Rosa fresca aulentissima

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La seduzione di Cielo d’Alcamo. Tracce di giullari di e con Matteo Belli in Vite che non sono la tua (Radio 3).

«Rosa fresca aulentis[s]ima ch’apari inver’ la state,
le donne ti disiano, pulzell’ e maritate:
tràgemi d’este focora, se t’este a bolontate;
per te non ajo abento notte e dia,5
penzando pur di voi, madonna mia».«Se di meve trabàgliti, follia lo ti fa fare.
Lo mar potresti arompere, a venti asemenare,
l’abere d’esto secolo tut[t]o quanto asembrare:
avere me non pòteri a esto monno;10
avanti li cavelli m’aritonno».«Se li cavelli artón[n]iti, avanti foss’io morto,
ca’n is[s]i [sí] mi pèrdera lo solacc[i]o e ’l diporto.
Quando ci passo e véjoti, rosa fresca de l’orto,
bono conforto dónimi tut[t]ore:15
poniamo che s’ajúnga il nostro amore».«Che ’l nostro amore ajúngasi, non boglio m’atalenti:
se ci ti trova pàremo cogli altri miei parenti,
guarda non t’ar[i]golgano questi forti cor[r]enti.
Como ti seppe bona la venuta,20
consiglio che ti guardi a la partuta».
[…]
«Molte sono le femine c’hanno dura la testa,
e l’omo con parabole l’adímina1 e amonesta:
tanto intorno procazzala fin che·ll’ha in sua podesta.
Femina d’omo non si può tenere:35
guàrdati, bella, pur de ripentere».«K’eo ne [pur ri]pentésseme? davanti foss’io aucisa
ca nulla bona femina per me fosse ripresa!
[A]ersera passàstici, cor[r]enno a la distesa.
Aquístati riposa, canzonieri2:40
le tue parole a me non piac[c]ion gueri».«Quante sono le schiantora che m’ha’ mise a lo core,
e solo purpenzànnome la dia quanno vo fore!
Femina d’esto secolo tanto non amai ancore
quant’amo teve, rosa invidïata:45
ben credo che mi fosti distinata».
[…]
«Poi tanto trabagliàsti[ti], fac[c]ioti meo pregheri
che tu vadi adomàn[n]imi a mia mare e a mon peri.
Se dare mi ti degnano, menami a lo mosteri,
e sposami davanti da la jente;70
e poi farò le tuo comannamente».«Di ciò che dici, vítama, neiente non ti bale,
ca de le tuo parabole fatto n’ho ponti e scale.
Penne penzasti met[t]ere, sonti cadute l’ale;
e dato t’ajo la bolta sot[t]ana.75
Dunque, se po[t]i, tèniti villana».«En paura non met[t]ermi di nullo manganiello3:
istòmi ’n esta grorïa d’esto forte castiello4;
prezzo le tuo parabole meno che d’un zitello.
Se tu no levi5 e va’tine di quaci,80
se tu ci fosse morto, ben mi chiaci».

«Dunque vor[r]esti, vítama, ca per te fosse strutto?
Se morto essere déb[b]oci od intagliato tut[t]o,
di quaci non mi mòs[s]era se non ai’ de lo frutto
lo quale stäo ne lo tuo jardino:85
disïolo la sera e lo matino».
[…]
«Se tu no levi e va’tine co la maladizione,
li frati miei ti trovano dentro chissa magione.
[…] be·llo mi sof[f]ero pèrdici la persone,
ca meve se’ venuto a sormonare;110
parente néd amico non t’ha aitare».

«A meve non aítano amici né parenti:
istrani’ mi so’, càrama, enfra esta bona jente.
Or fa un anno, vítama, che ’ntrata mi se’ [‘n] mente.
Di canno ti vististi lo maiuto,115
bella, da quello jorno so’ feruto».

«Di tanno ’namoràstiti, [tu] Iuda lo traíto,
como se fosse porpore, iscarlato o sciamito?
S’a le Va[n]gele júrimi che mi sï’ a marito,
avere me non pòter’a esto monno:120
avanti in mare [j]ít[t]omi al perfonno».

