Le molteplici facce del viaggio.
L’uomo è da sempre un viaggiatore. Ha iniziato a spostarsi nella lontanissima Preistoria e continua ancora oggi; certo, col passare del tempo i mezzi di trasporto usati per andare da un luogo all’altro si sono modernizzati parecchio e fortunatamente, ora è molto più comodo e semplice viaggiare e inoltre, grazie a quest’evoluzione tecnologica dei mezzi l’uomo non si è più accontentato di viaggiare solo sulla terraferma e sull’acqua, ma è riuscito perfino a viaggiare nel cielo, con gli aerei, e a raggiungere pure lo spazio infinito. Anche se sono cambiati molto i mezzi di trasporto, di sicuro lo scopo, con cui l’uomo parte per fare un viaggio, è rimasto sempre lo stesso: scoprire per conoscere.
Molti studiosi, scienziati e anche gente comune si è chiesta il perché l’uomo senta la necessità, in certi periodi della propria vita, di viaggiare, ma finora nessuno è riuscito a dare una definizione concreta a questo termine; per alcuni significa “divertimento”, per altri “formazione interiore”, per altri ancora è un vizio, ecc.
Invece, secondo J. Saramago il viaggio è una delle tante facce della felicità, come dichiara in “Viaggio in Portogallo”. Infatti la maggior parte della gente, indipendentemente dall’età, viaggia per trovare tranquillità, rilassarsi, mandare via lo stress quotidiano; tutte cose che ci danno felicità e serenità.
Molto diversa l’opinione di T. Todorov in “Le morali della storia”, dove sostiene che tutto è viaggio. Il viaggio potrebbe coincidere con la vita, come passaggio dalla nascita alla morte oppure il viaggio nello spazio simboleggiare il passaggio del tempo e lo spostamento fisico il cambiamento interiore. È vero che tutto è viaggio, perché anche la semplice natura viaggia in continuazione, basti pensare all’alternarsi del giorno e della notte, alle stagioni, alle migrazioni di certe specie di volatili…
“Oggi più che mai vivere significa viaggiare” (C. Magris, Tra i cinesi che sognano Ulisse). Quest’idea riguarda proprio i giorni nostri, nei quali la crisi economica sta prendendo il sopravvento, costringendo molti giovani a “viaggiare” in diversi paesi per cercare lavoro. “(…) l’Ulisse odierno non assomiglia a quello omerico o joyciano, che alla fine torna a casa, bensì piuttosto a quello dantesco che si perde nell’illimitato.” (C. Magris, Tra i cinesi che sognano Ulisse) Perché a volte capita che una persona viaggiando, trova un bel posto dove poter vivere e lavorare, e così molto difficilmente torna a casa, nel suo paese nativo.
Poi adesso dopo l’invenzione della televisione e di Internet si potrebbe anche dire di riuscire a compiere il giro del mondo, osservando solo uno schermo, senza neanche pagare un biglietto, poiché i mass media ci tengono sempre aggiornati su tutti i fatti che accadono nel mondo. In questo modo si può affermare che l’infinito del mondo diventa a portata di mano, come dichiarato da P. Citati in “Le guide delle meraviglie”.
In fondo ogni momento della nostra vita è da considerarsi un viaggio, come il viaggio di parole e pensieri che intercorrendo tra di loro formano ciò che siamo. E per concludere si può dire che siamo tutti un po’ continuamente in viaggio, perché il viaggio ha un inizio, un percorso di esperienze ed una fine…un po’ come la vita.
Il viaggio: esperienza dell’altro, formazione interiore, divertimento e divagazione, in una parola, metafora della vita (ambito 2 e.s.2005): tema di Martina Monguzzi (3 liceo a.s. 2014-15)
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