Vita Nuova di Dante Alighieri: testi

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Il significato del titolo
La Vita nuova inizia come se fosse un diario, il diario di un giovane che ripercorre le tappe dell’ esperienza fondamentale della sua vita : l’amore. Il titolo del libro Vita nuova è spiegato dal poeta nel primo capitolo. Inutile dire che la vita nova inizia quando Dante incontra Beatrice e se ne innamora; nei due successivi capitoli Dante racconta del suo primo e secondo incontro con Beatrice, avvenuti rispettivamente all’età di nove e diciotto anni.
capitolo I
” In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”.

Il primo incontro a nove anni e il secondo  a diciotto.
Al momento del loro primo incontro Dante è al termine del nono anno di vita e Beatrice all’inizio.
Quando incontra Beatrice, Dante prova un profondo turbamento e sente una voce interiore che gli dice che un dio è divenuto suo padrone e che a lui è apparsa la sua beatitudine : Beatrice.
capitolo II
“Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.
Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.
Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.
In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: “Apparuit iam beatitudo vestra”.” (…)
Dopo nove anni Dante e Beatrice si incontrano di nuovo, hanno entrambi diciott’anni, Beatrice, vestita di bianco, cammina per strada accompagnata da due donne più grandi di lei e saluta Dante. Dante è inebriato dal saluto di Beatrice e si ritira nella sua camera a pensare a Beatrice.
capitolo III
Poi che fuoro passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima, ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.

Il sogno: Amore tiene in braccio Beatrice che mangia il cuore di Dante.
Mentre pensa a Beatrice Dante si addormenta e fa un sogno. In una nuvola del colore del fuoco gli appare un signore che gli dice “Io sono il tuo padrone”, egli è Amore. In braccio ha una donna nuda avvolta in un drappo rosso che dorme ; Dante riconosce Beatrice. Amore ha in mano il cuore di Dante e lo fa mangiare a Beatrice. Amore che prima era lieto diviene ora triste, piange e vola via con Beatrice. Dante prova una angoscia così grande che si sveglia.
capitolo III
E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.
Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare.
E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: “Vide cor tuum”.E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente.
Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse verso lo cielo; onde io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato.” (…)

Il saluto.
Il saluto di Beatrice ha un potere eccezionale su Dante, nell’XI capitolo il poeta descrive gli effetti del saluto e dice che in esso sta la sua beatitudine. Ma Beatrice decide di togliere il saluto a Dante. Questa decisione getta Dante in un profondo sconforto.

L’amore virtù e la poesia di lode.
Un giorno Dante parlando con alcune gentili donne, comprende che la sua beatitudine non sta nel saluto di Beatrice, ma nelle parole che lodano Beatrice.
L’amore di Dante per Beatrice diviene “amore virtù” che trova la propria soddisfazione nelle parole che lodano la donna, ovvero nella poesia di lode della donna.
capitolo XVIII
(…)Le donne erano molte, tra le quali n’avea certe che si rideano tra loro. Altre v’erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire. Altre v’erano che parlavano tra loro. De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: “A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo”. E poi che m’ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l’altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi queste parole loro: “Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno”. Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e sì come talora vedemo cadere l’acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri. E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m’avea prima parlato, queste parole: “Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine”. Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: “In quelle parole che lodano la donna mia”.(…)
Tanto gentile e tanto onesta pare
Nel capitolo XXVI il poeta pone il  sonetto di lode di Beatrice:
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare. 4
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare. 8
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova: 11
 e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira. 14
In questo sonetto Dante loda Beatrice e trasforma la donna amata in donna angelo, messaggera di Dio in terra, “e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare” . Con questa immagine Dante crea un mito, quello della donna angelo, che avrà straordinaria fortuna nella tradizione poetica italiana.

La morte di Beatrice.
Nel capitolo XXVIII Dante racconta la morte di Beatrice. Nella realtà storica intorno al 1290 muore Bice di Folco Portinari, sposata in Bardi, in cui di solito si identifica la Beatrice cantata da Dante.

