Ermetismo

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L’Ermetismo è una corrente letteraria italiana degli anni Trenta del Novecento. Il nome fu utilizzato dal critico Francesco Flora in un saggio del 1936 “La poesia ermetica” in cui esprimeva un giudizio negativo sulla poetica simbolista di Mallarmé e Valéry e sulla poesia dei poeti italiani che avevano seguito quella poetica, in particolare Ungaretti.
L’ermetismo è la stagione simbolista della poesia italiana.
A Firenze si pubblicano le principali riviste su cui scrivono gli ermetici: “Il frontespizio” “Campo di Marte”, le raccolte più significative sono: “Isola” di Gatto e “La barca” di Mario Luzi, pubblicate nei primi anni Trenta. Negli stessi anni anche le raccolte di alcuni dei maggiori poeti del periodo “Sentimento del Tempo” di Ungaretti “Oboe sommerso” di Quasimodo, “Le occasioni” di Montale, “Parole” di Saba sono riconducibili all’esperienza simbolista europea e quindi all’ermetismo.
La poesia ermetica non può essere parafrasata, né esposta in un discorso logico, appare oscura e incomprensibile. Nelle poesie ermetiche si trovano analogie e simboli oscuri, memorie e racconti indeterminati nel tempo e nello spazio, solitarie meditazioni. I sostantivi sono assoluti, ovvero non introdotti dall’articolo, i plurali indeterminati, gli aggettivi insoliti e incongrui, il lessico raro e prezioso, i nessi sintattici ambigui, la figura retorica più ricorrente è l’analogia. I versi sono liberi, il metro più utilizzato rimane il tradizionale endecasillabo.
Gli ermetici, come i simbolisti, credono che la poesia sia tramite per l’oltre, creatrice di una realtà altra più vera. I temi sono il disagio esistenziale, la ricerca di senso, la memoria, l’assenza e l’attesa, che hanno significati diversi, attesa e assenza di persone, spesso donne, luoghi, ma anche assenza e attesa della felicità o di un’illuminazione divina, nei poeti religiosi.
I poeti ermetici rifiutano la storia, l’impegno politico, si rinchiudono nella cosiddetta “torre d’avorio”. La rivendicazione dell’autonomia dell’arte e l’identificazione della vita con la letteratura (“Letteratura come vita” è il titolo di un saggio di Carlo Bo, che esponeva i principi teorici di questa poetica) era un modo per sottrarsi alla necessità di prendere posizione di fronte al fascismo e allo stesso tempo per sfuggire al controllo che il fascismo esercitava su tutte le manifestazioni culturali e intellettuali. L’Ermetismo si conclude nel 1945, in coincidenza con la fine della Seconda Guerra Mondiale.

L’isola, di Giuseppe Ungaretti
Appartiene alla raccolta “Sentimento del tempo”, del 1933, nella sezione “La fine di Crono”, che raccoglie poesie scritte fra il 1925 e il 1931.

A una proda ove sera era perenne
di anziane selve assorte, scese,
e s’inoltrò
e lo richiamò rumore di penne
ch’erasi sciolto dallo stridulo
batticuore dell’acqua torrida,
e una larva (languiva
e rifioriva) vide;
ritornato a salire vide
ch’era una ninfa e dormiva
ritta abbracciata a un olmo.

In sé da simulacro a fiamma vera
errando, giunse a un prato ove
l’ombra negli occhi s’addensava
delle vergini come
sera appié degli ulivi;
distillavano i rami
una pioggia pigra di dardi,
qua pecore s’erano appisolate
sotto il liscio tepore,
altre brucavano
la coltre luminosa;
le mani del pastore erano un vetro
levigato da fioca febbre.

Testo oscuro e polisenso che vuole forse significare l’arrivo del misterioso personaggio della poesia a un’isola, simbolo fantastico, indeterminato nel tempo e nello spazio. Oscurità e luce, silenzio, fremiti e immagini fantastiche accolgono il misterioso visitatore in un’atmosfera languida ed evanescente. Quello descritto è un luogo dove ci si isola, un luogo solitario, appartato. Luogo di pace, di silenzio “selve assorte”, “pioggia pigra” dove il poeta incontra quelle che sono le figurazioni simboliche dei suoi sentimenti e desideri profondi. Il pastore è il poeta che con le sue fragili mani di vetro crea le immagini poetiche. La poesia presenta numerosi topoi della tradizione letteraria classica: le ninfe, il pastore, il paesaggio arcadico sereno e innocente e di quella simbolista: il frullo d’ali rivelatore di una presenza, l’immaginario irreale e metaforico, l’analogia “batticuore dell’acqua”, la sinestesia “liscio tepore”.