Archivio mensile:Novembre 2018

Amore di lontananza di Antonia Pozzi e L’infinito di Leopardi

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Celia Paul, Evening Sea, 2016

Ricordo che, quand’ero nella casa
della mia mamma, in mezzo alla pianura,
avevo una finestra che guardava
sui prati; in fondo, l’argine boscoso
nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo,
c’era una striscia scura di colline.
Io allora non avevo visto il mare
che una sola volta, ma ne conservavo
un’aspra nostalgia da innamorata.
Verso sera fissavo l’orizzonte;
socchiudevo un po’ gli occhi; accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare
e mi piaceva più del mare vero.

Antonia Pozzi scrive Amore di lontananza a diciassette anni. Il componimento è di quindici versi endecasillabi come L’infinito di Leopardi. L’infinito presenta dieci enjambements, solo in due versi metrica e sintassi coincidono, il primo e l’ultimo verso. Il componimento è diviso in quattro parti da punti fermi, ma solo due di questi coincidono con la fine del verso: il verso tre e l’ultimo verso. In Amore di lontananza sono presenti sei enjambements, tra il verso uno e il verso due, tra il terzo e il quarto, tra il quarto e il quinto, tra il settimo e l’ottavo, tra l’ottavo e il nono, tra l’undicesimo e il dodicesimo. Pozzi riduce il numero di enjambements e divide il componimento in tre parti, terminanti ciascuna alla fine del verso: prima parte dal verso uno al verso sei, seconda dal verso sette al verso nove, terza dal verso dieci al verso quindici.

Se confrontiamo le singole parti dell’uno e dell’altro componimento troviamo somiglianze e differenze. I primi tre versi della poesia di Leopardi coincidono con i primi sei versi della poesia di Pozzi, entrambe le parti presentano il luogo dove avviene l’esperienza che la poesia descrive: “quest’’ermo colle e questa siepe”  , “nella casa della mia mamma (…) avevo una finestra”. Nei versi dal settimo al quattordici Pozzi descrive l’esperienza di creazione dell’immagine del mare, così come Leopardi nei versi dal quattro al tredici descrive la creazione dell’immagine dell’infinito. Ne L’infinito l’immaginazione ha origine dal superamento del limite,  “ questa siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude” e crea immagini interiori di spazio e tempo infinito “interminati spazi di là da quella e sovrumani silenzi (…) io nel pensier mi fingo”, in Amore di lontananza l’immagine del mare nasce, prima, dal ricordo “Io allora non avevo visto il mare che una sola volta” e poi dalla metamorfosi che l’immagine reale subisce nello sguardo della poetessa “e la striscia dei colli si spianava”. E’ nei versi finali che la distanza tra i due poeti si fa più evidente. Nell’ultimo verso del componimento Leopardi esprime la dolcezza del naufragare nel mare dell’infinito, Pozzi in un verso condensa la sensazione di piacere più intensa che il mare immaginato le dà rispetto al mare vero; mare lontano che si materializza nella realtà ogni volta che la forza del desiderio lo fa esistere, non metafora di qualcosa che non esiste, l’infinito, ma simbolo dell’unica e sola realtà che possediamo, quella che creiamo in noi.