Vita Nuova di Dante Alighieri: testi

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Il significato del titolo
La Vita nuova inizia come se fosse un diario, il diario di un giovane che ripercorre le tappe dell’ esperienza fondamentale della sua vita : l’amore. Il titolo del libro Vita nuova è spiegato dal poeta nel primo capitolo. Inutile dire che la vita nova inizia quando Dante incontra Beatrice e se ne innamora; nei due successivi capitoli Dante racconta del suo primo e secondo incontro con Beatrice, avvenuti rispettivamente all’età di nove e diciotto anni.
capitolo I
” In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”.

Il primo incontro a nove anni e il secondo  a diciotto.
Al momento del loro primo incontro Dante è al termine del nono anno di vita e Beatrice all’inizio.
Quando incontra Beatrice, Dante prova un profondo turbamento e sente una voce interiore che gli dice che un dio è divenuto suo padrone e che a lui è apparsa la sua beatitudine : Beatrice.
capitolo II
“Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.
Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.
Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.
In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: “Apparuit iam beatitudo vestra”.” (…)
Dopo nove anni Dante e Beatrice si incontrano di nuovo, hanno entrambi diciott’anni, Beatrice, vestita di bianco, cammina per strada accompagnata da due donne più grandi di lei e saluta Dante. Dante è inebriato dal saluto di Beatrice e si ritira nella sua camera a pensare a Beatrice.
capitolo III
Poi che fuoro passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima, ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.

Il sogno: Amore tiene in braccio Beatrice che mangia il cuore di Dante.
Mentre pensa a Beatrice Dante si addormenta e fa un sogno. In una nuvola del colore del fuoco gli appare un signore che gli dice “Io sono il tuo padrone”, egli è Amore. In braccio ha una donna nuda avvolta in un drappo rosso che dorme ; Dante riconosce Beatrice. Amore ha in mano il cuore di Dante e lo fa mangiare a Beatrice. Amore che prima era lieto diviene ora triste, piange e vola via con Beatrice. Dante prova una angoscia così grande che si sveglia.
capitolo III
E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.
Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare.
E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: “Vide cor tuum”.E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente.
Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse verso lo cielo; onde io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato.” (…)

Il saluto.
Il saluto di Beatrice ha un potere eccezionale su Dante, nell’XI capitolo il poeta descrive gli effetti del saluto e dice che in esso sta la sua beatitudine. Ma Beatrice decide di togliere il saluto a Dante. Questa decisione getta Dante in un profondo sconforto.

L’amore virtù e la poesia di lode.
Un giorno Dante parlando con alcune gentili donne, comprende che la sua beatitudine non sta nel saluto di Beatrice, ma nelle parole che lodano Beatrice.
L’amore di Dante per Beatrice diviene “amore virtù” che trova la propria soddisfazione nelle parole che lodano la donna, ovvero nella poesia di lode della donna.
capitolo XVIII
(…)Le donne erano molte, tra le quali n’avea certe che si rideano tra loro. Altre v’erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire. Altre v’erano che parlavano tra loro. De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: “A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo”. E poi che m’ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l’altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi queste parole loro: “Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno”. Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e sì come talora vedemo cadere l’acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri. E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m’avea prima parlato, queste parole: “Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine”. Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: “In quelle parole che lodano la donna mia”.(…)
Tanto gentile e tanto onesta pare
Nel capitolo XXVI il poeta pone il  sonetto di lode di Beatrice:
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare. 4
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare. 8
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova: 11
 e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira. 14
In questo sonetto Dante loda Beatrice e trasforma la donna amata in donna angelo, messaggera di Dio in terra, “e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare” . Con questa immagine Dante crea un mito, quello della donna angelo, che avrà straordinaria fortuna nella tradizione poetica italiana.

La morte di Beatrice.
Nel capitolo XXVIII Dante racconta la morte di Beatrice. Nella realtà storica intorno al 1290 muore Bice di Folco Portinari, sposata in Bardi, in cui di solito si identifica la Beatrice cantata da Dante.