Il numero nove.
Il capitolo XXIX è dedicato a spiegare il significato simbolico del numero nove che nel corso di tutto il libro è legato a Beatrice.
Il numero nove è simbolo del miracolo, perché è il prodotto di tre, che è il numero della trinità: Padre Figlio e Spirito Santo. Beatrice è un nove ovvero è un miracolo.
capitolo XXIX
(…) Lo numero del tre è la radice del nove, però che, sanza numero altro alcuno, per se medesimo fa nove, sì come vedemo manifestamente che tre via tre fa nove. Dunque se lo tre è fattore per se medesimo del nove, e lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno, questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade. (…)

La donna gentile.
Dopo la morte di Beatrice Dante è disperato, piange e scrive tristi componimenti per sfogare il suo dolore. La sua tristezza è così evidente  che una “donna gentile”, giovane e bella si commuove per lui. Pietà e amore si mescolano sul viso della giovane donna e Dante ne è irresistibilmente attratto. Ma presto si pente, vince il desiderio e la tentazione e torna con tutto sé stesso a Beatrice.

L’ultimo sonetto “Oltre la spera che più larga gira”
A Beatrice  è dedicato l’ultimo sonetto di lode del libro.
capitolo XLI
Oltre la spera che più larga gira
passa ’l sospiro ch’esce del mio core:
intelligenza nova, che l’Amore
piangendo mette in lui, pur su lo tira. 4
Quand’elli è giunto là dove disira,
vede una donna, che riceve onore,
e luce sì, che per lo suo splendore
lo peregrino spirito la mira. 8
Vedela tal, che quando ’l mi ridice,
io no lo intendo, sì parla sottile
al cor dolente, che lo fa parlare. 11
So io che parla di quella gentile,
però che spesso ricorda Beatrice,
sì ch’io lo ’ntendo ben, donne mie care.14
Nella prima quartina di questo sonetto Dante  dice che il sospiro che esce dal suo cuore giunge nell’Empireo, il Paradiso, portato da una capacità straordinaria di comprensione, che Amore piangendo mette in lui. Nella seconda quartina dice che il suo sospiro,  giunto  dove desidera, vede una donna che riceve onore e splende così che lo spirito la ammira. Nella terzina Dante dice che il sospiro vede Beatrice e ne parla al poeta che non comprende le sue parole oscure e difficili. Nell’ultima terzina Dante dice che però sa che lo spirito parla di Beatrice perché sente spesso il suo nome.

La fine del racconto.
Nell’ultimo capitolo Dante si propone di non parlare più di Beatrice finché non potrà farlo in modo più degno di lei per dire ciò che non fu mai detto di nessuna donna. Impossibile non pensare alla Divina Commedia e alle apparizioni di Beatrice in essa.
capitolo XLII
Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com’ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna.

 

 

47 pensieri su “Vita Nuova di Dante Alighieri: testi

  1. Roberta

    “Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare.”
    Nelle sue braccia mi sembrava di vedere una persona che dormiva nuda, tranne che per il drappo rosso sangue che mi sembrava la avvolgesse delicatamente; riguardandola attentamente, riconobbi che era la donna della salvezza, la quale il giorno precedente mi aveva degnato del suo saluto.

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  2. Paola

    capitolo II
    ‘In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi” ‘

    in quel preciso istante il poeta dice sinceramente che lo spirito vitale, il quale si trova nel luogo più segreto del cuore, comincia a tremare cosí intensamente, che anche nelle minime pulsazioni si manifesta spaventosamente, e mentre trema dice: “Ecco un Dio più forte di me, che giungendo mi sottometterà.”

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  3. Samuele di gioia 3Al

    In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, comincio a tremare sì fermamente
    Parafrasi : in quel momento ( istante ) dico veramente che lo spirito della vita , il quale é custodito nella segretessima camera del cuore, inzio a tremare fermamente

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  4. Alessia M

    “Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna”
    Sicché, se piacerà a colui che è la causa finale di ogni vita, che la mia vita duri per un numero sufficiente di anni, io spero di dire di lei quello che non fu mai detto di nessuna

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  5. Davide zibra

    ‘E pensando di lei, mi prese un piacevole sonno, nel quale mi apparve una bellissima visione.’
    Parafrasi: E mentre pensavo a lei, mi prese un piacevole sonno, nel quale ebbi una bellissima visione.

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  6. Chiara

    ”L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.” -(capitolo III,righe 5-6)

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  7. Alessia G

    ” e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’ io ero molto pauroso, e per sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.”
    Parafrasi : Mentre passava per la via, volse lo sguardo verso dove io stavo, molto spaventato, e con sua grande cortesia, la quale oggi è di merito nel grande secolo, mi salutò con tanta virtù, che mi parve di vedere tutti i termini della felicità perfetta.

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  8. Beatrice R.

