L’Illuminismo

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Gli scrittori inglesi del diciottesimo secolo parlano di Illuminismo, per indicare un movimento e un periodo storico, che si estende per tutto il secolo. L’Illuminismo ha inizio in Inghilterra verso la fine del Seicento con la Gloriosa Rivoluzione e gli scritti di Locke e Bayle, la sua fine viene solitamente collocata nel 1776 con la Dichiarazione d’Indipendenza americana  o nel 1789 con la Rivoluzione Francese. Nel corso del Settecento, soprattutto in Francia e in Inghilterra, si svilupparono gli ideali propri dell’Illuminismo. Tutte le nazioni europee diedero importanti contributi al movimento.

Che cos’è l’Illuminismo
L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso” Questa è una citazione dall’articolo di Kant Che cos’è l’illuminismo, uscito nel 1784 sulla Rivista mensile di Berlino, nel quale Kant evidenzia la carica emancipatrice del movimento e valorizza l’uso autonomo della ragione. Minorità è infatti l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Questo stato di minorità è imputabile a se stesso perché l’uomo non ha coraggio di usare autonomamente il proprio intelletto. Kant afferma: “Sapere aude”, cioè “abbi il coraggio di conoscere”.

I fini pratici della ragione e la “metafora della luce”
Gli illuministi affermano che la ragione umana non basta a se stessa per conoscere e la richiamano ad osservare i dati empirici. Lo scopo della riflessione e dell’indagine scientifica è l’utilità pratica, cioè i benefici che tali elaborazioni possono offrire alla società. Gli intellettuali del Settecento, che si sentivano partecipi di un periodo di grandi cambiamenti, celebravano i traguardi raggiunti attraverso la “metafora della luce”: la luce della ragione scaccia le tenebre dell’ignoranza.

Philosophie
In Francia la cultura degli illuministi prende il nome di philosophie e philosophes si appellarono i suoi esponenti. I philosophes condividevano il modo di concepire e praticare l’attività intellettuale e di intendere la funzione sociale del filosofo. Sostenevano che la guida della filosofia doveva essere la filantropia, l’amore per l’uomo, il loro scopo era di contribuire alla felicità degli uomini. L’uomo e il mondo erano gli oggetti del sapere, i valori e gli obiettivi erano mondani e umani. I problemi religiosi furono messi da parte e furono sostituiti dal problema della giustizia tra gli uomini e della felicità sulla terra.

La critica alla società
Ogni aspetto della realtà fu messo in discussione. In particolare furono criticate l’autorità, la tradizione e gli antichi modelli di comportamento. Denis Diderot afferma nell’Enciclopedia: “bisogna esaminare tutto, buttare all’aria tutto, senza eccezioni e senza riguardi”. Sulle basi di tale ideale si svilupparono il deismo come critica alla Chiesa e il dispotismo illuminato come riforma dello Stato assolutistico.
Il deismo, orientamento di pensiero nato in Inghilterra, riconosceva l’esistenza di un Dio come principio creatore e ordinatore del mondo e assunse tra il XVII e il XVIII un significato polemico contro le religioni storiche, le chiese, contro l’idea di rivelazione o di mistero, in nome della ragione e della libertà di coscienza. La cultura dei Lumi, deistica, atea e materialistica, attaccò le istituzioni ecclesiastiche, ne contestò i privilegi e il potere e imputò alla Chiesa la responsabilità dell’ignoranza popolare che frenava il progresso sociale.
In ambito politico il movimento illuminista si contraddistinse per un comune ideale riformatore che si incarnò nel dispotismo illuminato. Il dispotismo illuminato prevedeva l’accettazione dell’assolutismo come forma di governo e la collaborazione tra illuministi e monarchi per la realizzazione delle riforme.

