L’amore di Saffo

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Gli antichi poeti greci e latini cantavano l’amore come eros: con eros gli antichi intendevano una passione che coinvolgeva corpo e mente e che non si poteva provare, né comprendere separando l’uno dall’altra.
Uno dei testi più antichi in cui troviamo cantato eros è un famoso frammento della poetessa greca Saffo (VII secolo a.C.).

L’amore
Pari agli dei mi sembra
quell’uomo: lui che siede di fronte a te
e da vicino ti ascolta mentre dolcemente parli
e ridi
e questo mi fa tremare il cuore nel petto.
Infatti appena ti vedo per un istante, allora non ho
più voce,
la lingua mi si spezza,
subito un sottile fuoco mi corre per le membra,
non vedo nulla con gli occhi, mi rimbombano
le orecchie,
il sudore mi ricopre, un tremito mi prende tutta,
divento più verde dell’erba, mi sembra di essere vicina alla morte

(2 D, 31LP) (D Diehl, Anthologia Lyrica Graeca, Leipzig, 1936; LP Lobel-Page Poetarum Lesbiorum Fragmenta, Oxford, 1955)
Questo frammento venne nel I secolo a.C. tradotto in latino dal poeta latino Catullo.

La poetessa Saffo, figlia di Scamandronimo e di Cleis, nacque ad Ereso nell’isola di Lesbo, nella seconda metà del VII secolo a.C.. Visse a Mitilene dove tenne un tìaso, una scuola per ragazze. Di lei restano un’ode intera e 200 frammenti; la maggior parte dei testi è giunta per trasmissione indiretta, gli altri sono emersi da frammenti papiracei. (da prefazione a Saffo, Alceo, Anacreonte, Liriche e frammenti, traduzione di Filippo Maria Pontani, Giulio Einaudi Editore, p.11)