artigiano.
Ma il principe furioso si avvicinò
addosso a quel vigliacco e lo colpì.

Quello fugge e questi infuriato
lo insegue e vanno via come frecce nell’aria.
Ella rimane ferma, e li guarda entrambi
mentre vanno lontano e non si preoccupa di inseguirli.
Ma si ritira con i suoi soldati :
a volte si rivolge verso i Franchi e li assale
a volte si ritira e poi di nuovo assale, ora fugge
ora mette in fuga, e non si può dire se la sua sia
una fuga o un attacco.