«Se tu nel mare gít[t]iti, donna cortese e fina,
dereto mi ti mísera per tut[t]a la marina,
[e da] poi c’anegàs[s]eti, trobàrati a la rena
solo per questa cosa adimpretare:125
conteco m’ajo a[g]giungere a pec[c]are».

«Segnomi in Patre e ’n Filïo ed i[n] santo Mat[t]eo:
so ca non se’ tu retico [o] figlio di giudeo,
e cotale parabole non udi’ dire anch’eo.
Morta si [è] la femina a lo ’ntutto,130
pèrdeci lo saboro e lo disdotto».

«Bene lo saccio, càrama: altro non pozzo fare.
Se quisso non arcòmplimi, làssone lo cantare.
Fallo, mia donna, plàzzati, ché bene lo puoi fare.
Ancora tu no m’ami, molto t’amo,135
sí m’hai preso come lo pesce a l’amo».

«Sazzo che m’ami, [e] àmoti di core paladino.
Lèvati suso e vatene, tornaci a lo matino.
Se ciò che dico fàcemi, di bon cor t’amo e fino.
Quisso t’[ad]imprometto sanza faglia:140
te’ la mia fede che m’hai in tua baglia».

«Per zo che dici, càrama, neiente non mi movo.
Intanti pren[n]i e scànnami: tolli esto cortel novo.
Esto fatto far pòtesi intanti scalfi un uovo.
Arcompli mi’ talento, [a]mica bella,145
ché l’arma6 co lo core mi si ’nfella7».

«Ben sazzo, l’arma dòleti, com’omo ch’ave arsura.
Esto fatto non pòtesi per null’altra misura:
se non ha’ le Vangel[ï]e, che mo ti dico ’Jura’,
avere me non puoi in tua podesta;150
intanti pren[n]i e tagliami la testa».

«Le Vangel[ï]e, càrama? ch’io le porto in seno:
a lo mostero présile (non ci era lo patrino).
Sovr’esto libro júroti mai non ti vegno meno.
Arcompli mi’ talento in caritate,155
ché l’arma me ne sta in sut[t]ilitate».

«Meo sire, poi juràstimi, eo tut[t]a quanta incenno.
Sono a la tua presenz[ï]a, da voi non mi difenno.
S’eo minespreso8 àjoti, merzé, a voi m’arenno.
A lo letto ne gimo a la bon’ora,160
ché chissa cosa n’è data in ventura».

“Rosa fresca e profumatissima che appari all’inizio dell’estate
le donne, giovani e maritate, ti desiderano :
tirami fuori da questo fuoco, se lo vuoi,
notte e giorno non ho riposo per colpa tua,
perché penso sempre a voi, madonna mia””Se soffri per me, è per follia.
Puoi arare i mari, seminare i venti
raccogliere tutti i beni del mondo
ma non puoi avere me a questo mondo,
piuttosto mi taglio i capelli (e mi faccio monaca)””Se ti tagli i capelli (se ti fai monaca), piuttosto io muoio,
perché con essi io perdo il mio conforto e piacere.
Quando passo da te e ti vedo, rosa fresca dell’orto,
provo sempre piacere :
facciamo in modo di unire il nostro amore.” “Non voglio unire il nostro amore :
se ti trova mio padre e gli altri miei parenti
che corrono forte, fai in modo che non ti prendano
se ti è piaciuto venire,
ti consiglio di stare attento ad andartene.””Ci sono molte femmine che hanno la testa dura,
e l’uomo con le parole le domina e le ammonisce :
tanto la insegue finché non l’ha in suo potere.
La femmina non può trattenersi di fronte all’uomo :
stai attenta, bella, a non pentirtene””Che io me ne possa pentire ? Possa essere uccisa
piuttosto che una donna debba essere incolpata per causa mia !
Ieri sera sei passato di qui, correndo a più non posso.
Riposati, canzoniere :
le tue parole non mi piacciono affatto””Quanti affanni mi hai messo nel cuore,
sempre ci penso il giorno quando esco !
Non ho ancora amato una donna di questo mondo
quanto amo te, rosa invidiata :
io credo proprio che mi sei stata destinata”Visto che hai tanto faticato, ti faccio questa preghiera
vai a domandarmi a mia madre e a mio padre
Se loro si degnano di darmi a te, portami in chiesa,
e sposami davanti alla gente ;
e poi farò quello che vuoi”