    “In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.”
    parafrasi: in quel preciso istante, dico sinceramente , lo spirito vitale, che si trova nel luogo più intimo del cuore, cominciò a tremare cosi intensamente che si manifestava persino nelle minime pulsazioni, e tremando disse queste parole: ” Ecco un Dio più forte di me, che giungendo mi sottometterà .”

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  9. Camilla

    “E però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.”
    (Dal momento che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per arrivare alle mie orecchie, ne ricevetti così tanta dolcezza che, come inebriato, mi allontanai dalla gente e corsi verso la solitudine della mia stanza e mi misi a pensare a questa fanciulla tanto nobile.)

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  10. Beatrice M

    […]e passando per una via, volse li
    occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel
    grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la
    beatitudine.
    Parafrasi
    […]E passando per la strada, velse gli occhi verso dov’ero io, molto intimidito,e per la sua indescrivibile nobiltà, la quale oggi è ricompensata
    nel Paradiso, mi salutò con molta grazia, tanto che mi parve di vedere il punto più alto della beatitudine.

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  11. Riccardo B

    “Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si covenia”
    Beatrice era vestita di rosso scuro simbolo dell’amore ,un colore nobilissimo umile e casto con una cintura ed ornata in maniera confacente alla sua giovanissima età

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  12. Valeria Checchi 3AL

    “In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: <>”
    (Cap.II, Vita Nuova, Dante Alighieri)

    PARAFRASI: “In quell’istante, dico sinceramente, lo spirito vitale che si trova (vive) nel luogo più intimo (profondo) del cuore cominciò a tremare così intensamente che si manifestava in modo spaventoso persino nelle minime pulsazioni e tremando disse queste parole: <>”.

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  13. Greta B.

    “E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.”

    PARAFRASI: E pensando a lei, mi raggiunse un soave sonno, nel quale mi apparve una meravigliosa visione: mi sembrava di vedere nella mia camera, una nuvola di colore rosso, dentro la quale io scorgevo una figura di un signore che aveva un aspetto pauroso per chiunque lo guardasse; e mi appariva, per la sua espressione, tanto lieto che la cosa appariva stupefacente. E parlando, diceva tante cose, che io non capivo se non in minima parte, tra le quali però capivo queste: “io sono il tuo signore”

    Da: “vita nuova”, Dante Alighieri, 1293-1995 (3° capitolo)

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  14. Sara

    “E però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima”.
    Cit. Dante Alighieri (capitolo III, Vita Nuova)

    E dal momento che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per giungere alle mie orecchie, fui preso da una tale dolcezza che, come incantato, mi allontanai dalle genti e corsi al luogo solitario della mia camera, e mi misi a pensare a quella nobile fanciulla.

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  15. Matilde

    “Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.”

    Lei aveva vissuto un tempo pari allo spostamento di un dodicesimo di grado del Cielo delle Stelle Fisse, per cui mi apparve al principio del suo nono anno di vita e io la vidi che stavo per terminare il mio nono anno di vita.

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  16. Deborah

    ” In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”.
    La memoria di Dante è come un libro, che inizia con una rubrica intitolata ‘Incipit Vita Nova’ e che rappresenta il momento in cui egli ha visto Beatrice e ha praticamente iniziato a vivere di nuovo.

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  17. Gaia

    Lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare fortemente.
    Lo spirito della vita che risiede nella camera segretissima del cuore, cominciò a tremare fortemente.

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  18. giulia donzelli

    In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: «Apparuit iam beatitudo vestra».

    In quel momento l’anima sensitiva (lo spirito animale), che si trova nel cervello, “camera” alla quale gli spiriti che si trovano nei sensi portano le loro percezioni, si meravigliò molto (vedendo di Beatrice) e, parlando soprattutto con gli spiriti della vista (che gli avevano permesso di vedere la donna), disse: «ormai è apparsa la vostra beatitudine».

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  19. Francesca F

    “ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine”-cit. Dante Alighieri canto III

    Parafrasi: nell’ultimo di questi giorni avvenne che questa donna degna di ammirazione mi apparve vestita di bianco,tra due nobili donne più anziane di lei. Passando per una via volse i suoi occhi nella direzione in cui mi trovavo io,molto impaurito,e la sua indicibile cortesia,la quale oggi è ricompensata dal Paradiso,mi salutò con molta grazia, tanto graziosamente che mi parve di vedere la beatitudine.