Una nuova idea di Stato
La visione illuministica della politica si fondava sul giusnaturalismo contrattualista. Il giusnaturalismo è una tendenza di pensiero fondata su due principi: l’esistenza per ogni uomo di un diritto naturale e la superiorità del diritto naturale rispetto al diritto positivo, cioè il diritto prodotto dall’uomo che si deve basare sul diritto naturale. Il giusnaturalismo è detto contrattualista perché sostiene che lo Stato deve nascere da un contratto tra i singoli uomini, che decidono di uscire dallo stato di natura – dove sono eguali e liberi, ma privi di garanzie – e di formare una società civile sottomettendosi volontariamente a un potere sovrano. In questa prospettiva nasce una concezione di Stato opposta a quella fino ad allora tradizionale: lo Stato si fonda sul dovere del sovrano di rispettare e proteggere i diritti dell’individuo. Si afferma la consapevolezza che per tutelare gli individui è necessario regolare, limitare e controllare il potere del sovrano. Vengono elaborate quindi le teorie della sovranità della legge e della divisione dei poteri.

Il cosmopolitismo
Gli illuministi si dichiarano cosmopoliti ovvero“cittadini del mondo”. Questa idea, già conosciuta e diffusa nel mondo antico greco e latino, ritorna in auge nel Settecento. Il cosmopolitismo illuministico, erede dell’antico, si richiama al principio dell’universalità della natura e della ragione umana, all’esistenza di una legge naturale comune a tutti gli uomini postulata dal giusnaturalismo, all’idea della fratellanza e uguaglianza di tutti gli uomini. Gli illuministi criticano il concetto di patria, denunciando la sua natura utilitaristica ed egoistica “Tale è dunque la condizione umana, che desiderare la grandezza del proprio paese è desiderare il male dei propri vicini. Chi volesse che la propria patria non fosse mai né più grande né più piccola, né più ricca né più povera, sarebbe cittadino dell’universo.” (Patria in Dizionario filosofico, Voltaire)

La circolazione delle idee
L’illuminismo ebbe come centro principale la Francia, ma si diffuse in tutta Europa nel XVIII secolo grazie a svariati canali comunicativi. Giocarono un ruolo importante le istituzioni culturali e i nuovi luoghi della socialità borghese come le accademie, le società scientifiche e i caffè, insieme a novità come la stampa periodica e il mercato librario. In questo contesto nacque l’opinione pubblica che assunse sempre più potere di fronte ai governi. All’opinione pubblica si rivolgevano i massimi esponenti dell’illuminismo che volevano dare vita a una coscienza collettiva, e che partecipavano alla “vita activa”, cioè alla vita politica e sociale.

Voltaire e Montesquieu
Tra i maggiori esponenti dell’illuminismo francese ve ne furono due che manifestarono un forte legame con la cultura inglese: Voltaire e Montesquieu. Voltaire si impegnò nella lotta contro il dogmatismo e il fanatismo religioso per diffondere il valore della tolleranza e contestare ogni forma di potere arbitrario. Indicò inoltre le prospettive riformatrici nell’organizzazione della convivenza sociale. Tra le sue opere politiche più importanti troviamo il Trattato sulla tolleranza, scritto tra il 1761 e il 1763, che si inspirò a un caso di fanatismo religioso avvenuto in quegli anni in Francia: Jean Calas, un commerciante ugonotto, fu torturato e condannato a morte per motivi religiosi, mentre la famiglia fu esiliata e privata di tutti i beni.
L’opera più famosa di Voltaire è il Candido pubblicato nel 1759. Candido è un giovane che vive in Vestfalia nel castello del barone di Thunder-den-Tronckht insieme alla figlia del barone, Cunegonda, di cui Candido è innamorato, e al suo maestro Pangloss. Candido, scoperto mentre bacia Cunegonda, viene cacciato da castello. Hanno inizio le sue straordinarie avventure in giro per il mondo alla ricerca di Cunegonda che era stata rapita. La trama è molto complessa, ricca di bizzarri episodi e avventure di ogni genere. I tre protagonisti sono spesso alle prese con disgrazie e sciagure. Particolare in questo romanzo è infatti la visione pessimistica di Voltaire, in contrasto con l’ottimismo che era attribuito agli illuministi.
Montesquieu invece ideò una teoria costituzionale di enorme importanza, tanto da influenzare la politica e le scelte politiche di tutti gli stati europei negli anni a venire. Tale teoria era la teoria della divisione dei poteri, legislativo, esecutivo, giudiziario, all’interno dello stato, che venne descritta nell’opera Lo spirito delle leggi del 1748. In ambito narrativo bisogna ricordare le Lettere persiane, scritte nel 1721. Queste lettere sono una satira rivolta alla società francese, criticata nei suoi usi e costumi dai due giovani protagonisti persiani, Usbek e Rica, che in visita a Parigi raccontano ai loro amici in Persia quello che vedono e fanno.

