Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo Medici

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Bacco e Arianna, Tiziano, National Gallery Londra

Bacco e Arianna, Tiziano, National Gallery Londra

Lorenzo de’ Medici, conosciuto come  il Magnifico, il più famoso dei Medici, era figlio di Piero il Gottoso e di Lucrezia Tornabuoni e nipote di Cosimo il Vecchio, nato   nel 1449, muore nel 1492. Fu un grande mecenate e alla sua corte ospitò e protesse pittori, Piero e Antonio Pollaiuolo, Andrea del Verrocchio, Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Michelangelo Buonarroti,   poeti, Angelo Poliziano e Luigi Pulci, e filosofi, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Abile politico e amante delle arti, Lorenzo fu anche poeta.
link: Lorenzo de’ Medici (wikipedia)
link: Lorenzo de’ Medici (Enciclopedia Treccani)

Il suo testo più noto è il Trionfo di Bacco e Arianna, un canto carnascialesco, ovvero canzone di carnevale. Nelle feste del carnevale  le mascherate, che rappresentavano divinità mitologiche, personificazioni di virtù e mestieri degli uomini, erano accompagnate da canzoni a ballo cantate da uomini mascherati da donne e fanciulli, che descrivevano i trionfi, se la mascherata rappresentava una divinità o una virtù, e i carri, se si trattava di un mestiere. link: canti carnascialeschi (Enciclopedia Treccani)
I canti hanno forma metrica simile alla ballata con un ritornello che si ripete ad ogni strofa.
Nel Trionfo  di Bacco viene descritto il corteo di ninfe e  satiri  che accompagnano il dio Bacco e Arianna, la giovane principessa cretese abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso  e consolata dal dio innamorato di lei. Nel ritornello ricorre il tema della fugacità e labilità del tempo e l’invito a cogliere l’attimo, a essere felici e spensierati perché il futuro è incerto e vago.

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Quest’è Bacco e Arïanna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ’l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia
di doman non c’è certezza.

Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate:
non può fare a Amor riparo
se non gente rozze e ingrate:
ora, insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio, è ebbro e lieto,
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.

Chi vuol esser lieto sia
di doman non c’è certezza.

Mida vien drieto a costoro
ciò che tocca oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi siam, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Donne e giovinetti amanti
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c’ha a esser, convien sia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

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