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  20. Alessia G e Alessia M

    VITA NUOVA DI DANTE

    “In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”.
    La memoria di Dante è come un libro, che inizia con una rubrica intitolata ‘Incipit Vita Nova’ e che descrive il momento in cui egli ha visto Beatrice e ha iniziato a vivere di nuovo.

    “Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.”
    Lei aveva vissuto un tempo pari allo spostamento di un dodicesimo di grado del Cielo delle Stelle Fisse, per cui mi apparve al principio del suo nono anno di vita e io la vidi che stavo per terminare il mio nono anno di vita.

    “In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.
    In quel preciso istante, dico sinceramente , lo spirito vitale, che si trova nel luogo più profondo del cuore, cominciò a tremare così intensamente che si manifestava perfino nelle minime pulsazioni, e tremando disse queste parole: ” Ecco un Dio più forte di me, che giungendo mi sottometterà.”

    “e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’ io ero molto pauroso, e per sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.”
    Mentre passava per la via, volse lo sguardo verso dove io stavo, molto spaventato, e con sua grande cortesia, la quale oggi è di merito nel grande secolo, mi salutò con tanta virtù, che mi parve di vedere tutti i termini della felicità perfetta.

    “Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna”
    Dunque, se piacerà a colui che è la causa finale di ogni vita, che la mia vita duri per un numero sufficiente di anni, io spero di dire di lei quello che non fu mai detto di nessuna

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  21. Valentina Barzon, Beatrice Milione, Giulia Goglio

    “e passando per una via,volse li occhi verso quella parte ov’io ero molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale é oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.”

    PARAFRASI
    E passando per la strada, volse gli occhi verso dove io ero molto timoroso,e per la sua indescrivibile nobiltà, la quale oggi è ricompensata nel Paradiso, mi salutò con molta grazia, tanto che mi parve di vedere il punto più alto e tutti gli aspetti della bellezza.”

    “Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare.”

    PARAFRASI
    “nelle braccia di Amore mi sembrava di vedere una persona dormire nuda se non che avvolta in un leggero lenzuolo color carminio ; io la guardai intensamente e riconobbi che era la donna che mi aveva salutato il giorno prima degnandomi quindi di un suo saluto.”

    “Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse verso lo cielo.”

    PARAFRASI
    “se prima dimorava in Amore la gioia ora il sentimento si convertiva in un triste pianto e in questo stato stringeva a sé la donna nelle sue braccia e con lei si dirigeva verso il cielo.”

    Gruppo Goglio Giulia, Barzon Valentina, Milione Beatrice

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  22. Camilla Secco, Beatrice Rota, Paola Zampar

    Capitolo 1:
    ” In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”.

    In quella parte del libro della mia memoria prima della quale si può leggere ben poco, c’è una rubrica che dice: qui inizia la vita nuova. Sotto questa rubrica io trovo scritte le parole che ho intenzione di assemblare in questo breve libro.

    Capitolo 2:
    Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
    In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.

    Mi si presentò vestita in un colore nobilissimo, umile e casto, rosso sangue, con una cintura e ornata in maniera adeguata alla sua giovanissima età.
    In quel preciso momento dico veramente che il mio spirito vitale, il quale si trova nel luogo più profondo del cuore, cominciò a tremare così forte, che si manifestava in modo orribile anche nelle minime pulsazioni;
    e tremando disse queste parola: “ecco un Dio più forte di me, che giungendo mi sottometterà”

    Capitolo 3
    volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi saluto e molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.

    Volse gli occhi verso la direzione in cui mi trovavo io, molto intimidito, e per la sua indicibile nobiltà, la quale oggi è ricompensata nel Paradiso, mi porse il suo saluto con tale grazia, che in quel momento mi parve di vedere il punto più alto della beatitudine.

    E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.

    E mentre pensavo a lei, mi raggiunse un sonno dolcissimo, nel quale mi comparve un’immagine meravigliosa: mi sembrava di vedere all’interno della mia camera una nuvola rosso fuoco; dentro la quale potevo distinguere la figura di un uomo, di aspetto inquietante a chi lo guardasse; e mi appariva nell’espressione tanto lieto che la cosa era stupefacente; e nelle sue parole diceva molte cose, delle quali ne capivo poche; tra esse capii queste: “Io sono il tuo signore”.