Il numero nove.
Il capitolo XXIX è dedicato a spiegare il significato simbolico del numero nove che nel corso di tutto il libro è legato a Beatrice.
Il numero nove è simbolo del miracolo, perché è il prodotto di tre, che è il numero della trinità: Padre Figlio e Spirito Santo. Beatrice è un nove ovvero è un miracolo.
capitolo XXIX
(…) Lo numero del tre è la radice del nove, però che, sanza numero altro alcuno, per se medesimo fa nove, sì come vedemo manifestamente che tre via tre fa nove. Dunque se lo tre è fattore per se medesimo del nove, e lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno, questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade. (…)

La donna gentile.
Dopo la morte di Beatrice Dante è disperato, piange e scrive tristi componimenti per sfogare il suo dolore. La sua tristezza è così evidente  che una “donna gentile”, giovane e bella si commuove per lui. Pietà e amore si mescolano sul viso della giovane donna e Dante ne è irresistibilmente attratto. Ma presto si pente, vince il desiderio e la tentazione e torna con tutto sé stesso a Beatrice.

L’ultimo sonetto “Oltre la spera che più larga gira”
A Beatrice  è dedicato l’ultimo sonetto di lode del libro.
capitolo XLI
Oltre la spera che più larga gira
passa ’l sospiro ch’esce del mio core:
intelligenza nova, che l’Amore
piangendo mette in lui, pur su lo tira. 4
Quand’elli è giunto là dove disira,
vede una donna, che riceve onore,
e luce sì, che per lo suo splendore
lo peregrino spirito la mira. 8
Vedela tal, che quando ’l mi ridice,
io no lo intendo, sì parla sottile
al cor dolente, che lo fa parlare. 11
So io che parla di quella gentile,
però che spesso ricorda Beatrice,
sì ch’io lo ’ntendo ben, donne mie care.14
Nella prima quartina di questo sonetto Dante  dice che il sospiro che esce dal suo cuore giunge nell’Empireo, il Paradiso, portato da una capacità straordinaria di comprensione, che Amore piangendo mette in lui. Nella seconda quartina dice che il suo sospiro,  giunto  dove desidera, vede una donna che riceve onore e splende così che lo spirito la ammira. Nella terzina Dante dice che il sospiro vede Beatrice e ne parla al poeta che non comprende le sue parole oscure e difficili. Nell’ultima terzina Dante dice che però sa che lo spirito parla di Beatrice perché sente spesso il suo nome.

La fine del racconto.
Nell’ultimo capitolo Dante si propone di non parlare più di Beatrice finché non potrà farlo in modo più degno di lei per dire ciò che non fu mai detto di nessuna donna. Impossibile non pensare alla Divina Commedia e alle apparizioni di Beatrice in essa.
capitolo XLII
Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com’ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna.

 

 

47 pensieri su “Vita Nuova di Dante Alighieri: testi

  1. Fabiana Francesca Davide

    ” In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello”.
    “In quella parte del libro della mia memoria della quale poco si potrebbe capire, si trova una rubrica che dice: qui comincia la vita nuova. Sotto questa rubrica io trovo scritte le parole che è mia intenzione ricordare in questo piccolo libro.

    Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente;
    “Apparve con un vestito di colore nobile, umile e onesto, rosso scuro, con una cintura e ornata in modo adatto alla sua giovanissima età. E in quel momento, lo spirito naturale, che si trova in quella parte del corpo dove viene somministrato il nostro nutrimento, cominciò a tremare fortemente, che sembrava nei menimi polsi orribilmente”

    L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.
    Quando mi giunse il suo saluto, era esattamente la nona in quel giorno; e dal momento che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire nelle mie orecchie, presi tanta dolcezza, e come inebriato mi allontanai dalla folla e corsi verso la solitudine della mia stanza, dove mi misi a pensare a questa fanciulla tanto nobile.