“Quello che dici non ti serve a nulla,
delle tue parole faccio ponti e scale (me ne infischio).
Hai pensato di avere le penne e ti sono cadute le ali ;
ti ho messo sotto9.
Dunque, se puoi, trattieniti femmina villana.

“Non ho paura di te
me ne sto nella fortezza del mio castello ;
le tue parole per me valgono meno di quelle di un bambino.
Se non ti alzi e te ne vai via di qui,
se tu morissi, mi piacerebbe molto”

“Dunque vorresti, vita mia, che io morissi per te ?
Se devo morire o essere ferito,
non mi muovo di qui se non ho il frutto
che sta nel tuo giardino :
lo desidero la sera e il mattino”

“Se non ti alzi e te ne vai alla malora,
i miei fratelli ti trovano dentro questa casa.
[…]
che mi sei venuto a prendere in giro,
nessun parente o amico ti aiuterà”

“A me non mi aiutano né amici né parenti
sono straniero, cara mia, tra questa brava gente.
È un anno ormai, vita mia, che mi sei entrata nella mente.
Da quando ti sei vestita con il “maiuto”,
bella, da quel giorno sono ferito”

“Ti sei tanto innamorato, Giuda traditore,
come se fossi porpora, scarlatto o sciamito ?
Se non giuri sul Vangelo che sei mio marito,
non mi puoi avere a questo mondo,
piuttosto mi butto in fondo al mare.”

“se ti butti in mare, donna cortese e bella,
mi metto dietro a te per tutta la marina,
e dopo che sei annegata, ti trovo sulla spiaggia
solo per ottenere questa cosa :
con te mi unirò per peccare”

“In nome del Padre del Figlio e di San Matteo
so che non sei eretico o ebreo,
e parole così non le ho mai sentite.
Se la femmina è morta,
ci perdi il sapore e il piacere”

“Lo so bene, cara mia : ma non posso fare altrimenti.
Se non mi accontenti, lasciami cantare.
Fallo, donna mia, ti piacerà, perché lo puoi fare bene.
Tu ancora non mi ami, io molto ti amo,
così mi hai preso come un pesce all’amo”

“Lo so che mi ami, ti amo con il cuore generoso.
Su alzati e vattene, torna qui domattina.
Se fai quello che ti dico, ti amo con cuore buono e puro.
Questo te lo prometto senza fallo :
abbia la mia fede che sono in tuo potere”

“Per quello che mi dici, cara mia, non mi muovo affatto.
Intanto prendi e scannami : ecco questo coltello nuovo,
puoi farlo mentre cuoci un uovo.
Fai quello che desidero, amica bella,
perché l’arma insieme con il cuore mi diviene amara”

“So bene che l’arma ti fa male, come un uomo che ha sete.
Questo non si può fare in nessun altro modo :
se non hai i Vangeli, su cui ora ti dico “Giura”,
non mi puoi avere ;
intanto prendimi e tagliami la testa”

“I Vangeli, cara mia ? Li porto in petto :
li ho presi in chiesa (il prete non c’era).
Su questo libro ti giuro che non ti tradirò.
Ti prego accontentami ;
perché l’arma mi si assottiglia”

“Mio signore, dopo che hai giurato, mi incendio tutta.
Sono qui davanti a te, non mi difendo.
Se ti ho disprezzato, perdono, mi arrendo.
Andiamo finalmente al letto,
perché così è stabilito che sia.”