    Rispondi
  23. Francesca F; Greta B; Sara

    VITA NUOVA DI DANTE ALIGHIERI
    “E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.”
    PARAFRASI: E pensando a lei, mi raggiunse un soave sonno, nel quale mi apparve una
    meravigliosa visione: mi sembrava di vedere nella mia camera, una nuvola di colore rosso, dentro la quale io scorgevo una figura di un signore che aveva un aspetto pauroso per chiunque lo guardasse;e mi appariva, per la sua espressione, tanto lieto che la cosa appariva stupefacente. E parlando, diceva tante cose, che io non capivo se non in minima parte, tra le quali però capivo queste: “io sono il tuo signore”

    Da: “vita nuova”, Dante Alighieri, 1293-1295 (III capitolo)
    “L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.”

    PARAFRASI:” Nel momento in cui il suo dolcissimo saluto mi raggiunse erano le tre del pomeriggio, e fu quella la prima volta che le sue parole mi giunsero alle mie orecchie con tanta dolcezza ed inebriato mi persi tra la gente;ricorsi verso la solitudine di una mia stanza e dove mi misi a pensare a quella nobile fanciulla.”

    Da: “vita nuova”, Dante Alighieri, 1293-1295 (III capitolo)

    “Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
    In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.

    PARAFRASI: “Apparve con un vestito rosso sangue, colore umile, nobile ed onesto, con una cintura che le ornava la vita in una maniera che si confaceva alla sua giovanissima età. In quel punto dico veramente che lo spirito della vita che dimora nella segretissima camera del cuore, cominciò a tremare fortemente tanto che appariva orribilmente negli stessi polsi e tremando, disse queste parole “Ecco un Dio più forte di me, che giungendo mi sottometterà”.

    Da: “vita nuova”, Dante Alighieri, 1293-1295 (II capitolo)
    ” In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”.
    PARAFRASI: “In quella parte del libro della mia memoria prima della quale si potrebbe dire ben poco si trova una rubrica nella quale si dice: Incipit vita nova (l’inizio di una vita nuova). Sotto questa rubrica io trovo scritte le parole che io ho intenzione di mettere in questo libro.

    Da: “vita nuova”, Dante Alighieri, 1293-1295 (I capitolo)

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  24. Chiara & Greta P.

    “Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissime etade si convenia.”
    Apparve vestita di un colore nobilissimo, umile e casto, rosso sanguigno, con una cintura ornata in maniera adatta alla sua giovanissima età.

    “L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.”
    L’ora in cui mi raggiunse il suo saluto era esattamente la nona di quel giorno. E dal momento che quella era la prima volta che le sue parole si mossero per raggiungere le mie orecchie, ne ricevetti una tale dolcezza che, come inebriato, mi allontanai dalla folla e corsi verso la solitudine della mia stanza, e mi misi a pensare a questa fanciulla tanto nobile.

    “Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare.”
    Nelle sue braccia mi sembrava di vedere una persona che dormiva nuda, salvo per il fatto che mi sembrava leggermente avvolta in un panno rosso scuro. Guardandola attentamente, capii che si trattava della donna del saluto/della salvezza, la quale durante il giorno mi aveva degnato del suo saluto.

    “E pensando di lei, mi prese un piacevole sonno, nel quale mi apparve una bellissima visione.”
    E mentre pensavo a lei, mi prese un piacevole sonno, nel quale ebbi una bellissima visione.

    “E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente.
    E quando egli era stato lì per un po’, mi sembrava che svegliasse colei che dormiva e si sforzasse a farle mangiare questa cosa che le ardeva in mano, che ella mangiava timorosamente.

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  25. Riccardo C., Yanira e Riccardo B.

    “e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.”
    Passando per la via, lei volse lo sguardo verso quella parte dov’ero io che ero molto spaventato, e con la molta cortesia, che la caratterizzava, la quale oggi è di merito nel grande secolo, mi salutò con tanta virtù, che mi parve di vedere tutti i termini della felicità perfetta.

    E però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.”
    Dal momento che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per arrivare alle mie orecchie, ne ricevetti così tanta dolcezza che, come inebriato, mi allontanai dalla gente e corsi verso la solitudine della mia stanza e mi misi a pensare a questa fanciulla tanto nobile.

    “E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.”
    E pensando a lei, mi raggiunse un soave sonno, nel quale mi apparve una meravigliosa visione: mi sembrava di vedere nella mia camera, una nuvola di colore rosso, dentro la quale io scorgevo una figura di un signore che aveva un aspetto pauroso per chiunque lo guardasse; e mi appariva, per la sua espressione, tanto lieto che la cosa appariva stupefacente. E parlando, diceva tante cose, che io
    non capivo se non in minima parte, tra le quali però capivo queste: “io sono il tuo signore”

    “Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.”
    Lei aveva vissuto un tempo pari allo spostamento di un dodicesimo di grado del Cielo delle Stelle Fisse, per cui mi apparve al principio del suo nono anno di vita e io la vidi che stavo per terminare il mio nono anno di vita.

