Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo.

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Le ultime lettere di Jacopo Ortis sono un romanzo epistolare. Foscolo lo scrive non ancora ventenne; il romanzo viene pubblicato per la prima volta nel 1798 a Bologna, senza autorizzazione dell’autore. La prima edizione curata da Foscolo è quella del 1802 a Milano. A questa seguirono due altre edizioni, nel 1816 a Zurigo e nel 1817 a Londra.
Sul modello de I dolori del giovane Werther di Goethe, il romanzo raccoglie le lettere scritte da Jacopo Ortis all’amico Lorenzo Alderani nell’anno e mezzo che precede il suo suicidio. La pubblicazione delle lettere è attribuita all’amico stesso, che premette al romanzo una breve nota nella quale Jacopo viene proposto come esempio al lettore.

Il romanzo ha inizio  con la lettera dell’11 ottobre 1797, primo giorno delle trattative tra francesi e austriaci che condurranno al trattato di Campoformio e alla cessione della Repubblica di Venezia agli Austriaci. L’ultima lettera , scritta prima del suicidio, è datata 25 marzo 1799.
Nell’ottobre del 1797 Ortis abbandona Venezia per evitare le persecuzioni politiche, che sarebbero seguite all’arrivo degli austriaci, e si dirige sui Colli Euganei dove si stabilisce in un paese di campagna che non viene nominato. Qui Ortis conosce il signor T. e sua figlia Teresa e inizia a frequentarli.  Jacopo si innamora di Teresa anche se sa che è promessa sposa a Odoardo. Nel corso di una gita alla casa di Petrarca Teresa confessa a Jacopo di essere infelice e di non amare il suo futuro sposo. Dopo essersi allontanato per un breve periodo Jacopo ritorna a frequentare Teresa. Ormai l’amore ha completamente conquistato il suo animo.

Ma non è l’amore l’argomento principale delle Ultime lettere, Foscolo stesso scrivendo della sua opera dichiarò che “l’amore di Ortis è forse la parte meno interessante dell’opera” ed aggiunse che “quando s’abbandona alle sue riflessioni morali l’autore è nel suo proprio elemento”. (Ugo Foscolo Dall’Ortis alle Grazie, a cura di Saverio Orlando, Loescher Editore, Torino, p.1) Nella Notizia bibliografica aggiunta all’edizione di Zurigo Foscolo descrisse le lettere come quelle di un giovane di poco più di vent’anni che voleva “vendicare la patria sua trafficata dai francesi”. (op.cit. p.2) È Foscolo stesso a mettere in primo piano il motivo politico nell’Ortis ; è questo il motivo più profondamente autobiografico e che gli sta più a cuore. Quando ragiona di politica Ortis è Foscolo, le sue passioni e idee sono quelle del poeta. La storia d’amore tra Jacopo e Teresa è un pretesto alla moda di cui Foscolo si serve sul modello di uno dei più famosi romanzi dell’epoca I dolori del giovane Werther di Wolfgang Goethe, da cui tra l’altro Foscolo prese sempre le distanze asserendo di non averlo conosciuto ai tempi della prima scrittura delle Lettere. (op.cit. p.1)
Le lettere più importanti, tra cui la lettera del 17 marzo e la lettera da Ventimiglia, hanno argomento politico e filosofico.
D’altra parte Foscolo quando parla d’amore spesso ne parla in termini filosofici e non come esperienza esistenziale totalizzante  come fa Goethe nei Dolori del giovane Werther.
Ortis si suicida anche per amore, ma soprattutto perché è infelice, totalmente disilluso e senza più speranza. La filosofia di Ortis è materialista e pessimista, l’uomo è un  atomo in un universo incomprensibile, stritolato in un meccanismo che genera violenza e sopruso, l’unica virtù alla quale si può aggrappare è la compassione a meno che la disperazione non diventi assoluta.

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