Poesia religiosa del Duecento

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Possediamo numerosi testi poetici del XIII secolo di argomento religioso  provenienti dalla Toscana, dall’Umbria e dal Lazio. Questi testi sono le laudi.
Le laudi, di solito anonime, erano scritte per le comunità di religiosi che durante le processioni le cantavano in coro; ci sono giunte raccolte in laudari, il più antico dei quali è il Laudario di Cortona. Le laudi sono inni di lode rivolti a Dio e a Maria, per esempio il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi, ma ci sono anche testi che parlano di peccato, sofferenza e morte, per esempio Chi vol lo mondo desprezzare nel Laudario di Cortona.  La lauda nella sua forma originaria è una ballata, le strofe si alternano a un ritornello. Troviamo anche laudi dialogate in cui si alternano le voci di personaggi tratti dai Vangeli, Cristo, Maria, Giovanni, l’episodio preferito  è la Passione di Cristo. Da queste laudi dialogate nascerà nella seconda metà del Trecento la “sacra rappresentazione”, una forma di spettacolo teatrale di argomento sacro.
Autore di laudi fu Jacopone da Todi (1260-1306). Secondo un’antica biografia duecentesca Iacopo Benedetti era un  notaio nobile e ricco di Todi. Nel 1268 quando la moglie morì, in seguito al crollo del pavimento di una sala della propria casa in cui si svolgeva una festa , scoprì che essa indossava un cilicio, una cintura di ruvida corda, che si indossava per espiare i peccati. Questo evento provocò in lui una crisi religiosa.  Iacopone iniziò una vita di rinuncia e mortificazione ed entrò nell’ordine francescano dei frati minori. È  in questo periodo che scrisse le sue laudi. Il suo laudario, originale e personale, si compone di novantadue laudi di argomento vario; ci sono preghiere, testi mistici, di penitenza, laudi drammatiche.
link: Donna de Paradiso di Jacopone da Todi

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