    “ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade;
    nell’ultimo di questi giorni avvenne che questa donna degna di ammirazione mi apparve vestita di bianco,tra due nobili donne più anziane di lei.

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  26. Roberta, Martina e Lucrezia

    CAPITOLO I
    “ In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”
    In quella parte della mia memoria (paragonata ad un libro), prima della quale si potrebbe conoscere poco, c’è una rubrica che dice:”Inizio della vita nuova”. Sotto questa rubrica, ci sono scritte le parole che ho intenzione di organizzare in questo libretto.
    CAPITOLO II
    “Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.”
    Nove anni dopo la mia nascita, il cielo luminoso era tornato quasi nello stesso punto, in relazione alla sua rotazione, quando vidi per la prima volta la donna piena di gloria della mia mente, che molti, i quali non sapevano come chiamarla, la chiamarono Beatrice.
    CAPITOLO III
    “Poi che fuoro passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima, ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.”
    Dopo che furono passati tanti giorni, infatti erano trascorsi nove anni dopo il primo incontro con questa nobile donna, l’ultimo di questi giorni accadde che vidi questa meravigliosa donna, vestita di bianco, in compagnia di due nobili donne, più grandi di lei; e passando per una strada, volse gli occhi verso di me, dove stavo io, molto timoroso, e grazie alla sua straordinaria cortesia, che oggi è rara, mi salutò molto vivacemente, al punto che mi sembrò di vedere tutti i caratteri della bellezza.
    “Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: “Vide cor tuum”.E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente.”
    Tra le sue braccia mi sembrava di vedere una persona che dormiva nuda, tranne che per il drappo rosso sangue che mi sembrava la avvolgesse delicatamente; riguardandola attentamente, riconobbi che era la donna della salvezza, la quale il giorno precedente mi aveva concesso il suo saluto. E in una delle sue mani, mi sembrava che reggesse una cosa che bruciava tutta, e mi pareva che mi dicesse queste parole:”Guarda il tuo cuore”. E quando egli disse questo, mi sembrava che risvegliasse la donna che dormiva; e si sforzava per sua volontà, di farle mangiare questa cosa che gli bruciava in mano, la quale lei mangiava dubbiosamente.

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  27. Matilde Giulia Gaia

    E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.

    E mentre pensavo a lei, fui raggiunto da un sonno dolcissimo, durante il quale mi apparve una visione stupefacente: mi sembrava di vedere, all’interno della mia camera, una nuvola del colore del fuoco, dentro alla quale potevo distinguere la figura di un uomo, dall’aspetto inquietante per chi lo guardasse, e mi appariva, per ciò che lo riguardava, tanto lieto che la cosa era stupefacente. E parlando diceva molte cose, che io non capivo se non in piccola parte, tra le quali capivo queste: “Io sono il Signore.”

    Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: “Vide cor tuum”.

    Nelle sue braccia mi sembrava di vedere una persona che dormiva nuda, salvo per il fatto che mi sembrava lievemente avvolta in un panno di color verde scuro. Guardando molto attentamente questa persona, compresi che si trattava della donna del saluto, la quale durante il giorno appena trascorso mi aveva degnato del suo saluto.

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  28. Martina

    “Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto,sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.” Parafrasi:”Comparve vestita con un colore molto nobile (il rosso), umile e sincero (nella sua gradazione non vistosa), di un color sangue, cinta e decorata in maniera tale che il tutto fosse adatto alla sua giovanissima età.”

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  29. Paola

    indico dove è concentrato il significato in ognuno dei 3 capitoli
    capitolo I:
    Incipit vita nova.

    capitolo II:
    In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.

    capitolo III:
    Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse verso lo cielo; onde io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato.”

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  30. cm Autore articolo

    Scegli tre brani della Vita Nuova tra tutti quelli proposti e riscrivi la storia d’amore di Dante per Beatrice. Collega i tre brani con brevi frasi di raccordo cher permettano a chi legge di comprendere il racconto. (tempi di consegna: il lavoro deve essere postato come commento al post Vita Nuova testi entro la fine dell’ora di mercoledì 18/11 ) (l’insegnante leggerà i commenti e invierà una breve risposta a ciascun commento)

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