Poesie di Guido Guinizzelli: Io voglio del ver la mia donna laudare e altri sonetti (testo e parafrasi)

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Del poeta Guido Guinizzelli abbiamo poche notizie biografiche, gli antichi commentatori danteschi lo identificavano in Guido di Guinizzello, potestà di Castelfranco, gli studiosi contemporanei in un Guido giudice di Bologna; entrambi sono della metà del Duecento, non ne conosciamo la data di nascita.
Nel XXVI canto del Purgatorio (vv.73-148) Dante incontra il poeta tra i lussuriosi e rivolgendosi a lui lo chiama “padre mio”.
È considerato un precursore dei poeti del Dolce Stil Novo.
Il suo Canzoniere comprende diciannove testi, cinque canzoni e quindici sonetti, di cui due di risposta a Bonagiunta da Lucca e a Guittone d’Arezzo.

Testi: Io voglio del ver la mia donna laudare;  Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo;  Vedut’ho la lucente stella diana;  Dolente, lasso, già non m’asecuro;  Chi vedesse a Lucia un var capuzzo.

Io voglio del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella dïana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
5 Verde river’ a lei rasembro e l’âre,
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.
10 Passa per via adorna, e sì gentile
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ’l de nostra fé se non la crede;
e no·lle pò apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
null’ om pò mal pensar fin che la vede.
Voglio in vero lodare la mia donna
e paragonarle la rosa e il giglio
è più luminosa della stella che sorge all’alba ,
e ciò che in cielo è bello a lei assomiglio.
Le paragono una verde campagna e l’aria,
tutti i colori dei fiori, il giallo e il rosso,
l’oro e l’azzurro e i ricchi gioielli che si donano:
perfino Amore grazie a lei diviene più puro.
Passa per la via così bella e nobile
che abbassa l’orgoglio a chi dona il suo saluto
e lo converte se non è credente :
Nessuno che sia vile le si può avvicinare
anzi vi dirò che ha un potere ancora più grande
nessuno può mal pensare finché la vede.
Lo vostro bel saluto e ’l gentil sguardo
che fate quando v’encontro, m’ancide:
Amor m’assale e già non ha reguardo
s’elli face peccato over merzede,
5 ché per mezzo lo cor me lanciò un dardo
ched oltre ’n parte lo taglia e divide;
parlar non posso, ché ’n pene io ardo
sì come quelli che sua morte vede.
Per li occhi passa come fa lo trono,
10 che fer’ per la finestra de la torre
e ciò che dentro trova spezza e fende:
remagno como statüa d’ottono,
ove vita né spirto non ricorre,
se non che la figura d’omo rende.
Il vostro bel saluto e il gentile sguardo
che fate quando vi incontro, mi uccide :
Amore mi assale e non bada
se fa peccato o dà ricompensa
perché attraverso il cuore mi lanciò una freccia
che da parte a parte lo taglia e divide ;
non posso parlare ; perché in pena io ardo
come colui che vede la propria morte.
Passa per gli occhi come fa il fulmine,
che colpisce attraverso la finestra della torre
e spezza e taglia ciò che trova dentro :
rimango come una statua d’ottone,
dove non scorre né vita né spirito ,
se non che ha figura di uomo.
Vedut’ ho la lucente stella diana,
ch’apare anzi che ’l giorno rend’ albore,
c’ha preso forma di figura umana;
sovr’ ogn’ altra me par che dea splendore:
5 viso de neve colorato in grana,
occhi lucenti, gai e pien’ d’amore;
non credo che nel mondo sia cristiana
sì piena di biltate e di valore.
Ed io dal suo valor son assalito
10 con sì fera battaglia di sospiri
ch’avanti a lei de dir non seri’ ardito.
Così conoscess’ ella i miei disiri!
ché, senza dir, de lei seria servito
per la pietà ch’avrebbe de’ martiri.
Ho visto la spendente stella del mattino
che appare prima che spunti il giorno,
e che ha preso forma umana ;
più di ogni altra mi sembra che dia splendore :
viso bianco come la neve colorato di carminio,
occhi lucenti, gai e pieni di amore ;
non credo che al mondo via sia donna
cosi piena di bellezza e valore.
E io dal suo valore sono assalito
con così crudele battaglia di sospiri
che di fronte a lei non avrei il coraggio di parlare.
Oh se lei conoscesse i miei desideri !
perché, senza dire, da lei sarei ricompensato
per la pietà che avrebbe delle mie sofferenze.
Dolente, lasso, già non m’asecuro,
ché tu m’assali, Amore, e mi combatti:
diritto al tuo rincontro in pie’ non duro,
ché mantenente a terra mi dibatti,
5 come lo trono che fere lo muro
e ’l vento li arbor’ per li forti tratti.
Dice lo core agli occhi: «Per voi moro»,
e li occhi dice al cor: «Tu n’hai desfatti».
Apparve luce, che rendé splendore,
10 che passao per li occhi e ’l cor ferìo,
ond’io ne sono a tal condizïone:
ciò furo li belli occhi pien’ d’amore,
che me feriro al cor d’uno disio
come si fere augello di bolzone.
“Ahimè, ahimè non posso certo sentirmi in pace”
poiché tu, Amore, mi assali e mi combatti :
Dritto in piedi di faccia a te non resisto,
perché subito mi abbatti a terra,
come il fulmine che colpisce il muro
e il vento (che abbatte) gli alberi a forti scossoni.
Il cuore dice agli occhi : “Muoio a causa vostra”,
e gli occhi dicono al cuore : “Tu ci hai uccisi”.
Apparve una luce splendente,
che passò per gli occhi e colpì il cuore,
cosicché io sono in tale condizione.
Fu la luce dei begli occhi pieni di amore,
che mi colpì il cuore di desiderio
come si colpisce un uccello di bolzone.
(bolzone: freccia che si lancia con la balestra)
Chi vedesse a Lucia un var capuzzo
in cò tenere, e como li sta gente,
e’ non è om de qui ’n terra d’Abruzzo
che non ne ’namorasse coralmente.
5 Par, sì lorina, figliuola d’un tuzzo
de la Magna o de Franza veramente;
e non se sbatte cò de serpe mozzo
come fa lo meo core spessamente.
Ah, prender lei a forza, ultra su’ grato,
10 e bagiarli la bocca e ’l bel visaggio
e li occhi suoi, ch’èn due fiamme de foco!
Ma pentomi, però che m’ho pensato
ch’esto fatto poria portar dannaggio
ch’altrui despiaceria forse non poco
Non c’è nessuno di qui della terra d’Abruzzo,
che se vedesse un cappuccio di pelliccia
in capo a Lucia e come le sta bene,
potrebbe non innamorarsene sinceramente.
(Lucia) Sembra, così “impellicciata”,figlia di un tedesco
della Germania o della Francia;
e la testa mozza di una serpe
non si dibatte come fa continuamente il mio cuore :
Ah, prenderla con la forza, contro la sua volontà,
e baciarle la bocca e il bel viso
e gli occhi suoi, che sono due fiamme di fuoco !
Ma mi pento, perché penso
che questo fatto potrebbe provocare un danno
che ad altri dispiacerebbe non poco.

Testi in Poeti del Duecento, volume 2 tomo 2 Dolce Stil Novo, a cura di Gianfranco Contini, Classici Ricciardi Mondadori, 1995.