    E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco
    E pensando a lei, mi sopragiunse un dolce sonno, nel quale mi apparve una meravigliosa visione: mi sembrava di vedere in camera mia una nuvola rossa

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  2. Gruppo Beatrice Milione, Valentina e Giulia Goglio

    LA VITA NOVA
    La Vita Nova di Dante ripercorre le tappe dell’esperienza fondamentale della sua vita : l’amore per Beatrice.
    Il primo incontro fra i due avviene all’età di nove anni e il secondo ai diciotto, quindi nove anni dopo, in cui Beatrice gli porge il suo saluto.
    “volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.” (capitolo III)
    Dante è inebriato dalla donna e si ritira, in seguito al suo gesto, nella propria camera per riflettere dove, successivamente, la sognerà.
    “E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.
    Il poeta è così sopraffatto dal sentimento che non riesce a controllarlo poiché Amore lo domina; nelle braccia di questa figura riconosce una donna dall’aspetto familiare.
    “Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare.” (capitolo III)
    Beatrice, nel sogno, si trova rannicchiata nuda tra le braccia di Amore ed è intenta a mangiare dubbiosa il cuore del poeta.
    Dopo di che l’amore di Dante per Beatrice radica e, dopo un dialogo con alcune donne, capisce che si tratta di “amore virtù” in cui trova la propria soddisfazione nelle parole che lodano la donna, ovvero nella poesia di lode a Beatrice, invece che nel suo saluto.
    Il poeta loda Beatrice e trasforma la donna amata in donna angelo, messaggera di Dio in terra, e la considera il numero nove, prodotto di tre ossia la trinità, paragonandola così ad un miracolo.
    Nel 1290 Beatrice (identificata realmente in Bice di Folco Portinari) muore e Dante è disperato, piange e scrive tristi componimenti per sfogare il suo dolore.
    Dopo la sua morte Dante si infatua di un’altra donna e si propone di non parlare più di Beatrice finché non potrà farlo in modo più degno per dire ciò che non fu mai detto di nessuna.
    Nel capitolo XLII appare nuovamente al poeta Beatrice in visione e ciò fa del tutto dimenticare la “benedetta”.
    “Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei.”

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    1. cm Autore articolo

      Bene, il lavoro é frutto di impegno e attenzione nella lettura e riscrittura, c’é una imprecisione alla fine, che correggeremo insieme in classe

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  3. Alessia G, Alessia M e Riccardo C

    VITA NUOVA DI DANTE
    IL PRIMO INCONTRO TRA DANTE E BEATRICE AVVIENE QUANDO SONO DEI BAMBINI. DANTE SI INNAMORA SUBITO DI BEATRICE. (Capitolo II)
    “Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare(…)
    DANTE E BEATRICE SI INCONTRANO DI NUOVO A DICIOTTO ANNI. BEATRICE SALUTA DANTE ED EGLI NE E’ ENTUSIASTA. (Capitolo III)
    MENTRE PENSA A BEATRICE DANTE SI ADDORMENTA E FA UN SOGNO (Capitolo III):
    Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare.
    DANTE PARLANDO CON ALCUNE GENTILI DONNE, COMPRENDE CHE LA SUA FELICITA’ NON STA NEL SALUTO DI BEATRICE MA NELLE PAROLE CHE LA LODANO. (Capitolo III)
    BEATRICE MUORE, DANTE AFFERMA DI NON VOLER PIU’ PARLARE DI LEI FINCHE’ NON RIUSCIRA’ A FARLO IN UN MODO PIU DEGNO. (Capitolo XLII)
    Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com’ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna.

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  4. fabiana p riccardo b francesca p

    Dante ha quasi terminato il suo nono anno di vita e Beatrice lo ha appena iniziato, il secondo incontro avviene nove anni dopo, quando hanno diciotto anni. Beatrice saluta Dante, il poeta turbato dal saluto si ritira da solo nella propria camera e fa un sogno. Un signore dall’aspetto pauroso, avvolto in una nube di fuoco, tiene in braccio una donna nuda, coperta da un drappo rosso, e le fa mangiare un cuore, la donna è Beatrice, il signore che la tiene in braccio è Amore e il cuore, che Beatrice mangia, è quello del poeta (capitoli II e III).

    “Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole“Vide cor tuum””.

