Odi illuministiche di Parini: Il Bisogno (testo e parafrasi)

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Parini fu un illuminista, condivise le nuove idee degli illuministi milanesi del Caffè e collaborò con il governo illuminato di Maria Teresa d’Austria. Scrisse le odi civili o illuministiche tra il 1758 e il 1766 nel pieno della stagione riformista del governo austriaco e della sua politica di collaborazione con gli illuministi milanesi. La Salubrità dell’aria tratta dell’inquinamento atmosferico a Milano, l’ode descrive le marcite intorno alla città, che causavano malattie con i loro vapori maligni, le strade ingombre di letame, di carogne di animali, e i carri della spazzatura che attraversano la città. Nella Musica Parini si schiera contro la barbara usanza di evirare i  bambini destinati a divenire cantanti in modo che non perdessero la voce chiara e squillante, i “castrati” erano molto ricercati anche perché le  donne non potevano esibirsi  in teatro.  L’innesto del vaiuolo è indirizzata al medico Bicetti che in quegli anni sperimentava tra l’ostilità del popolo il vaccino contro il vaiolo. Nel Bisogno Parini fa proprie alcune delle idee che Cesare Beccaria aveva esposte ne Dei delitti e delle pene. Il bisogno “padre di delitti” è un tiranno che costringe i poveri a commettere crimini, la Legge non può essere indifferente a ciò, i giudici devono ascoltare la voce dei miseri costretti alla rapina dalla miseria, prima di punire i delitti bisogna prevenirli. Negli ultimi versi il poeta si rivolge al giudice Wirtz, un giudice svizzero, che si era distinto per la sua umanità e il suo impegno per i poveri.

Il bisogno

Oh tiranno signore
de’ miseri mortali,
oh male oh persuasore
orribile di mali
bisogno, e che non spezza
tua indomita fierezza! 6

 

Di valli adamantini
cinge i cor la virtude;
ma tu gli urti e rovini;
e tutto a te si schiude.
Entri, e i nobili affetti
o strozzi od assoggetti. 12

(…)
Con le folgori in mano
la Legge alto minaccia;
ma il periglio lontano
non scolora la faccia
di chi senza soccorso
ha il tuo peso sul dorso. 24

Al misero mortale
ogni lume s’ammorza:
ver la scesa del male
tu lo strascini a forza:
ei di sè stesso in bando
va giù precipitando. 30

Ahi l’infelice allora
i comun patti rompe;
ogni confine ignora;
ne’ beni altrui prorompe;
mangia i rapiti pani
con sanguinose mani. 36

Ma quali odo lamenti
e stridor di catene;
e ingegnosi stromenti
veggo d’atroci pene
là per quegli antri oscuri
cinti d’orridi muri? 42

Colà Temide armata
tien giudizi funesti
su la turba affannata,
che tu persuadesti
a romper gli altrui dritti
o padre di delitti. 48

(…)
O ministri di Temi,
le spade sospendete:
da i pulpiti supremi
qua l’orecchio volgete.
Chi è che pietà niega
al Bisogno che prega? 62

— Perdon, — dic’ei, — perdono
ai miseri cruciati.
Io son l’autore io sono
de’ lor primi peccati.
Sia contro a me diretta
la pubblica vendetta. — 68

Ma quale a tai parole
giudice si commove?
Qual dell’umana prole
a pietade si move?
Tu Virtz uom saggio e giusto
ne dai l’esempio augusto: 72

tu cui sì spesso vinse
dolor de gl’infelici,
che il bisogno sospinse
a por le rapitrici
mani nell’altrui parte
o per forza o per arte: 78

e il carcere temuto
lor lieto spalancasti
e dando oro ed aiuto,
generoso insegnasti
come senza le pene
il fallo si previene. 84

Oh bisogno, signore
tirannico dei miseri mortali
oh male oh orribile persuasore
di azioni malvagie, che cosa la tua
indomabile crudeltà non spezza! 6

La virtù circonda i cuori
con fossati di diamante
ma tu li urti e distruggi;
e tutto si apre davanti a te.
Entri e le nobili disposizioni
dell’animo strozzi o sottometti. 12

(…)
La Legge con in mano
i suoi fulmini minaccia dall’alto,
ma il lontano pericolo
non impaurisce
chi senza aiuto
è sottoposto al tuo peso. 24

L’uomo povero
non vede più nulla
e tu a forza lo trascini
verso il male:
egli non più padrone di se stesso
e cade in basso precipitando. 30

Ahimé, allora l’infelice
rompe gli accordi comuni
e privo di qualsiasi limite
si getta sui beni altrui
e con le mani insanguinate
mangia il pane rubato. 36

Ma quali lamenti
e stridore di catene odo,
quali terribili strumenti
di pene atroci vedo
nelle buie e orride
prigioni? 42

Là la Giustizia armata
tiene i suoi mortali processi
contro la plebe affannata,
che tu, padre dei delitti,
hai persuaso a non rispettare
i diritti degli altri. 48

(…)

O giudici, fermate
i processi, dai vostri
alti seggi ascoltate.
Chi può rifiutare pietà
al Bisogno che implora? 62

 

— Perdono — egli dice —
perdono per i poveri condannati.
Sono io l’autore dei loro
peccati.
Contro di me si deve scagliare
la vendetta comune. — 68

Ma quale giudice si
commuove a queste parole?
Quale giudice è mosso a pietà
per i figli dell’uomo?
Tu Virtz, uomo saggio e giusto
sei il magnanimo esempio: 72

spesso tu hai avuto pietà
del dolore dei miseri
che il bisogno ha costretto
a rubare con la violenza o
l’inganno i beni altrui 78

 

e gli hai spalancato il carcere
di cui avevano timore
e dando loro aiuto e denaro
da uomo generoso hai insegnato
come senza punizioni
si previene il delitto. 84