La coscienza di Zeno: La storia del mio matrimonio

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Nell’anno successivo alla morte del padre Zeno si sposa. Conosciuto un ricco commerciante, Giovanni Malfenti, alter ego del padre appena morto, Zeno comincia a frequentarne la casa e le quattro figlie, Ada, Augusta, Alberta e Anna, di cui tre in età da marito.
Dopo una lunga e tortuosa vicenda Zeno sposerà Augusta, proprio quella delle tre che giudica brutta e non gli piace.
Il capitolo è comico e rivela l’inettitudine del protagonista e i suoi sforzi di evitare in tutti i modi delusioni e sconfitte. In questo brano Zeno, ante litteram del Jake dei Blues Brothers con le sue strampalate scuse, non si cura del male che procura alla donna e continua imperterrito per la sua strada di puro egoismo.

Venne finalmente il giorno del mio matrimonio e proprio quel giorno ebbi un’ultima esitazione. Avrei dovuto essere dalla sposa alle otto del mattino, e invece alle sette e tre quarti mi trovavo ancora a letto fumando rabbiosamente e guardando la mia finestra su cui brillava, irridendo, il primo sole che durante quell’inverno fosse apparso. Meditavo di abbandonare Augusta! Diveniva evidente l’assurdità del mio matrimonio ora che non m’importava piú di restar attaccato ad Ada. Non sarebbero mica avvenute di grandi cose se io non mi fossi presentato all’appuntamento! Eppoi: Augusta era stata una sposa amabile, ma non si poteva mica sapere come si sarebbe comportata la dimane delle nozze. E se subito m’avesse dato della bestia perché m’ero lasciato prendere a quel modo? Per fortuna venne Guido, ed io, nonché resistere, mi scusai del mio ritardo asserendo di aver creduto che fosse stata stabilita un’altra ora per le nozze. Invece di rimproverarmi, Guido si mise a raccontare di sé e delle tante volte ch’egli, per distrazione, aveva mancato a degli appuntamenti. Anche in fatto di distrazione egli voleva essere superiore a me e dovetti non dargli altro ascolto per arrivare a uscir di casa. Cosí avvenne che andai al matrimonio a passo di corsa. Arrivai tuttavia molto tardi. Nessuno mi rimproverò e tutti meno la sposa s’accontentarono di certe spiegazioni che Guido diede in vece mia. Augusta era tanto pallida che persino le sue labbra erano livide. Se anche non potevo dire di amarla, pure è certo che non avrei voluto farle del male. Tentai di riparare e commisi la bestialità d’attribuire al mio ritardo ben tre cause. Erano troppe e raccontavano con tanta chiarezza quello ch’io avevo meditato là nel mio letto, guardando il sole invernale, che si dovette ritardare la nostra partenza per la chiesa onde dar tempo ad Augusta di rimettersi. All’altare dissi di sí distrattamente perché nella mia viva compassione per Augusta stavo escogitando una quarta spiegazione al mio ritardo e mi pareva la migliore di tutte. Invece, quando uscimmo dalla chiesa, m’accorsi che Augusta aveva ricuperati tutti i suoi colori. Ne ebbi una certa stizza perché quel mio sí non avrebbe mica dovuto bastare a rassicurarla del mio amore. E mi preparavo a trattarla molto rudemente se si fosse rimessa da tanto da darmi della bestia perché m’ero lasciato prendere a quel modo. Invece, a casa sua, approfittò di un momento in cui ci lasciarono soli, per dirmi piangendo: – Non dimenticherò mai che, pur non amandomi, mi sposasti. Io non protestai perché la cosa era stata tanto evidente che non si poteva. Ma, pieno di compassione, l’abbracciai. Poi di tutto questo non si parlò piú fra me ed Augusta perché il matrimonio è una cosa ben piú semplice del fidanzamento. Una volta sposati non si discute piú d’amore e, quando si sente il bisogno di dirne, l’animalità interviene presto a rifare il silenzio. Ora tale animalità può essere divenuta tanto umana da complicarsi e falsificarsi ed avviene che, chinandosi su una capigliatura femminile, si faccia anche lo sforzo di evocarvi una luce che non c’è. Si chiudono gli occhi e la donna diventa un’altra per ridivenire lei quando la si abbandona. A lei s’indirizza tutta la gratitudine e maggiore ancora se lo sforzo riuscí. È per questo che se io avessi da nascere un’altra volta (madre natura è capace di tutto!) accetterei di sposare Augusta, ma mai di promettermi con lei.