    Il saluto di Beatrice esercita un potere eccezionale su Dante e lo fa sentire felice. Ma Beatrice un giorno, contrariata dal comportamento del poeta, decide di togliergli il saluto e questa decisione rende Dante triste. In seguito il poeta, parlando con alcune gentili donne, comprende che la sua felicità non sta nel saluto di Beatrice, ma nelle parole che lodano Beatrice.

    “Allora queste donne cominciarono a parlare tra loro; e sì come talora vedemo cadere l’acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri. E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m’avea prima parlato, queste parole: “Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine”. Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: “In quelle parole che lodano la donna mia”.”

    Nel capitolo XXVI il poeta pone il suo sonetto più famoso “Tanto gentile e tanto onesta pare”. In questo sonetto Dante loda Beatrice e trasforma la donna amata in un angelo, messaggero di Dio in terra.

    Tanto gentile e tanto onesta pare
    la donna mia quand’ella altrui saluta,
    ch’ogne lingua deven tremando muta,
    e li occhi no l’ardiscon di guardare.

    dopo Beatrice muore senza che i due si siano rivisti o parlati. La morte di Beatrice lo fa cadere in un profondo sconforto . Dante dedica a Beatrice un sonetto di lode, dice che sa che lo spirito parla di Beatrice perché sente spesso il suo nome.

    “So io che parla di quella gentile,
    però che spesso ricorda Beatrice,
    sì ch’io lo’ntendo ben, donne mie care.”

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    1. cm Autore articolo

      Come già detto nella revisione in classe, le parti che dovevate scrivere voi da soli sono invece riprese in gran parte dal testo del sito, il vostro lavoro è stato minimo, anche l’invito a fare meglio nell’ultima parte che avevate trascurato non è stato accolto.
      La prossima volta si deve fare meglio

      Rispondi
  5. Cami Debby Bea

    La vita di Dante cambia dopo il suo incontro con Beatrice.

    “Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
    In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.

    Alla domanda delle altre donne che volevano sapere perché la amasse, lui risponde con le seguenti parole:

    “Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno”.

    Non può fare a meno di scrivere poesie dedicate a lei.
    Dante paragona Beatrice al numero nove, il numero del miracolo perché è il prodotto di tre, il numero della trinità.

    “Lo numero del tre è la radice del nove, però che, sanza numero altro alcuno, per se medesimo fa nove, sì come vedemo manifestamente che tre via tre fa nove. Dunque se lo tre è fattore per se medesimo del nove, e lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno, questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade. (…)”

    Alla morte dell’amata, Dante gli dedica l’ultimo sonetto del libro ed infine promette a sé stesso di non parlare più di lei, fino al momento in cui non sia in grado di scrivere di lei cose mai dette a nessuna donna.

    Rispondi
  6. Roberta, Martina, Lucrezia

    La Vita Nuova comincia come se fosse il diario di Dante, il quale racconta l’esperienza più importante della sua vita: l’amore per Beatrice.
    Il primo incontro tra Dante e Beatrice avviene quando entrambi hanno nove anni. Quando Dante la vede è turbato e sente una voce che gli dice Beatrice è la sua salvezza.
    Nove anni dopo, i due giovani si incontrano nuovamente, all’età di diciotto anni. Beatrice saluta Dante, il quale, inebriato dal gesto, si ritira nella sua stanza. Mentre pensa a lei, egli si addormenta e fa un sogno.
    Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: “Vide cor tuum”.
    Infine Amore piange e vola via, portando con sé la donna. Il poeta, angosciato, si sveglia.
    Beatrice decide di togliere il saluto a Dante. Ciò lo turba, ma successivamente egli, parlando con delle donne, comprende che la sua beatitudine non sta nel saluto della ragazza, ma nelle parole che la lodano. Le donne chiedono a Dante a che fine egli ami Beatrice.
    Allora dissi queste parole loro: “Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno”. Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro […]E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m’avea prima parlato, queste parole: “Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine”. Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: “In quelle parole che lodano la donna mia”.
    Il poeta, inebriato dall’amore per Beatrice, le scrive un sonetto, nel quale trasforma la donna amata in donna angelo, messaggera di Dio in terra.
    Tanto gentile e tanto onesta pare
    la donna mia quand’ella altrui saluta,
    ch’ogne lingua deven tremando muta,
    e li occhi no l’ardiscon di guardare.
    […]
    e par che sia una cosa venuta
    da cielo in terra a miracol mostrare.
    Tragicamente, Beatrice muore in giovane età, facendo cadere Dante in un periodo di smarrimento, nel quale scrive componimenti per sfogarsi. Un giorno il poeta si sente attratto da una donna che, vedendolo, si commuove per lui, ma egli presto si pente e i suoi pensieri tornano a Beatrice, alla quale dedica un ultimo sonetto.
    Dante conclude il racconto dicendo di non poter parlare della donna, finché non potrà farlo in maniera più degna di lei.

