Carlo Goldoni e la commedia dell’arte

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Carlo Goldoni (Venezia, 1707- Parigi, 1793) è tra gli autori italiani più noti, le sue commedie sono state e continuano a essere rappresentate nei teatri di tutto il mondo.
Goldoni si interessò al teatro fin dall’infanzia. Studiò  legge e si laureò nel 1731 a Padova. Dopo peregrinazioni e varie occupazioni nel 1734 tornò a Venezia. Nel 1736 a Genova, si innamorò di Nicoletta Connio, con la quale si sposò. Nel 1738 va in scena al teatro San Samuele il Mòmolo cortesan, di cui Goldoni scrive la parte del personaggio protagonista. È l’inizio della sua riforma del teatro comico. Nel 1743 scrive la prima commedia interamente scritta La donna di garbo. Nello stesso anno abbandona Venezia e dal 1745 al 1748 esercita a Pisa la professione di avvocato. Del 1745 è Il servitore di due padroni, scritta per l’attore Sacco. Nel 1748 torna a Venezia come poeta di teatro della compagnia di Girolamo Medebach al teatro Sant’Angelo. Tra il 1748 e il 1753 scrisse alcune delle sue più note e felici commedie, tra cui La Vedova scaltra, La Locandiera e La bottega del caffè. Nel 1753 passa al teatro di San Luca e sperimenta nuove storie e intrecci, La sposa persiana ed altre, per contrastare la concorrenza del rivale Pietro Chiari, ingaggiato dal Sant’Angelo. Del 1756 è il capolavoro Il campiello. La gloria di Goldoni era ormai assicurata, le edizioni delle sue commedie si esauriscono rapidamente e si comincia a tradurlo e recitarlo anche all’estero. Tra la fine del 1759 e il 1762 a Venezia scrive alcuni tra i suoi maggiori capolavori Gli innamorati, I rusteghi, La casa nova, La trilogia della villeggiatura, Sior Todero brontolon, Le baruffe chiozzotte, commedie che sono ancora rappresentate nei teatri italiani. In questi stessi anni un nuovo rivale Carlo Gozzi mette in scena commedie fantastiche, le Fiabe, che mettono in ridicolo Goldoni e le sue commedie e tolgono spettatori al teatro San Luca. Nell’aprile 1762 lascia Venezia per Parigi dove è chiamato dal teatro della Comédie Italienne.  Successivamente è assunto come insegnante di italiano alla corte del re francese e gli venne assegnata una pensione annua, che gli permise di vivere con una certa tranquillità economica, ma dopo la Rivoluzione la pensione venne revocata. Vecchio e malato Goldoni morì in miseria a Parigi nel 1793, un giorno prima che il governo rivoluzionario decidesse di restituirgli la pensione per i suoi meriti di scrittore.
Scrisse più di 200 tra commedie, tragedie, tragicommedie, intermezzi, melodrammi, musicati da Mozart, Haydn, Sacchini e altri, ma la sua gloria è legata  alle commedie. Importanti sono anche i suoi Mémoires, opera autobiografica scritta in francese negli ultimi anni di vita e pubblicata nel 1787.
La riforma della Commedia dell’Arte
Goldoni nel corso della sua carriera di scrittore di teatro realizza la riforma della commedia dell’arte. Con il termine commedia dell’arte si intende il teatro degli attori professionisti, che in Italia verso la metà del Cinquecento cominciarono a riunirsi in compagnie di comici e a rappresentare spettacoli teatrali a pagamento, vivendo del loro lavoro.
La commedia dell’arte ebbe grande fortuna in Italia e in Europa, dove veniva chiamata commedia italiana e sopravvisse fino al XVIII secolo.
Gli attori e le attrici, per la prima volta in Europa anche le donne recitavano, rappresentavano spettacoli in cui ricorrevano sempre gli stessi intrecci e personaggi. Gli attori si specializzavano in un personaggio e mettevano in scena sempre quello; c’erano un certo numero di tipi fissi, il vecchio avaro, il giovane innamorato, la serva furba, il servitore sciocco e affamato che ricorrevano in tutte le commedie. I personaggi erano detti maschere, Pantalone, Arlecchino, Pulcinella, il Dottore, Colombina etc. perchè gli attori indossavano sempre una maschera di cuoio, che copriva la metà alta del viso lasciando libera la bocca, e il medesimo costume.
Sul palco gli attori recitavano improvvisando le battute di una vicenda perlopiù fissa, le cui parti principali erano fissate nei canovacci o scenari. L’improvvisazione degli attori non va intesa in senso letterale, ogni attore aveva un suo repertorio di battute e dialoghi che imparava a memoria e ripeteva secondo le scene, anch’esse fisse, degli intrecci stabiliti dal canovacci. Gli attori sul palcoscenico non solo recitavano, ma anche ballavano, suonavano, cantavano e facevano acrobazie. Gli spettacoli erano divertenti e molto seguiti, sulla scena gli attori si scambiavano battute salaci,  a doppio senso e sconce; i principali argomenti di riso erano le botte, le parolacce, gli scambi di persona, la fame, il desiderio di sesso. La commedia era un momento di sospensione della realtà, durante il quale le regole morali, le restrizioni religiose, le differenze di ceto e di sesso non contavano più.
Le compagnie di comici erano itineranti e le più famose compagnie italiane, gli Accesi, gli Uniti, i Desiosi, giravano l’Europa riscuotendo successo e grandi guadagni.
Dopo quasi due secoli gli spettacoli della commedia dell’arte erano divenuti ripetitivi e volgari. Goldoni quando iniziò la sua attività di poeta di teatro a Venezia pensò che fosse giunto il momento di riformare la commedia dell’arte. La sua riforma non fu una rivoluzione radicale, ma fu lenta e graduale per vincere a poco a poco la resistenza degli attori e del pubblico. Per esempio cominciò a stendere per intero solo la parte del protagonista ne Il Momolo cortesan del 1738, lasciando il resto all’improvvisazione e solo dopo cinque anni, nel 1743, compose la prima commedia scritta in tutte le sue parti La donna di garbo. Goldoni, con la sua graduale riforma, vuole mettere in scena spettacoli che piacciano al pubblico, che siano però verosimili e riflettano situazioni reali della società contemporanea. L’autore si dedicò a rappresentare personaggi con caratteri individuali, irripetibili e inconfondibili, come quelli che agiscono nella realtà concreta, eliminando le maschere tradizionali. Nella sua riforma Goldoni incontrò l’avversità degli attori che, abituati a improvvisare, si trovavano in difficoltà a imparare a memoria il copione scritto; anche il pubblico inizialmente rimase sconcertato dal teatro di Goldoni meno divertente e volgare delle commedie a cui era abituato e che richiedeva più attenzione per essere seguito e capito. Ma alla fine Goldoni riuscì a vincere le resistenze del pubblico e degli attori e a imporre un nuovo teatro, che era più reale e profondo della commedia dell’arte, conservandone l’eredità.