Il nini muart di Pier Paolo Pasolini in Poesie a Casarsa

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Il nini muart

Sere imbarlumìde, tal fossal
a crès l’aghe, ‘na fèmine plène
‘a ciamìne tal ciamp.
Jo ti recuardi, Narcìs, ti vèvis il colòr
da la sère, quand li ciampànis
‘a sunin di muàrt.

Il fanciullo morto

Sera luminosa, nel fosso
cresce l’acqua, una donna incinta
cammina per il campo.

Io ti ricordo , Narciso, avevi il colore
della sera, quando le campane

suonano a morto.
(la traduzione è di Pasolini)

La lingua dei desideri il friulano casarsese di Pier Paolo Pasolini di Angela Felice direttrice del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa  (in La lingua batte Radio 3 23/04/2017)

Poesie a Casarsa vide la luce il 14 luglio 1942 per i tipi della Libreria antiquaria Mario Landi di Bologna, in trecento copie, con la dedica “A mio padre”. Le poche, brevi poesie della raccolta cantano di fanciulli, di sere, di alberi, venti, piogge, campane, acque. Il tono è elegiaco: dolce e triste. La poesia si nutre oltre che del nucleo nevrotico più profondo del poeta, delle letture di poeti decadenti e simbolisti italiani, francesi, spagnoli
Il volume piacque a Gianfranco Contini, che promise di recensirlo “avevo esattamente vent’anni; (…) Chi potrà mai descrivere la mia gioia? Ho saltato e ballato per i portici di Bologna; e quanto alla soddisfazione mondana cui si può aspirare scrivendo versi, quella di quel giorno di Bologna è stata esaustiva: ormai posso benissimo farne per sempre a meno.” (Pier Paolo Pasolini, in Poesie, Garzanti, Milano, 1 ed. 1970, p.8). La recensione di Gianfranco Contini avrebbe dovuto uscire su Primato, una rivista letteraria dell’epoca, ma i responsabili del periodico, trattandosi di un commento a una raccolta di poesie dialettali, la censurarono: apparve invece sul Corriere di Lugano del 24 aprile 1943. Diceva, tra l’altro: “L’odore era quello irrefutabile della poesia, in una specie inconsueta” e parlando di contenuti, faceva riferimento ” a quel centro di ascesi sul proprio corpo che fa l’equilibrio del libretto”. Descrivendo la lingua usata nella raccolta Pasolini dice “L’idioma friulano di queste poesia non è quello genuino, ma quello dolcemente intriso di veneto che si parla nella sponda destra del Tagliamento; inoltre non poche sono le violenze che gli ho usato per costringerlo a un metro e a una dizione poetica” (in Nota a Poesie a Casarsa in Bestemmia Tutte le poesie, Garzanti, p.1221). Questo dialetto friulano è la lingua della madre, ma anche “lingua pura per poesia” e diventerà “un’arma”, con cui Pasolini si rivolge ai contadini del Friuli, nei tabelloni che ospitano i murali dei partiti politici della loggia di San Giovanni di Casarsa, e nei poemetti epici de La meglio Gioventù. Nel 1974 Pasolini ritorna alla poesia in dialetto friulano e pubblica La Nuova gioventù Poesie friulane 1941-1974, in cui ripubblica le poesie de La Meglio gioventù del 1954 e vi aggiunge una Seconda forma de La meglio gioventù (1974). Le stesse poesie vengono riscritte, sempre in dialetto, con delle varianti.