    Rispondi
    1. cm Autore articolo

      Avete lavorato bene, Il lavoro di riscrittura del testo è stato svolto secondo le indicazioni, il testo é stato compreso nei suoi punti fondamentali, i brani scelti sono significativi.

      Rispondi
  7. Sara,Greta B.,Francesca F

    Scegli tre brani della Vita Nuova tra tutti quelli proposti e riscrivi la storia d’amore di Dante per Beatrice. Collega i tre brani con brevi frasi di raccordo cher permettano a chi legge di comprendere il racconto. (tempi di consegna: il lavoro deve essere postato come commento al post Vita Nuova testi entro la fine dell’ora di mercoledì 18/11 )
    STORIA DELL’AMORE DI DANTE PER BEATRICE

    In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemplare in questo libello.(I capitolo), dopo nove anni di vita già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.
    Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.
    Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
    In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi”.
    In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: “Apparuit iam beatitudo vestra”.
    E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.
    Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: “Vide cor tuum”.E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente. ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse verso lo cielo; onde io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato. Un giorno a passeggio Dante si ferma a parlare con un gruppo di donne, tra le quali n’avea certe che si rideano tra loro. Altre v’erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire. Altre v’erano che parlavano tra loro. De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole:”A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo”. E poi che m’ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l’altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi queste parole loro: “Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno”. Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e sì come talora vedemo cadere l’acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri. E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m’avea prima parlato, queste parole: “Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine”. Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: “In quelle parole che lodano la donna mia,ispirandomi alla mia amata scrissi le seguenti parole.(…)
    Tanto gentile e tanto onesta pare
    la donna mia quand’ella altrui saluta,
    ch’ogne lingua deven tremando muta,
    e li occhi no l’ardiscon di guardare.

    Ella si va, sentendosi laudare,
    benignamente d’umiltà vestuta;
    e par che sia una cosa venuta
    da cielo in terra a miracol mostrare.
    Mostrasi sì piacente a chi la mira,
    che dà per li occhi una dolcezza al core,
    che ’ntender no la può chi no la prova:
    e par che de la sua labbia si mova
    un spirito soave pien d’amore,
    che va dicendo a l’anima: Sospira.
    Beatrice è un miracolo, ad essa paragono lo numero nove. .Lo numero del tre è la radice del nove, però che, sanza numero altro alcuno, per se medesimo fa nove, sì come vedemo manifestamente che tre via tre fa nove. Dunque se lo tre è fattore per se medesimo del nove, e lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno, questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade. (…)Dopo la sua morte scrissi altre parole ispirandomi a lei,sono quelle che seguono.
    Oltre la spera che più larga gira
    passa ’l sospiro ch’esce del mio core:
    intelligenza nova, che l’Amore
    piangendo mette in lui, pur su lo tira.
    Quand’elli è giunto là dove disira,
    vede una donna, che riceve onore,
    e luce sì, che per lo suo splendore
    lo peregrino spirito la mira.
    Vedela tal, che quando ’l mi ridice,
    io no lo intendo, sì parla sottile
    al cor dolente, che lo fa parlare.
    So io che parla di quella gentile,
    però che spesso ricorda Beatrice,
    sì ch’io lo ’ntendo ben, donne mie care.
    Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com’ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna.