Encyclopédie
L’opera venne scritta tra il 1751 e il 1766. La progettazione dell’Encyclopédie fu affidata a Diderot e D’Alembert coadiuvati da quasi duecento intellettuali di varia estrazione sociale e culturale e che comprendevano anche i nomi più rappresentativi dell’Illuminismo. La Chiesa e la Monarchia ostacolarono la realizzazione dell’Enciclopedia perché diffondeva idee che minacciavano la loro autorità. I volumi dell’enciclopedia presentavano infatti un carattere eterodosso percepito come una minaccia per le due istituzioni. Lo scopo dell’ Enciclopedia era di trasmettere la conoscenza fino allora raggiunta dall’uomo e di diffondere le nuove idee degli illuministi.

Jean Jacques Rousseau
Illuminista originale e solitario Rousseau interruppe la collaborazione intellettuale con gli illuministi dell’Enciclopedia intorno alla metà del Settecento. Nel 1762 pubblicò le sue riflessioni politiche nel Contratto sociale. In questo scritto Rousseau elabora un modello di società politica fortemente democratica, in cui la sovranità è attribuita a tutti i cittadini dello Stato, le colonne portanti di questo modello sono l’uguaglianza e la libertà dei cittadini. Rousseau si ispirava alle città a democrazia diretta del mondo antico e proponeva un modello di organizzazione sociale fortemente innovativo.

Le scuole economiche
Nel Settecento nascono alcune diverse scuole di pensiero economico: la fisiocrazia e il liberismo. I fisiocrati, Francois Quesnay, sostenevano la superiorità del settore agricolo, ritenuto l’unico capace di produrre vera ricchezza, su tutti gli altri e si battevano contro i mercantilisti che erano protezionisti, per l’abbattimento dei dazi sui cereali e delle dogane. I liberisti, Adam Smith, David Ricardo, sostenevano che il progresso deriva dalla libera iniziativa privata e accusavano il precedente sistema feudale e le politiche mercantiliste degli antichi regimi. Il loro programma era incentrato sugli interessi della borghesia, sulla proprietà privata, sulla libera iniziativa economica e il libero scambio.

L’Illuminismo in Italia
L’Illuminismo si diffuse ampiamente anche in Italia. A Milano nacque l’Accademia dei Pugni sotto la direzione di Pietro Verri, che tra il 1764 e il 1766 pubblicò il periodico Il Caffè. Un milanese, Cesare Beccaria, membro dell’Accademia dei Pugni, scrisse il testo più rappresentativo dell’Illuminismo italiano, Dei delitti e delle pene del 1764, nel quale trattò i temi della tortura, della pena di morte e individuò i fondamenti del diritto penale moderno. L’altro principale centro dell’Illuminismo italiano fu Napoli dove vissero e operarono Giannone, Genovesi, Filangieri e altri importanti illuministi, che si occuparono di diritto ed economia.

(fonte: Illuminismo in Dizionario di storia, Treccani, 2010)

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