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    1. cm Autore articolo

      Avete svolto il compito in modo diverso da quello che si richiedeva, comunque la valutazione è positiva, avete lavorato bene, il testo è stato letto nella sua interezza, la riscrittura che avete fatto indica che ne avete compreso il significato in modo completo e che avete saputo evidenziare i passaggi fondamentali del racconto.

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  8. Gaia, Giulia, Matilde

    Scegli tre brani della Vita Nuova tra tutti quelli proposti e riscrivi la storia d’amore di Dante per Beatrice. Collega i tre brani con brevi frasi di raccordo cher permettano a chi legge di comprendere il racconto. (tempi di consegna: il lavoro deve essere postato come commento al post Vita Nuova testi entro la fine dell’ora di mercoledì 18/11 )

    Dante stava per compiere dieci anni quando, dal fondo del cortile in cui si trovava, una giovinetta di appena nove anni cominciò ad avanzare verso di lui. Indossava un vestito rosso, tenuto in vita da una cintura dorata. Era Beatrice. Dante vedendola scoprì l’amore, la sua anima ne rimase sconvolta.

    “Apparve vestita di nobilissimo colore umile e onesto sanguigno, cinta e ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia.”

    Dopo quel giorno Dante fu, per anni, soggiogato e signoreggiato dall’amore e non poté che compiere gesti suggeritogli dal sentimento. Per molto tempo aveva cercato di recuperare nella memoria qualche immagine di quello che poteva essere considerato il loro primo incontro.

    “D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente.”

    Sebbene il sentimento amore fosse incoraggiato continuamente dalla figura di Beatrice, questo non fece sì che Dante abbandonasse completamente l’uso della ragione.
    Nove anni dopo il loro primo incontro Dante rincontrò Beatrice.

    “Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.”

    Ella gli apparve ed era vestita di bianco, passeggiava in mezzo a due nobili donne più anziane di lei. Beatrice vedendolo volse il viso in sua direzione e gli donò il suo saluto, rendendolo un uomo felice. Quando la voce di Beatrice raggiungere le orecchie del poeta egli ne fu inebriato e si allontanò dalla folla per dirigersi nella solitudine della sua stanza e pensare a quella fanciulla tanto nobile. E mentre pensava a lei fu raggiunto da un sonno durante il quale ebbe una visione stupefacente… in una nuvola del colore del fuoco gli apparve un signore che gli disse “Io sono il tuo padrone”, egli era Amore.

    “E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: “Ego dominus tuus”.

    In braccio aveva una donna nuda avvolta in un drappo rosso che dormiva; Dante riconobbe Beatrice. Amore aveva in mano il cuore di Dante e lo fece mangiare alla donna. Amore che prima pareva lieto divenne improvvisamente triste, pianse e volò via con Beatrice. Un’angoscia enorme divorò Dante che non poté che svegliarsi.
    “ (…) onde io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato.” (…)

    Un pomeriggio Dante condusse una conversazione con delle gentili le quali vollero sapere con quale fine Dante amasse Beatrice, quale fosse lo scopo di un simile amore che non gli dava il coraggio neppure di sopportare la presenza di Beatrice.

    “A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo”

    Il poeta rispose che trovava la propria soddisfazione nelle parole di lode che riservava Beatrice. Grazie alle donne comprese che era necessario che componesse poesie nelle quali celebrava la sua amata, non dove narrava di sé stesso e dei suoi interiori.
    Quando, tempo dopo, Beatrice morì Dante si disperò, pianse e scrisse tristi componimenti per sfogare il suo dolore.

    “(…) quando lo segnore de la giustizia chiamoe questa gentilissima a gloriare sotto la insegna di quella regina benedetta virgo Maria, lo cui nome fue in grandissima reverenzia ne le parole di questa Beatrice beata.”

    La sua tristezza era così evidente che una “donna gentile”, giovane e bella si commosse per lui. Pietà e amore si mescolarono sul viso della giovane donna e Dante ne fu irresistibilmente attratto. Ma presto se ne pentì, vinse il desiderio e la tentazione e tornò con tutto sé stesso alla sua amata Beatrice.

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